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Unità-Quella differenza fra rispetto e acquiescenza

Quella differenza fra rispetto e acquiescenza di Luciano Violante Il rispetto che si deve ai provvedimenti giudiziari vale anche nel caso di Cosenza. Tuttavia rispetto non vuol dire acquiescenz...

15/11/2002
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l'Unità

Quella differenza fra rispetto e acquiescenza
di Luciano Violante

Il rispetto che si deve ai provvedimenti giudiziari vale anche nel caso di Cosenza.
Tuttavia rispetto non vuol dire acquiescenza.
Proprio perché la magistratura non opera in uno spazio vuoto è sempre opportuno che anche i giudici, dopo aver esercitato un potere discrezionale, conoscano quali sono le valutazioni che delle loro iniziative si danno nella società civile e nel mondo politico.
I provvedimenti del Tribunale di Cosenza sono fuori dell'ordinario per due ragioni.
Perché ricorrono ad ipotesi di reato, quali l'associazione sovversiva e la propaganda sovversiva, che nessuno onestamente riteneva potessero essere di una qualche attualità in una democrazia matura all'inizio del terzo millennio.
La seconda ragione riguarda il ricorso alla custodia in carcere per questo tipo di ipotesi.

Lo si è fatto per impedire che proseguisse la sua opera una pericolosa associazione sovversiva? O che proseguisse un'altrettanta pericolosa propaganda sovversiva?

Non abbiamo notizie idonee a confermare queste ipotesi, né a smentirle.
In attesa che il governo risponda alle interrogazioni che abbiamo presentato dobbiamo però constatare che dopo i fatti di Genova le manifestazioni dei Social Forum non hanno dato più luogo ad incidenti, ed anzi a Firenze il movimento ha dimostrato autogoverno, senso di responsabilità, ironia e capacità di acquisire consensi.

In questo mutamento un ruolo molto importante è stato svolto dalle forze di polizia che si sono comportate con professionalità, moderazione e responsabilità, concorrendo in modo determinante a dare del nostro Paese l'immagine di una democrazia forte e serena.

Attendiamo chiarimenti sulla vicenda giudiziaria ma tutti devono comprendere qual è la posta politica in gioco.
Chiediamo che le forze politiche considerino il valore in sé di una generazione che è tornata ad impegnarsi per valori ideali, a superare le barriere del consumismo, a battersi per obbiettivi non egoistici che riguardano le generazioni future in tutto il mondo.

Anche chi non condivide gli orientamenti del movimento può comprenderne il valore per la rigenerazione della politica, per introdurre nuove grandi questioni in un orizzonte che è troppo spesso chiuso nel contingente.

E' prevedibile che la destra approfitti di questa vicenda per attaccare e criminalizzare l'intero movimento. Saremo fermissimi nel respingere queste provocazioni.

I reati, se ci sono stati, vanno perseguiti chiunque li abbia commessi.
L'uguaglianza di tutti di fronte alla legge è un valore che fonda e consente la coesione civile di un Paese.

Il fatto che la destra abbia lacerato questo valore con le sue leggi vergogna non autorizza la sinistra a fare cose simili su un altro versante.
Non è quindi l'impunità che chiediamo; chiediamo invece che nessuno venga perseguito solo per le sue idee politiche, qualunque esse siano.
In vista di Firenze e a Firenze abbiamo intrecciato un dialogo importante e fruttuoso con il movimento, dicendo i nostri si e i nostri no, ma sempre con rispetto ed onestà intellettuale.
Ora il dialogo deve continuare.

Se lo interrompessimo significherebbe per noi non capire lo stato delle cose.
Per il movimento, invece, questa può essere una prova di maturità. Può cadere nel vittimismo o nell'estremismo, oppure può superare questa difficoltà con la forza delle sue idee e creando ulteriore consenso intorno alle sue posizioni.

Noi opereremo, rispettando l'autonomia del movimento, perché si sviluppino iniziative capaci di far crescere, anche nell'opinione pubblica più vasta, la sensibilità ai temi che esso pone.

Partiti e movimenti sono diversi in tutto, ma la democrazia è forte quando gli uni sono attenti alle ragioni degli altri.

Continuare a confrontarsi e a dialogare significa oggi rendere un servigio non al movimento né al partito, ma all'intera democrazia italiana ed alla sua coesione civile.