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Unità-La rabbia dei precari: "Io devo aspettare, la mia alunna ha già la cattedra"

La rabbia dei precari: "Io devo aspettare, la mia alunna ha già la cattedra" di Massimo Franchi Sotto Montecitorio tornano a far sentire la loro voce i precari della scuola. Sono insegnanti dell...

26/08/2003
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l'Unità

La rabbia dei precari: "Io devo aspettare, la mia alunna ha già la cattedra"
di Massimo Franchi

Sotto Montecitorio tornano a far sentire la loro voce i precari della scuola. Sono insegnanti della derelitta scuola di casa nostra, portatori di tante storie diverse, tutte accomunate dalla stessa amarezza per una situazione che si trascina da anni, se non decenni. La rabbia è tanta, soprattutto nei confronti di un governo che con il rifiuto alle immissioni in ruolo e con i tagli ai fondi per la scuola, assottiglia ancora di più anche le cattedre annuali a disposizione, ancora di salvezza per portare a casa uno stipendio striminzito a fine mese.

Non vogliono alimentare una guerra fra poveri, ma vedere sanciti il loro diritto ad insegnare. E per tutti la premessa è sempre la stessa: "Non ce l'abbiamo con i Sissini".

Luigi, Avezzano (Aq) Insegnante di inglese

"Io sono precario da più di dieci anni, pur avendo superato il concorso ordinario nel 1992. In più sono stato assistente sia all'Università La Sapienza di Roma che all'Università dell'Aquila. Ora mi trovo nella paradossale situazione di essere superato in graduatoria da una ragazza che ho aiutato nella tesi di laurea, come assistente. Lei ha 27 anni e ha fatto la Ssis, con quei punti lei a settembre avrà la cattedra e io, con una famiglia sulle spalle, dovrò aspettare che si ammali qualcuno. In più, io sono di madrelingua spagnola e potrei insegnare anche questa lingua, ma le cattedre sono tutte occupate".

Silvana e Giampaolo, Sassari, Insegnanti di italiano

"Siamo partiti questa mattina alle 5, abbiamo preso l'aereo alle 7. Il tutto a spese nostre. In Sardegna la situazione è peggiore rispetto al resto d'Italia perché i tagli ai fondi scolastici sono stati maggiori. Al provveditorato di Sassari quando andiamo a chiedere informazioni sul nostro futuro, sono i funzionari a chiedere a noi: 'Avete notizie di cattedre libere?'. Il problema di fondo è quello che la scuola è l'unico settore dove non si rispetta l'anzianità. A noi la meritocrazia va bene e infatti chiediamo che ci vengano riconosciuti i superamenti dei concorsi, ma questo non succede. Io - spiega Giampaolo - insegno italiano e storia alle superiori. Nella graduatoria della provincia di Sassari risulto dodicesimo su 527 persone, ma rimarrò a casa perché di cattedre libere non ce ne sono".

Bruna, Torino, Insegnante di filosofia

"Io insegno filosofia alle superiori. Negli anni ottanta, con la revisione del Concordato e l'introduzione dell'ora di alternativa, mi chiedono se voglio insegnare 'Diritti dell'uomo'. Io accetto e anno dopo anno alterno questo insegnamento alle cattedre annuali di filosofia. Per l'insegnamento di 'Diritti dell'uomo' mi vengono riconosciuti la metà dei punti rispetto alla cattedra. Questo fino al 2000 quando con l'istituzione delle graduatorie permanenti, tutti i punti che ho accumulato per l'ora alternativa mi vengono tolti. Se avessi quei punti a quest'ora avrei la cattedra, mentre ora mi trovo superata anche dagli insegnanti delle scuole private e vedo i docenti di religione essere immessi in ruolo. Abbiamo fatto ricorsi al Pretore e al Tar, ma forse non abbiamo abbastanza soldi per avere gli avvocati capaci, perché sono stati tutti respinti".

Silvia, Firenze, Insegnante di italiano, greco e latino

"Io ho undici anni di servizio e due concorsi superati. Insegno latino, greco e italiano alle superiori. Visto che non ottenevo la cattedra, l'anno scorso mi sono detta: perché non provo anch'io a fare la Ssis e mi sono iscritta alla prova d'ingresso a Pisa. I ragazzi che la frequentano sono tutte ottime persone, ma quella scuola il governo la usa solo per avere più soldi. Costa 2 mila 700 euro l'anno ed è biennale. In più il test d'ingresso sembra fatto per un quiz di Gerry Scotti e non ha nessuna attinenza con i programmi scolastici. La frequenza è pomeridiana, ma lavorando a scuola è impossibile andarci. Io in più non ho potuto fare gli esami del primo anno perché sono incinta del quarto figlio. A settembre non avrò la cattedra, come me siamo in tantissimi, più di 100 mila persone oneste. Non abbiamo tempo per aspettare il disegno di legge, vogliamo un decreto che riconosca i nostri diritti".

Concetta, Reggio Calabria, Insegnante di Scienze naturali

"Io sono dovuta emigrare a Bergamo per lavorare. Con i tagli i posti vacanti sono meno dell'anno scorso, quest'anno non ce ne sono quasi più. Si tratta di una vera espulsione di precari, ci licenziano anche se questo termine non si può usare. Quello che vuole fare la Moratti è molto chiaro: vuole arrivare alla chiamata diretta, abolendo le graduatorie. Così i dirigenti scolastici, gli ex presidi, potranno scegliere a loro piacimento a chi dare le cattedre. Sarà il trionfo dell'opportunismo, del clientelismo, della scuola-azienda come la sogna la Moratti e sarà la fine del pluralismo scolastico".

Filomena, Campobasso, Insegnante di italiano e storia

"Insegno italiano e storia dal 1997, prima in un liceo linguistico di Milano e poi dal 2000 in una scuola di Bonefro, in Molise, sempre come precaria. Dal 2002 la mia posizione in graduatoria è diventata critica ed ho deciso di iscrivermi alla Ssis attivata presso l'università del Molise di Campobasso superando le selezioni, giungendo quarta su 150 concorrenti. Quest'anno frequenterò il secondo anno. Tra due giorni i precari sono convocati per l'attribuzione dei posti disponibili. Io sono la terzultima delle convocate della classe A043, probabilmente la sede scolastica dove andrò a insegnare sarà troppo lontana per permettermi di rientrare a Campobasso per frequentare le lezioni obbligatorie della scuola. Nella mia condizione si trovano in tanti, migliaia di persone che hanno avuto la sfortuna di completare gli studi in un periodo in cui le Ssis non c'erano. Tutti, dal governo ai sindacati, dal Parlamento ai media, dovrebbero ricordarsi che una buona scuola fa un buon paese".

Mario, Torino, Insegnante di Filosofia

"Mi sono laureato nel 1991. Sono stato disoccupato per sette anni, poi dal 1998 sono andato avanti con cattedre annuali. L'anno del concorso abilitante è morto mio padre a pochi giorni dalla prova e così non ho potuto sostenerla. Il problema è che di questi cinque anni di lavoro me ne vengono riconosciuti solo tre e mezzo perché ho insegnato storia e filosofia per un periodo, ma poi ho cambiato istituto e il corso si chiamava Scienza dell'educazione, anche se io insegnavo sempre e solo filosofia. In questo modo quest'anno mi ritrovo a spasso perché ho 64 punti in graduatoria e quelli usciti dalle Ssis, che hanno 30 punti per la frequenza più, uscendo tutti a pieni voti, 36 dall'esame mi hanno superato di due punti. Ora, a 43 anni, mi dovrò trovare un lavoretto, altrimenti faccio fatica a campare".