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Unità-Non si scherza con la Costituzione

25.08.2003 Non si scherza con la Costituzione di Francesco Pardi L'elettorato di centrosinistra si è sempre chiesto, fin dall'inizio, se Berlusconi sia più pericoloso o più ridicolo. E a seco...

26/08/2003
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l'Unità

25.08.2003
Non si scherza con la Costituzione
di Francesco Pardi

L'elettorato di centrosinistra si è sempre chiesto, fin dall'inizio, se Berlusconi sia più pericoloso o più ridicolo. E a seconda dei momenti ha oscillato tra le due opzioni: pericoloso per la sua offensiva contro le garanzie costituzionali, ridicolo per la sua incontenibile megalomania e le irresistibili gaffes internazionali. Nelle ultime settimane ha preso corpo un'atmosfera insidiosa che incoraggia a cogliere di più il lato ridicolo. Il presidente del Milan, pro tempore presidente del Consiglio, dice che la politica deve stare lontana dallo sport: sembra davvero una battuta da avanspettacolo. Poi qualche giorno dopo, invece di stare lontano dallo sport ci si avvicina così tanto che un suo decreto aggiunge un ultimo primato ai molti di cui mena vanto: uno sconquasso del calcio senza precedenti con la rivolta delle squadre minori, le partite bloccate, la schedina con una sola partita vera e tutte le altre finte. Anche la generosa rinuncia alla Carmen veronese, per impedire che la bella festa fosse rovinata da trecento fischietti, individuati nientemeno che dal ministero dell'Interno, rientra per forza nella stessa categoria. Ma da tutto ciò nasce il rischio di sottovalutare ciò che accade tra un'esibizione ridicola e l'altra.
Per esempio la questione del comitato di saggi che prepara una proposta di revisione di tutta la seconda parte della Costituzione è assai più pericolosa che ridicola. Certo, vedere quei quattro signori considerati "saggi" può incoraggiare facili ironie: D'Onofrio era famoso nella prima repubblica come "l'uomo chiamato cavillo", Nania è uno dei magistrati più antimagistrati che ci sia, Petroni oltre a stare nel consiglio di amministrazione della Rai cumula una quantità di altre cariche e le trascura tutte perché sta lì in trasferta, Calderoli vabbè, Calderoli... se si pensa che è addirittura vicepresidente del Senato. Ma, a parte gli scherzi, non è pericoloso che personaggi simili si occupino di revisioni costituzionali? Perché dobbiamo pensare che una compagnia squalificata debba essere inoffensiva? La risposta dell'opposizione parlamentare mi sembra che non colga la gravità della questione. Molti suoi importanti esponenti ripetono in continuazione che la manovra della riforma costituzionale è un diversivo per nascondere le mancate promesse, i fallimenti economici, l'impoverimento crescente, la mancanza di prospettive, le sparatorie nelle città più sicure, l'incapacità di fare scelte strategiche, la stessa inettitudine del leader del centrodestra a tenere unita la sua coalizione... Tutte cose verissime, meno l'ultima: se è davvero incapace di tenerla unita, non si capisce come possa costringerla ad apprestargli poteri maggiori degli attuali. Ma insistere sul mero carattere di diversivo della riforma costituzionale mi sembra sbagliato. Dobbiamo sottovalutare la pretesa di maggiori poteri solo perché forse serve a nascondere il fallimento economico? La pretesa c'è o non c'è? E se c'è va rifiutata o considerata argomento di colloquio? Questo l'opposizione deve decidere. Se un monopolista televisivo, imputato di corruzione della magistratura (anche se reso impunibile con una legge ad personam) riuscirà a cumulare nelle sue mani i poteri di capo del governo, che ha già, e di capo dello Stato, che fermamente vuole, questa sarà o non sarà una vergogna nazionale incancellabile e una lesione irreparabile della democrazia, che porta l'Italia fuori dal consesso dei paesi civili? Se, in subordine, il governo in carica si inventa l'accoppiata mostruosa tra l'elezione (o l'indicazione, che è lo stesso) del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica come se fosse un ambo da giocare al lotto, l'opposizione non dovrebbe dire chiaro e tondo che i poteri di garanzia del capo dello Stato derivano per dettato costituzionale proprio dal fatto che la sua elezione, in Parlamento, deve essere nettamente separata dalle elezioni politiche?
La sottovalutazione della pericolosità delle riforme costituzionali avanzate dal centrodestra si accompagna di recente a una spensierata sopravvalutazione della sua crisi. Secondo autorevoli esponenti dell'opposizione sembra quasi che Berlusconi abbia già perso e il centrosinistra abbia già vinto. Se è così, sarà inutile perfino la mobilitazione delle nostre energie sociali? Basterà avere un bel programma di governo per fronteggiare sette reti televisive (meno un tg) nella futura campagna elettorale? Tra parentesi, che cosa possa fare il Tg1 l'abbiamo visto a proposito di Verona: che aspetta il presidente della Commissione di vigilanza ad aprire un'inchiesta sul Tg più servile d'Europa?
Tornando al tema, l'indifferenza per la mobilitazione si vede da tante cose. La proposta di una lista unica dell'Ulivo alle europee, invece di essere colta come un'occasione per diminuire la competizione tra i partiti in vista delle future politiche e per aprire un rapporto di largo respiro con l'opinione pubblica attiva nella società, è stata subito metabolizzata in un dibattito tutto interno alle forze politiche per stabilire il peso specifico delle diverse componenti. La raccolta delle firme per il referendum contro la Maccanico-Schifani, che assicura l'impunità a Berlusconi violando l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, è stata considerata con malcelato fastidio e, da alcuni esponenti della Margherita, con aperta ostilità. La motivazione è che si tratta di iniziativa destinata ad essere minoritaria. Certo, se le forze politiche, che dovrebbero guidare la lotta contro la sistematica violazione dei principi costituzionali, non danno il minimo contributo, saranno loro a farla diventare minoritaria. Nè vale la spiegazione tecnica: se gli altri non vogliono non si raggiunge il quorum. Su questa base si può rinunciare per sempre ai referendum e quindi rinunciare anche a influire su porzioni importanti dell'opinione pubblica altrui. Tutti siamo convinti o speriamo che la Consulta dichiarerà incostituzionale quella legge. Ma bisogna essere pronti a fronteggiare un verdetto diverso. La raccolta delle firme per il referendum è un atto vitale di protagonismo civile. I politici che trascurano il senso profondo della mobilitazione si ricordino che il beneficiato di quella legge ha obbligato l'intero Parlamento a discutere e approvare per più di due anni leggi incostituzionali a proprio favore, tiene commissioni parlamentari puntate come fucili contro l'opposizione, pretende di aumentare i propri già smisurati poteri. Non lo batteremo alle prossime elezioni con calcoli da ragionieri e senza il più convinto contributo della passione civile.