Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Le staminali e la civiltà

Unità: Le staminali e la civiltà

la decisione del ministro ci consente di recuperare un po’ di terreno nel campo della ricerca scientifica

31/05/2006
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Maurizio Mori*

L’atto del ministro Mussi, che ieri ha annunciato di ritirare il «veto» italiano (posto dal precedente governo) alla ricerca europea sulle staminali, hanno scatenato una nuova polemica. Ora è prevedibile che ci sarà chi tornerà a dire che la vera fonte di questi disordini sta nella sudditanza a quel relativismo che inevitabilmente porta dritti a un tenebroso nichilismo. Altri torneranno a ripetere che così facendo si minano le fondamenta della nostra civiltà o si mette in gioco la cifra dell’umano e la dignità stessa dell’uomo. Insomma, parole grosse e visioni apocalittiche si profilano all’orizzonte.

La risposta più ovvia a questo cupo pessimismo che abbiamo subìto negli ultimi anni sta nell’osservare che la decisione del ministro ci consente di recuperare un po’ di terreno nel campo della ricerca scientifica, terreno che il governo Berlusconi ci aveva fatto perdere. La scelta di Mussi riapre le porte che sono state inopinatamente chiuse rimettendo in gioco i nostri ricercatori: il Paese tutto non potrà che trarne beneficio e giovamento. Lungi dall’essere una «sconfitta dell’uomo», come vogliono i critici, l’atto del ministro Mussi è un segno di fiducia nell’uomo, di fiducia nelle sue capacità e nelle responsabilità degli scienziati.

Ma c’è un altro aspetto importante da sottolineare. La scelta di Mussi viene a pochi giorni dalle coraggiose dichiarazioni del ministro Bindi sui problemi della famiglia, e di quelle altrettanto incoraggianti del ministro Turco sulla sperimentazione della pillola RU486. Non è qui il caso di esaminare nei dettagli le diverse questioni, ma prese nel complesso viene da dire: finalmente un po’ di vento fresco che spazza via l’aria stagnante che cominciava a diventare davvero insopportabile! Finalmente si riaprono i dibattiti e si ricomincia a discutere, con argomenti, valutando i pro e i contro senza avere l’incombente minaccia dell’apocalisse dietro l’angolo come è stato fino a qualche mese fa.

Il ministro dell’Università comincia a ridare fiato alla ricerca in biomedicina; quello della Salute si preoccupa di aumentare le opzioni e la libertà delle donne in una situazione critica della loro esistenza; il ministro della Famiglia sa guardare in faccia le nuove situazioni familiari e si propone di alleggerire anche le situazioni «difficili». Va dato atto che questi ministri sono partiti bene e questa partenza fa ben sperare. Avevamo bisogno che l’Italia rientrasse nell’Europa che è pronta al libero confronto delle idee e che guarda con fiducia e speranza al futuro. Adesso si tratta di continuare sostenendo la scelta fatta non solo con adeguate risorse ma anche con un’adeguata riflessione culturale. In Italia ci sono pregiudizi antiscientifici che sono stati sfruttati e alimentati dal precedente governo, e che vanno neutralizzati. C’è bisogno di investire in cultura per riprendere il confronto delle posizioni nel rispetto del pluralismo etico: solo attraverso la crescita culturale è possibile favorire l’innovazione del Paese. Mussi ha confermato la ferma volontà di rinnovare il Paese, un’esigenza urgente per evitare che l’Italia torni all’isolamento. Ma per tale obiettivo bisogna ora sollecitare la riflessione culturale: il primo passo è stato fatto nella direzione giusta, adesso si devono fare gli altri.

* presidente della Consulta Bioetica