Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Quel piano che è anche una speranza per la sinistra italiana

Unità-Quel piano che è anche una speranza per la sinistra italiana

Quel piano che è anche una speranza per la sinistra italiana di Piero Sansonetti Il piano "Mirage" - miraggio: che può essere un aereo da guerra, oppure una speranza, o un'illusione - cioè la ...

11/02/2003
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Quel piano che è anche una speranza per la sinistra italiana
di Piero Sansonetti

Il piano "Mirage" - miraggio: che può essere un aereo da guerra, oppure una speranza, o un'illusione - cioè la proposta di Francia e Germania per evitare la guerra americana in Iraq, ha avuto già un primo risultato. Quello di rivitalizzare e di unire una sinistra italiana che fino a sabato scorso sembrava a pezzi. Tutte le differenze tra pacifisti, semipacifisti, amici dell'Onu, nemici dell'Onu eccetera, sono svanite. Non è detto che l'unità regga. Dipende da molte cose: da quanto andrà avanti la proposta di Schroeder e Chirac, da quale accoglienza avrà in Iraq, da come si muoveranno gli altri attori della diplomazia internazionale. Però intanto le cose stanno così: dai settori più moderati e filo-atlantici della Margherita e dell'Udeur di Mastella, fino a Rifondazione e al movimento no-global, compresi i suoi settori più radicali, tutti - nel centrosinistra e nella sinistra - sono pronti a sostenere la linea delle due vecchie potenze europee. I Ds ne sono entusiasti, l'ala più filo-americana dell'Ulivo appena un po' meno, i leader del movimento pacifista hanno qualche obiezione, però tutti, senza esclusione, dicono che è un buon piano e sperano che diventi una risoluzione dell'Onu.

Clemente Mastella, che fino a domenica aveva avuto il ruolo di spina nel fianco del pacifismo ulivista ('non mi convincerete mai a schierarmi contro l'Onu e contro la Nato...'), ieri ha detto che lui si augura che la linea franco-tedesca diventi linea comune di tutta l'Europa. Cioè spera di convincere Berlusconi e la maggioranza ad abbandonare le posizioni super-bushiste e ad allinearsi all'Europa a guida franco-tedesca.

Naturalmente se la proposta si arenerà, per l'Ulivo si riapre una crisi molto difficile da superare. Venerdì sera, quando i capigruppo del centro-sinistra firmarono una mozione comune sulla guerra, dopo lunghe giornate di mediazioni e patimenti, lo schieramento era ancora molto frammentato. Un autorevole rappresentante della sinistra Ds diceva: "Se l'Onu autorizza la guerra, l'Ulivo è morto e il centro-sinistra esce dalla scena politica italiana". Le divisioni si articolavano su due piani. Uno di 'tattica', che è un piano importante ma non decisivo: quali mozioni presentare, in quali tempi, in che modo cercare di mettere in difficoltà il centro-destra, eccetera. Questioni non ancora del tutto risolte: la Margherita, per esempio, ancora ieri era contraria a una mozione da votare in Parlamento, però non ne faceva più un fatto di vita o di morte. Il secondo piano sul quale le divisioni erano evidenti era quello di merito: cioè il giudizio sul 'duello' americano-irakeno, sul ruolo che deve assumere l'Europa, sui rapporti con Washington, sulla legittimità dell'uso della forza in politica internazionale, e soprattutto sui poteri dell'Onu. Qui le posizioni si allontanavano. E la distanza era una distanza 'pesante', perché basata su 'principi', concezioni politiche. Una parte dell'Ulivo, pur dichiarandosi del tutto contraria a questa guerra, rifiutava una posizione di pacifismo puro e rivendicava la posizione 'occidentale' dell'Italia e della sinistra europea. Questa parte dell'Ulivo era costituita fondamentalmente dalla Margherita (eccetto le sue componenti cattoliche di sinistra, molto pacifiste: dall'estremista Alberto Monticone fino al moderato Castagnetti), dall'Udeur di Mastella, dai socialisti di Boselli e da un settore abbastanza esiguo dei Ds. Poi c'era l'Ulivo pacifista - non fortissimo in Parlamento ma appoggiato da un grande movimento di massa e dai clamorosi esiti dei sondaggi di opinione - il quale ha fatto ormai dell'idea del no-alla-guerra ('senza se e senza ma', cioè assoluto e motivato da ragioni etiche, politiche ed economiche) l'idea fondamentale della propria identità politica. L'Ulivo pacifista è costituito da un nucleo essenziale, originario (verdi, pdci e una parte della sinistra Ds) che è su posizioni pacifiste da sempre e che già tre anni fa (al tempo del governo D'Alema) si oppose alla guerra in Kosovo, insieme a Rifondazione e al 'movimento' (che allora ancora non si chiamava no-global). Attorno a questo nucleo si è saldata una forza più grande, che comprende tutto il 'correntone' Ds, con Cofferati, gran parte della Cgil e gran parte dei 'Girotondi'.

La distanza politica tra la componente filo-occidentale dell'Ulivo e la componente pacifista non è piccolissima, anche se in questi anni è rimasta abbastanza in ombra (è stata più vistosa la differenza tra fautori dei giudici e 'garantisti', ad esempio). E' una differenza di concezione della politica e una differenza di obiettivi (quale mondo costruire).

A metà strada fra queste due posizioni si collocava la maggioranza Ds, che negli ultimi mesi si è spostata su posizioni abbastanza pacifiste, e che in politica estera ha sempre avuto atteggiamenti più filo-arabi che filo-israeliani.
Perché la novità della proposta franco-tedesca cambia tutto? Perché ridà spazio e anima ad una disciplina che da un po' di tempo è abbastanza estranea al 'Palazzo' italiano: la Politica. La politica vera, fatta di idee, di azioni diplomatiche, di disegni strategici, di rotture e di ricomposizioni. La 'politica' che sta dietro la proposta franco-tedesca (e l'idea di Europa politica, inedita e molto battagliera, che è il presupposto di quella proposta) permette alla sinistra italiana di superare una divisione molto seria tra 'filo-occidentali' e 'antiliberisti'. Perché restituisce alla politica europea un ruolo da protagonista che non ha mai avuto, nega il diritto alla supremazia della potenza americana, e in concreto spezza lo schema del mondo unipolare a guida statunitense. Mette una pietra tombale sul 'pensiero unico' che ha dominato l'occidente dopo la caduta del Muro di Berlino, e quindi riapre spazi che finora erano chiusi: permette a molte forze di uscire dall'isolamento e di tornare a contare.