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Unità: La Moratti in piazza ottiene quello che vuole: i fischi

Milano, il ministro replica il 25 aprile. Sull’invito polemiche nella Cgil. A Torino contestato Buttiglione

03/05/2006
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l'Unità

di Giampiero Rossi/ Milano

ANCHE il primo maggio è passato. Come le elezioni politiche. Ma la Festa dei lavoratori è stata un’occasione utilizzata dai candidati sindaci (ed ministri uscenti) del centrodestra per rilanciare il clima da scontro frontale tanto caro al loro leader sconfitto. Lo hanno

fatto Letizia Moratti a Milano e Rocco Buttiglione a Torino. Ma nel capoluogo lombardo la polemica ha investito anche il centrosinistra e il sindacato in particolare. Al punto che ieri il segretario della Cgil Lombardia, Giacinto Botti, ha ribadito che «il sindacato e la Cgil in particolare dovrà fare una profonda riflessione al proprio interno sulle conseguenze della scelta di invitare Letizia Moratti al corteo del primo maggio a Milano e soprattutto ricercare un rapporto con le lavoratrici e i lavoratori che non hanno compreso la scelta».

Pur dichiarandosi certo che il «vitale pluralismo» interno alla Cgil porterà a una riflessione unitaria, Botti esprime un dissenso condiviso anche da qualche dirigente della Camera del lavoro di Milano, come Antonio Lareno che ha disertato il palco di piazza Duomo. Ma è lui stesso, il giorno dopo, a dire che «è inutile ora rinfocolare la polemica ora stiamo pensando all'organizzazione dell’incontro con i due candidati sindaci, Ferrante e Moratti, ai quali illustreremo le proposte e le idee di Cgil, Cisl e Uil per il governo della città di Milano. Il confronto, all'interno della Cgil, è fisiologico. Su questi fatti ci sarà una riunione della segreteria e poi del direttivo di Milano». Tra i dirigenti invece favorevoli all’iniziativa c'è Marzia Oggiano, segretario di Cgil Funzione Pubblica Milano: «Ho condiviso questa scelta perché credo che sia indispensabile dopo anni di tensioni e di clima di scontro frontale che c'è nel Paese, che il sindacato cerchi di stabilire, nel rispetto dei ruoli, un clima di relazione politica normale. Questo era l'obbiettivo di Cgil, Cisl, Uil».

Condivide invece le dichiarazioni di Ferrante Maria Sciancati, segretario generale della Fiom Milano, secondo cui l'invito della Moratti «si è trasformato in un doppio autogol, perché non si è ottenuto il risultato che si voleva, cioè dare un segno di dialogo dopo le contestazioni del 25 aprile e perché si è ricreato malumore all’interno della Cgil». E aggiunge: «Io non fischio. Ma è assurdo che le polemiche si soffermino sul fatto che la Moratti non doveva essere contestata. È un ministro di questo governo, ha fatto una riforma della scuola nel modo peggiore. Non poteva essere contestata?».

Sul versante politico, intanto, entrambi i candidati hanno accolto l’invito al confronto con i sindacati milanesi. Per Letizia Moratti si tratterà più o meno di una novità, per Bruno Ferrante del confermare una linea di dialogo già ampiamente collaudata da prefetto, quando il suo intervento di mediazione ha risolto diversi conflitti inaspriti dall’atteggiamento sprezzante del sindaco Gabriele Albertini nei confronti di Cgil, Cisl e Uil: dall’Atm alla Scala. «Per me la polemica con Letizia Moratti è chiusa - dice ora Ferrante - questo è il momento di parlare dei problemi della città, di confrontarsi sulle idee e sui programmi con incontri sulla Milano che ciascuno di noi desidera e che tendiamo a ritardare». E lo stesso dice il segretario cittadino dei Ds, Piefrancesco Maiorino, che comunque insiste sul fatto che «la presenza del ministro Moratti a quel corteo resta difficilmente comprensibile. Del resto lei fa come Berlusconi: cavalca la contrapposizione. Ma il primo maggio non è stato solo questo, ci sono state due manifestazioni, a Milano, per ricordare alla politica che deve occuparsi dei diritti e cancellare la precarietà. È di questo che dobbiamo occuparci, non di fischi, dei quali si è parlato anche troppo».