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Unità-Nei conti c'è un buco di diversi miliardi

18.12.2002 "Nei conti c'è un buco di diversi miliardi" ROMA "È proprio una svendita a prezzi di saldo". Così commenta l'ultimo "sconto" sui condoni Vincenzo Visco. Quanto a quell'aliquota de...

18/12/2002
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l'Unità

18.12.2002
"Nei conti c'è un buco di diversi miliardi"

ROMA "È proprio una svendita a prezzi di saldo". Così commenta l'ultimo "sconto" sui condoni Vincenzo Visco. Quanto a quell'aliquota del 2,5% cancellata per le società che fanno rientrare i capitali illegalmente esportati, l'ex ministro del Tesoro si affida all'ironia: "Va riconosciuta a questo governo la massima competenza in materia di evasione e di esportazioni di capitali. Io posso aggiungere ben poco". I "saldi fiscali", tra l'altro, arrivano in un momento di allarme rosso sui conti. Una strettoia in cui l'esecutivo si ritrova a dover giocare una parte che non gli è congeniale per Dna: quella del rigore. "Da una parte la necessità del controllo sui conti, dall'altra la filosofia lassista. Questa è la schizofrenia del governo tra i cui estremi si dibatte il ministro Giulio Tremonti". Il giorno dopo i dati sulle entrate le preoccupazioni per la finanza pubblica non accennano a diminuire, nonostante i toni rilassati di Via XX Settembre. Il fatto è che il bilancio "crea grossi problemi politici alla coalizione di governo - spiega l'ex ministro del Tesoro - perché i loro stessi elettori non capiscono cosa vuol dire rigore. Hanno votato Berlusconi per avere tutto e subito. Ma questo non è più possibile".
Non lo è più da quando?
"In modo chiarissimo il governo ha cambiato linea, in modo netto, dopo agosto. Cioè dopo aver visto lo sfacelo a cui andava incontro. Mentre tutto il primo anno di governo è stato caratterizzato da un lassismo inverecondo della finanza pubblica - per cui si stava aprendo una voragine emersa poi nel crollo del gettito fiscale di agosto - dopo c'è stata una svolta, verso una linea rigorista ad oltranza. Come? Con una serie di interventi di correzione, sia dal lato delle entrate che delle spese, ed anche con anticipi di entrate".
E dopo queste misure a che punto siamo?
"Come finirà si saprà solo dopo, ex post. Perché hanno fatto tante operazioni che è difficile immaginare la conclusione della storia. Il risultato è abbastanza incerto".
Secondo l'Economia il dato sull'autotassazione è in linea con le attese.
"Sta di fatto che è inferiore, come dato complessivo, a quello dell'anno scorso. Così come nei primi 11 mesi tutto il gettito tributario è risultato inferiore a quello dell'anno scorso. A maggior ragione inferiore alle previsioni che erano particolarmente ottimistiche. In realtà lì c'è un 'buco' molto grosso, molto serio, che si può valutare in diversi miliardi di euro. Inoltre la misura del taglio delle spese viene valutata dal governo come un risparmio pari allo 0,3% del Pil. L'aumento delle imposte sulle imprese, con gli anticipi connessi, valeva un altro 0,4%. Altri interventi minori 'valgono' tra 0,1 a 0,2%. C'è da aggiungere il beneficio contabile ottenuto grazie allo spostamento di cartolarizzazioni dell'anno scorso (ancora 0,2-0,3%). Se si fa la somma di tutto questo e si arriva al 2,3% di deficit sul Pil, si capisce come l'andamento dei conti ci avrebbe portati ben oltre il 3% già quest'anno. Quanto al debito pubblico, si riuscirà ad abbassarlo solo grazie allo swap. Insomma: il bilancio che portano a casa è questo. Il fatto che contabilmente le cose possano tornare non vuol dire molto. Vedremo poi quante di queste misure si rifletteranno, e in che modo, sui conti dell'anno prossimo, visto che molte sono una tantum. Ci sono, ad esempio, una serie di enti che hanno avuto in Finanziaria stanziamenti che non sono sufficienti neanche a pagare interamente gli stipendi in corso d'anno".
Si riferisce all'Università?
"No, mi riferisco per esempio all'Istat. Ci sarà quindi necessità di integrare gli stanziamenti. Ma molte operazioni non saranno replicabili l'anno prossimo. Insomma, il pasticcio è fatto ed è complicato. Comunque la cosa che crea grossi malumori politici è che non si può tenere insieme la linea lassista, che è quella elettorale, con il rigorismo estremo che si sta manifestando adesso".
È un rigorismo strano, visti i condoni...
"Rigorismo nel senso che taglia le spese. E il condono non è altro che un segnale di emergenza estrema, perché è congegnato in modo da invogliare tutti quelli che possono avere una qualche utilità a farlo".
E il concordato preventivo?
"Quella è una norma devastante del sistema. È la visione di Tremonti, che ho sempre contestato, di catastizzare il reddito d'impresa e quindi di mettere in moto un gigantesco meccanismo di contrattazione sul dovuto. Una logica opposta a quella del sistema attuale, che prevede gli studi di settori, i controlli e poi in alcuni casi anche il patteggiamento. Il concordato preventivo è tutta un'altra cosa: o è una minimum tax, o una perdita di gettito. Ma questo è uno strumento ben diverso dai condoni. In ogni caso la cosa rilevante è che quest'anno hanno fatto un disastro, che affannosamente stanno cercando di tamponare".
Lei afferma che la fine della storia si conoscerà dopo. Quando?
"A consuntivo: a marzo".
In ogni caso se quest'anno si chiude con il 2,1-2,2 di deficit, si rispettano le ultime stime
"Certo che si possono rispettare, però la realtà sottostante è quest'altra, tutt'altro che confortante. Fermo restando che ci sono molte incognite, perché le preoccupazioni di Banca d'Italia si basano anche sul fatto che le distanze tra fabbisogno e indebitamento non sono così evidenti. Negli ultimi anni c'era una differenza notevole tra indebitamento e fabbisogno, oggi non c'è più".