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Unità: Lettera di un elettore del Pd

(Questo testo mette insieme e riassume i contenuti delle lettere e dei messaggi che pervengono all’«Unità» in questi giorni).

05/01/2008
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l'Unità

Antonio Padellaro

Sono un elettore del Pd e non mi sento tanto bene. Avevo chiuso l’anno vecchio con Prodi ottimista sul futuro del governo e della nostra Italia (sono contento che il rapporto deficit-Pil sia sceso al 2 per cento anche se so che questo non cambierà la mia vita e neppure il prezzo della benzina). E mi ero addormentato con Veltroni sorridente che diceva quella bella frase sul Pd e sul governo che hanno gli stessi obiettivi (noi elettori del Pd desideriamo più di ogni cosa che Prodi e Veltroni vadano d’accordo e che il Pd e il governo si sostengano a vicenda). Però, quando mi sono svegliato con l’anno nuovo, accidenti, era cambiato tutto e al posto del sole ho visto solo neri nuvoloni. Prima ho visto in tv Prodi che sciava tranquillo con la signora Flavia e con in testa quel buffo casco nero (sempre meglio del cranio incatramato di quell’altro). Di Veltroni invece non si parlava ma ho pensato che stava giustamente ricaricando le batterie (noi elettori del Pd teniamo molto alla salute dei nostri leader).
Purtroppo era la quiete prima di una tempesta scatenata (l’ho scoperto poi) da un’intervista del numero due del Pd Dario Franceschini (sembra impossibile, una persona così posata) sul sistema elettorale francese. A questo punto devo fare una premessa. Noi elettori del Pd su questa storia dei sistemi elettorali non ci stiamo a capire più niente. Perfettamente d’accordo che l’attuale porcata di Calderoli, che moltiplica partiti e partitini, venga cancellata anche se ci ha fatto vincere le elezioni (noi elettori del Pd siamo persone responsabili e ci facciamo carico della governabilità del paese). Ogni giorno, tuttavia, spunta fuori un sistema diverso. Quelli che mi ricordo sono sei (e davvero si può pensare di appassionare la gente trasformando la politica in un frullato incomprensibile di soglie di sbarramento e premi di maggioranza)? Prima la bozza Chiti. Poi il modello tedesco. Poi quello spagnolo. Poi il Vassallum. Poi la bozza Bianco. Adesso rispunta l’elezione diretta sul modello francese che era quello che all’inizio volevano in molti (parlo dei nostro schieramento) perché riducendo le forze in campo garantirebbe la governabilità (di cui ci facciamo carico). Poi apprendiamo che il francese non si può fare perché, come ho letto da qualche parte, non si è mai visto un tacchino partecipare volentieri al pranzo di Natale.
I
l tacchino sarebbero i partiti minori che non ci stanno (giustamente dal loro punto di vista) a farsi cucinare da Franceschini, ed eccoli infatti subito lì a minacciare la crisi di governo.
È vero che a queste ricorrenti bufere ci siamo abituati (vedi Mastella), ma questa volta noi fiduciosi elettori del Pd abbiamo tentennato quando abbiamo sentito D’Alema dire: siamo impazziti?, qui salta tutto. Ora, si sa che D’Alema fa il ministro degli Esteri a tempo pieno. E che alle prese con i grandi problemi internazionali non ha il tempo (e forse neppure la voglia) di occuparsi della politica di casa nostra. Ho pensato perciò che se D’Alema smette improvvisamente di occuparsi della gravissima situazione nel Pakistan e delle stragi in Kenya per dire che qui in Italia siamo impazziti e salta tutto (e dal tono doveva essere di umore nerissimo come i nuvoloni di cui sopra), beh allora significa che siamo messi proprio male. Sul momento ho pensato anche: ma è mai possibile che D’Alema smette improvvisamente di occuparsi del Pakistan e del Kenya (e della Cina e della Russia e delle primarie in America) per prendersela con Dario Franceschini (con tutto il rispetto per la persona e per il politico)? E infatti, a leggere bene, D’Alema si rivolge al numero due del Pd ma in realtà parla al numero uno (Veltroni) a cui in sostanza dice: caro Walter, qualcosa mi sfugge visto che sei un politico accorto che calcola sempre le sue mosse ma stai attento che Prodi non è per niente contento di questa trovata del sistema francese. E neppure io.
Da quel momento in poi ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori. È (ri)scoppiata la guerra Veltroni-D’Alema. Veltroni vuole il referendum in modo che Prodi cade e si può fare il governo istituzionale con Berlusconi. No, al contrario Veltroni vuole sinceramente arrivare a una riforma elettorale il più possibile condivisa per evitare il referendum perché quello sì, costringendo i partiti minori a fare coalizione con i partiti maggiori farebbe saltare la maggioranza (per i vari Mastella & soci, insomma, meglio del referendum sarebbero le elezioni anticipate subito; la solita storia dei tacchini e del Natale).
Sono un elettore del Pd e non mi sento tanto bene perché comincio a temere che non sia poi così vero che governo e Pd si sostengono a vicenda. Ho come la sensazione che ci sia qualcosa che non ho capito o che non mi è stato spiegato bene. E vorrei che fosse Veltroni a chiarirmi le idee non solo perché di lui mi fido ma perché una volta ha detto (nel discorso del Lingotto credo) che nel Pd non troverà mai posto la vecchia politica dei trabocchetti e della doppia verità (di Veltroni mi fido anche se non ho capito come faccia lui a fidarsi di Berlusconi che mentre fa finta di dialogare fissa i tempi per la prossima spallata al governo, pronto a ricominciare con il mercato dei senatori).
Sono un elettore del Pd e mi sento tanto male quando vedo la spazzatura che sommerge Napoli e la Campania. Quando mi rendo conto che le responsabilità di tanto degrado sono soprattutto del centrosinistra visto che governa la Regione e la città da molti anni. Quando mi chiedo se può continuare ad interessarmi una politica concentrata sulle dispute bizantine e sommamente lontana dai problemi vitali della gente.