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Unità-Non si baratta la Costituzione

Non si baratta la Costituzione di Antonio Padellaro Sempre più spesso, gli artefici e i tifosi delle commissioni parlamentari scagliate contro i leader dell'opposizione (questo sono, in sostanza...

15/08/2003
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l'Unità

Non si baratta la Costituzione
di Antonio Padellaro

Sempre più spesso, gli artefici e i tifosi delle commissioni parlamentari scagliate contro i leader dell'opposizione (questo sono, in sostanza, la Telekom Serbia, la Mitrokhin e quella nascente sui processi di Tangentopoli), si richiamano a una sorta di moderna legge del taglione. L'argomento è questo: non è affatto un male che i capi dell'Ulivo provino sulla loro pelle quell'accanimento giudiziario che essi stessi hanno voluto (o non hanno impedito) fosse inflitto ai partiti della prima repubblica e, successivamente, a Berlusconi. Dopo l'ennesima calunniosa esternazione del signor Igor Marini contro Prodi, Fassino e Dini, il presidente della Commissione europea ha espresso parole di sdegno contro chi accusa gli innocenti sapendo che sono innocenti (e non si riferiva soltanto al farsesco "testimone chiave"). Subito, però, Enzo Trantino, che si comporta come un passante ma è pur sempre il presidente della suddetta commissione Telekom Serbia, se ne è uscito con queste illuminanti parole: "Prodi si è accorto oggi di cosa significa finire nel tritacarne mediatico o nelle edicole giudiziarie". Ha aggiunto: "Né da parte sua né da parte di altri è stata impiegata la stessa sensibilità quando sono finiti alla berlina personaggi di rango e cittadini comuni".

Cosa dire di una cosiddetta autorità istituzionale che, prima attiva la massima pubblicità sulle accuse senza straccio di prova di un personaggio inattendibile; e poi si compiace pubblicamente che le persone chiamate in causa siano finite nel tritacarne mediatico e nelle edicole giudiziarie? Ma è la legge del taglione, il cuore pulsante, diciamo così, del Trantino pensiero.

Quell'"adesso Prodi si è accorto cosa significa" resterebbe una ritorsione ammantata di ipocrisia, se pensatori più addestrati (e più cinici) non intervenissero a dargli forma compiuta di baratto politico. Sull'ultimo numero del berlusconiano Panorama, per esempio, Augusto Minzolini, giornalista sempre molto bene informato sulla Casa delle libertà, a proposito della innocenza di Prodi, sostiene che: "O il professore, insieme all'intera nomenklatura dell'Ulivo gode di una particolare guarentigia" per cui su di lui non si può indagare; oppure "bisogna scrivere una volta per tutte la parole basta su un meccanismo infernale che da più di dieci anni condiziona o tenta di condizionare le vicende politiche italiane". In altre parole, ci vuole un "armistizio"; e "la particolare guarentigia dovrebbe essere estesa a tutti, si chiami immunità parlamentare o in altro modo".

Ora il quadro è più chiaro. Ciò che Minzolini scrive sembra essere, infatti, il vero obiettivo politico del partito-azienda, ogni giorno rappresentato dalle intemerate mediatiche dei Bondi e dei Cicchitto. Ma il cui motore, come tutti sanno, è a palazzo Chigi. Insomma, il messaggio del partito-azienda ai capi dell'Ulivo è più o meno quello che segue. Come avrete capito, con le commissioni su Telekom e contro magistrati eversori possiamo tenervi sulla corda finché ci conviene. Sappiamo anche noi che Marini è un cacciaballe, ma intanto con le sue balle vi riempie di fango, vi mette alla gogna sui giornali e nei tg diretti dai nostri uomini, vi delegittima davanti all'opinione pubblica e, probabilmente, vi farà perdere voti. Il baratto è questo. Noi la piantiamo con le commissioni canaglia e con la legge del taglione se voi accettate di ripristinare l'immunità per tutti i politici e chiudete definitivamente la stagione delle indagini su Berlusconi (anche se lui gode, ormai, dell'immunità perpetua grazie al Lodo). In conclusione: voi tenete a freno i vostri giudici, e noi mettiamo il guinzaglio ai Bondi, ai Cicchitto e ai Trantino. Chi ha dato, ha dato. Chi ha avuto, ha avuto...

Sicuramente ben congegnata, l'operazione baratto mostra tuttavia due gravi pecche. Nella vita, e a maggior ragione in politica, ciò che si scambia deve essere di valore equivalente. Altrimenti, si chiama estorsione. Ebbene: Prodi e Berlusconi non sono sullo stesso piano. Tentano di metterceli, ma è un'operazione disperata prima ancora che indecente. Sotto l'aspetto giudiziario, Prodi non deve difendersi proprio da nulla, poiché le affermazioni di Marini sono nulla. Ripugnanti. Maleodoranti. Ma nulla. Quanto a Berlusconi, sarà anche perseguitato come dice lui dalle toghe rosse, ma per contenere l'indice della sua storia giudiziaria ci vorrebbe un'edizione speciale della garzantina. Berlusconi, infine, deve pagare un esercito di avvocati. Prodi no.

Sullo stesso piano? Prendiamo l'Europa. Prodi non è simpatico alla grande stampa internazionale. Da quando è a Bruxelles è stato, spesso, duramente criticato per le sue decisioni, per il modo di dirigere la Commissione europea. Nessuno, tuttavia ha mai scritto di lui, come ha fatto l'Economist: "È un caso estremo che merita estreme misure". Nessuno gli ha mai rivolto decine di imbarazzanti domande sulle origine della sua attività. Domande fondamentali per sapere chi è davvero l'uomo che ha in mano l'Italia ed è al timone dell'Europa. Domande che hanno già delle risposte. Per questo, oggi, l'Unità le ripropone. Una per una.

C'è un secondo motivo che rende oscena l'offerta di un baratto per chiudere col passato. Consiste nella desertificazione della politica, ridotta a minaccia, ricatto, eversione dai mazzieri del partito azienda. I pochi fili che tenevano in contatto l'opposizione con la maggioranza anche attraverso la difficile mediazione di Ciampi, sono stati tutti strappati. L'uso golpista delle commissioni da parte del partito azienda, mette in crisi i rapporti all'interno della stessa maggioranza. Crea un asse eversivo Forza Italia-Lega, avversato dall'Udc e dai settori di An non colonizzati da Berlusconi. Per impedire inchieste che cozzano contro la stessa etica dell'alternanza democratica, l'opposizione sta meditando di disertarle. Per ora, ha deciso di non partecipare alla commissione su Tangentopoli. Non si baratta la Costituzione.