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Unità-L'ispirazione è alta ma basterà?

14.11.2002 L'ispirazione è alta ma basterà? di Nicola Tranfaglia Il discorso pronunciato giovedì alla Camera dei deputati da Giovanni Paolo II merita di essere letto e analizzato con l'atte...

15/11/2002
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l'Unità

14.11.2002
L'ispirazione è alta ma basterà?
di Nicola Tranfaglia

Il discorso pronunciato giovedì alla Camera dei deputati da Giovanni Paolo II merita di essere letto e analizzato con l'attenzione dovuta all'eccezionalità dell'occasione: mai un pontefice prima di lui aveva varcato la soglia di quel palazzo che nei secoli scorsi aveva appartenuto allo Stato pontificio.

Ma anche al contenuto del discorso giacchè Giovanni Paolo II ha affrontato tutti, o quasi tutti, i problemi esistenti oggi in Italia o nel mondo stando attento a non interferire nella politica italiana ma non preoccupandosi, come è giusto per una grande autorità spirituale, di evitare giudizi che a una parte del mondo politico italiano probabilmente non sono piaciuti.

A proposito del punto che più stava a cuore all'agenda politica italiana il Papa ha detto quello che è difficile non condividere, a meno che si abbia l'idea che chi ha trasgredito la legge, invece di essere recuperato alla società come afferma la nostra costituzione, debba marcire tutta la vita in galera. Giovanni Paolo II ha sottolineato "il penoso sovraffollamento delle carceri" e ha chiesto un segno di clemenza che non comprometta "la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini". Una posizione chiara ed equilibrata che dovrebbe indurre il parlamento a non fare pasticci e a non mettere insieme situazioni e storie diverse: per esser chiari non c'è nulla di comune tra l'opportunità di chiudere dopo trent'anni la stagione dei terrorismi e la vicenda tuttora aperta della pubblica corruzione.

Ma anche su questioni ancora più calde il Pontefice ha parlato con esemplare chiarezza. A proposito della democrazia e del totalitarismo ha sottolineato il fatto innegabile che una democrazia priva di valori ideali, basata cioè soltanto sul denaro, sugli affari, sull'egoismo individuale o delle corporazioni più fortunate o più abbienti si converte facilmente in un sistema totalitario. Saremmo curiosi di sapere quali sono state le reazioni di quella parte del mondo politico, e in particolare dell'attuale maggioranza di centro-destra, che mostra in tante occasioni una sensibilità antidemocratica e si riferisce soltanto a pseudo-valori legati al successo o all'acquisizione della ricchezza.

Basta scorrere l'elenco di alcuni parlamentari inquisiti e già condannati per reati comuni per farsene un'idea più precisa. Discorso analogo vale per le parole che il Pontefice ha pronunciato sul problema del terrorismo a proposito del quale non ha disconosciuto, e chi potrebbe farlo oggi?, i pericoli che tutti corriamo ma ha insistito a ragione sulla necessità del dialogo e delle trattative piuttosto che dello scontro bellico come soluzione praticata e privilegiata.

Chi oggi segue la politica della presidenza Bush in Medio Oriente, l'illusione di stroncare con le armi e i bombardamenti il pericolo del terrorismo e il progetto già espresso e diffuso di far seguire alla guerra con l'Iraq altre guerre rischiando una contrapposizione globale tra l'Occidente e i paesi islamici trova nella posizione di Giovanni Paolo II un indirizzo che è da seguire attraverso l'azione diplomatica e politica dell'Unione Europea.
Da questo punto di vista appiattirsi sulla politica americana senza critiche e suggerimenti, come ha fatto, sia pure con continue oscillazioni, il capo del governo italiano costituisce un obbiettivo aiuto alle posizioni più intransigenti dall'una e dall'altra parte.

Resta da analizzare la parte che si riferisce in particolare al nostro paese, oltre l'accenno già fatto alla clemenza per i detenuti. Qui Woitila ha affrontato tre problemi in qualche modo legati tra loro: il crollo delle nascite, i problemi dell'occupazione e quelli della scuola e della formazione dei giovani.

Sul primo, si tratta di una constatazione preoccupante non soltanto dal punto di vista religioso ma anche da quello sociale ed economico.
L'invecchiamento progressivo della popolazione e il calo demografico costituiscono un problema assai serio per il governo di questo paese giacchè un simile fenomeno rischia di complicare sempre di più il risanamento del debito pubblico, ulteriormente salito in questo primo anno di governo Berlusconi, la tenuta delle pensioni, la nostra stessa competività a livello europeo ed occidentale.

C'è in questo processo un forte atto di sfiducia nell'avvenire e una calante disponibilità a farsi carico dei figli e della famiglia e non c'è dubbio che sarebbe necessaria una politica generale in grado di invertire l'atteggiamento delle generazioni ancora in grado di procreare. Non ne abbiamo visto da anni, e tanto meno in questo ultimo, nessun segno apprezzabile.

Quanto agli altri due problemi - la disoccupazione e la scuola - non possiamo che esser d'accordo con le preoccupazioni del Papa ma è necessario ricordare che proprio su questi due aspetti della società italiana il fallimento dell'attuale esecutivo è chiaro a tutti. La grave crisi della Fiat e di altri settori industriali deriva, senza alcun dubbio, dalla mancanza di una politica industriale ed economica né si intravedono ancora misure efficaci di intervento sulla crisi che si sta dispiegando.

Siamo ritornati dopo alcuni anni all'infittirsi dei conflitti sociali dovuti agli errori o alle mancate risposte del governo. Così per la formazione e per la scuola, le note sono sempre più dolenti: le risorse che l'attuale esecutivo destina a questo settore nella Finanziaria 2003 sono quest'anno ancora minori di quelle dello scorso anno e il mondo dell'università e della ricerca è da alcuni mesi in agitazione giacchè le decisioni del governo condurranno all'impossibilità di migliorare i servizi, o addirittura di mantenerli al livello attuale già basso e a un'ulteriore fuga dei cervelli migliori verso l'Europa e il mondo.

Da questo punto di vista il monito del Pontefice interviene su una situazione di crisi e di difficoltà rispetto alla quale l'attuale maggioranza appare colpevole e insensibile. Il nostro aperto consenso al discorso di Giovanni Paolo II (anche le sue parole sulla libertà della scuola e sulla parità possono essere accettate se restano all'interno dell'attuale legislazione, non della politica apertamente confessionale della Moratti) ma cozza con tutta evidenza sulle recenti dichiarazioni della Curia, e in particolare dei cardinali Ruini e Sodano che, dopo un anno e mezzo, parlano dell'attuale governo come il più vicino alla Chiesa. Ma a quale Chiesa viene da chiedersi?