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unità-Scuola: professori di religione in ruolo senza concorso

Scuola: professori di religione in ruolo senza concorso di Mariagrazia Gerina È la Chiesa a decidere se possono o meno insegnare. Però è lo Stato che si impegna a garantire loro il posto di la...

06/12/2002
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l'Unità

Scuola: professori di religione in ruolo senza concorso
di Mariagrazia Gerina

È la Chiesa a decidere se possono o meno insegnare. Però è lo Stato che si impegna a garantire loro il posto di lavoro, anche nel caso in cui la Chiesa dovesse decidere che non sono più adatti all'insegnamento della religione cattolica. Faranno un concorso e non si ritroveranno iscritti in nessuna graduatoria, bensì in un elenco.

Insegneranno in una scuola, che chiederà la laurea anche agli insegnanti elementari, ma il loro certificato d'accesso, sarà un attestato di idoneità siglato dall'autorità ecclesiale. Infine, se verranno licenziati, lo Stato offrirà loro una corsia preferenziale per accedere all'insegnamento di altre materie. E a quel punto, grazie all'anzianità accumulata insegnando religione potranno scavalcare i loro colleghi che hanno superato un concorso e affrontato anni di precariato per vivere anche quest'ultima ingiustizia.

Gli insegnanti di religione sono già un'anomalia perché insegnano una materia che dal 1984 è facoltativa, ma lo saranno ancora di più quando entrerà in vigore la legge sullo statuto giuridico degli insegnanti di religione cattolica degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado, che ieri è stata licenziata dalla Camera con 231 voti a favore e 105 contrari. E c'è già chi, come i mazziniani d'Italia, fa appello al senato, che dovrà ora esaminare il disegno di legge, per bloccare un provvedimento che "ferisce ancora una volta i principi della laicità dello stato e della dignità della Costituzione". Oppure chi, come Roberto Villetti, dello Sdi, pensa a un referendum "che sia anche un segnale di mobilitazione a difesa della scuola pubblica a cui questa legge dà un altro colpo".

Quest'anno, per la prima volta, nella scuola italiana sono state bloccate le assunzioni. Nessun nuovo assunto, nessuna nuova immissione in ruolo, solo supplenze per tappare i buchi di una scuola che è ormai alla bancarotta. Per mancanza di fondi, nemmeno un insegnante precario ha potuto fare il salto che ora ventimila insegnanti di religione, tanto per cominciare, si preparano a spiccare. Il testo di legge licenziato ieri dalla Camera prevede una spesa di 7.418.903 euro per il 2003 e di 19.289.150 euro per il 2004. E in più 261mila 840 euro per lo svolgimento del primo concorso, che servirà, per altro, solo per accertare la conoscenza dell'ordinamento scolastico e degli orientamenti didattici e pedagogici.

Perché per il resto, il controllo è affidato unicamente all'autorità ecclesiastica. "Quelli per finanziare questa legge sono gli unici stanziamenti aggiuntivi che questo governo ha fatto in due anni per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca", denuncia Paolo Romanelli, dei Verdi, che parla di "marchetta indecente al clero vaticano". "Nient'altro - si chiede - meritava uno sforzo economico, cavalier Berlusconi, ministro Moratti? Non le scuole che cadono a pezzi, non il sostegno all'handicap, non la ricerca di base, non il Cnr, l'Enea? Non il progetto lingue 2000, non il fondo per l'innovazione tecnologica degli istituti?".

Soldi, che - denuncia Alba Sasso dei Ds - sono servono a creare di fatto "un canale di reclutamento privilegiato, riservato solo agli insegnanti di religione. Per risolvere il problema degli insegnanti di religione, si vanno a intaccare i diritti degli altri insegnanti". "Con questa decisione si stravolgono le regole che governano il mercato del lavoro nella scuola, considerato che si riconosce come requisito unico l'idoneità rilasciata dall'ordinario diocesano", denuncia Enrico Panini, segretario generale della Cgil Scuola.

Ieri, alla Camera, ha votato contro Ds, verdi, Rifondazione e, dalla maggioranza, anche Giorgio La Malfa, che si è astenuto e il nuovo Psi. L'Udc assente in aula, mentre la Margherita, insieme all'Udeur, hanno votato sì al disegno di legge scritto dalla maggioranza e licenziato con poche marginali modifiche. Si è confermata dunque la spaccatura tra Ds e Margherita, che era emersa fin dalle prime battute. Frattura ricomposta solo quando si è passati all'esame degli emendamenti. Molti quelli votati insieme da Ds e Margherita, nel tentativo comune di migliorare il testo di legge scritto dalla maggioranza.

Per esempio, introducendo la laurea come titolo obbligatorio. Oppure, rendendo più corposa la materia del concorso. O ancora perché sia almeno istituita una vera e propria graduatoria e non un elenco da cui le autorità ecclesiali possono attingere con assoluta discrezionalità. Niente di tutto questo però è passato al vaglio della maggioranza e ella fine, il testo è stato licenziato dall'aula senza sostanziali modifiche. E con il voto favorevole della Margherita.

Anche tra i centristi dell'Ulivo non è mancato il dissenso. E c'è stato anche chi, come Franca Bimbi, ha scelto di non prendere parte al voto. "Non potevo votare un provvedimento contrario alla laicità dello stato, contrario alla libertà religiosa individuale e alla libertà d'insegnamento", spiega la deputata della Margherita: "Gli insegnanti di religione sono dipendenti della pubblica amministrazione, non si può far dipendere il loro lavoro dal gradimento di un'autorità esterna. Questo è contrario alla libertà d'insegnamento. Un altro punto invece è contrario alla libertà religiosa: si presuppone che tutti i cattolici italiani siano cattolici nel mondo in cui lo pretende l'autorità ecclesiastica come se non ci fosse un dibattito anche sulla fede".