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Unità-Scuola, val la pena blindare la legge?

04.02.2003 Scuola, val la pena blindare la legge? di Andrea RanierI* Il ministro Moratti sta lanciando, da un po' di tempo, offerte di confronto libero e bipartisan sulla riforma delle scuole. ...

04/02/2003
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l'Unità

04.02.2003
Scuola, val la pena blindare la legge?
di Andrea RanierI*

Il ministro Moratti sta lanciando, da un po' di tempo, offerte di confronto libero e bipartisan sulla riforma delle scuole.
La scuola è di tutti, ci ricorda, e tutti insieme dobbiamo provare a cambiarla e migliorarla. Bush e Clinton negli Usa l'hanno fatto, perché non dovremmo farlo noi?
Non siamo in linea di principio contrari ad un confronto costruttivo sui temi della scuola. È un bipolarismo ben povero e stupido quello che pensa di poter decidere tutto senza aprire un serio dibattito con l'opposizione e con il Paese, e sarebbe una ben povera scuola quella che fosse sollecitata a cambiare ad ogni cambio di maggioranza. Peccato però che le affermazioni del Ministro siano contraddette, ad oggi, da numerosi, pesantissimi fatti. Ne elenchiamo alcuni: la signora Moratti fa parte di un governo che ha tagliato pesantemente i fondi per la scuola, per l'università, per la ricerca. In particolare le risorse a disposizione delle scuole dell'autonomia, vero motore di ogni ipotesi di cambiamento, sono diminuite, con le ultime due Finanziarie, del 50%; l'uso brutale dello spoil system nell'Amministrazione scolastica centrale e periferica, ha spazzato via la maggior parte delle persone che si erano impegnate con competenza e passione nella prospettiva di riforma intrapresa dal precedente Governo, di cui, a parole, si dice di voler continuare l'opera riformatrice; l'assoluta indisponibilità a tener conto delle proposte, delle indicazioni che, sui contenuti della riforma e sulle sperimentazioni in atto, sono venute non solo dalle forze politiche dell'opposizione, ma anche da organizzazioni istituzionali come il Consiglio Nazionale della Pubblica istruzione; etc. Questo comportamento è stato confermato nella discussione della legge al Senato, in cui non c'è stata nessuna apertura su nessuno degli emendamenti presentati dall'opposizione, e, a quel che dice lo stesso Ministro, sarà confermato alla Camera, dove ci si appresta ad una "blindatura" del testo uscito dal Senato, accompagnandolo magari con una serie di ordini del giorno, di assoluta irrilevanza giuridica, ma che saranno presentati, più che per dialogare con l'opposizione, per tacitare alla meno peggio le contraddizioni presenti nella maggioranza.
Bush, per costruire nella scuola una prospettiva bipartisan, ritirò il proprio testo di riforma, e invitò la minoranza democratica ad un confronto a 360° gradi, che portò ad un nuovo testo, significativamente nuovo persino nel titolo: "Nessun ragazzo resti indietro".
L'Ulivo ha presentato al Senato, e presenterà alla Camera, decine di emendamenti, tutti di merito, nessuno di carattere puramente ostruzionistico. In essi - e non potrebbe essere altrimenti, visto che la scuola italiana in questi anni ha concretamente cominciato a cambiare, e in meglio - si ripropone quella che è stata la nostra cultura e la nostra pratica di governo, ma che si fa carico anche di evitare - proprio perché la scuola è di tutti - che i provvedimenti dell'attuale maggioranza gettino la scuola in uno stato di confusione permanente da cui sarebbe difficile per tutti risalire.
Indichiamo tre nodi, per noi fondamentali.
1. continuiamo, ci perdoni la Moratti, a non capire perché sia necessario impegnare risorse per accelerare i tempi di maturazione dell'infanzia, in un mondo che già per conto suo sta andando verso un'epoca di infanzia corta e di adolescenza infinita, con effetti non proprio entusiasmanti. Ci siamo tuttavia impegnati a presentare proposte per evitare che la logica dell'anticipo non scompagini il segmento della nostra scuola più stimato nel mondo, la scuola materna; perché non si creino nella scuola primaria di base situazioni di assoluta ingovernabilità, come le prime elementari con bambini dai 5 anni e mezzo ai 7 anni compiuti, col rischio concreto che questa differenza di età sia determinata dalle differenze sociali e culturali delle famiglie.
2. Continuiamo ad essere convinti della necessità di un ciclo di base unitario, come del resto ci confermano le più recenti ricerche internazionali ed italiane. I bambini del nostro Paese all'uscita dalle medie sono forse i meno preparati del mondo; i differenziali di giudizio in uscita - gli ottimi e i distinti, i buoni e i sufficienti - rispecchiano i livelli sociali e culturali delle famiglie. Le scuole comprensive, che sono ormai centinaia nel nostro Paese, hanno dimostrato che è possibile progettare unitariamente il ciclo di base, ed attenuare il trauma - più o meno drammatico a seconda dell'origine familiare - del passaggio brusco dalle elementari alle medie.
3. Siamo assolutamente contrari alla divisione precoce - a meno di 14 anni - dei ragazzi nei cicli distinti dei licei e della formazione professionale, e alla riduzione dell'obbligo scolastico a 14 anni. Ci piacerebbe un sereno confronto su quanto la legge in vigore sull'obbligo scolastico a 15 anni e sull'obbligo formativo a 18 anni ha messo in moto nel nostro Paese: parlare dei 40.000 ragazzi di 14 anni che sono tornati a scuola, spesso in percorsi integrati con la formazione professionale, dei 70.000 fra i 15 e i 18 anni, che non studiavano e non lavoravano, e che sono stati intercettati dalla scuola, dalla formazione professionale, dall'apprendistato. Di questo e altro ci piacerebbe che la Camera discutesse, su questo e altro - di questo altro è la formazione universitaria dei docenti il punto più rilevante - abbiamo come Ulivo presentato emendamenti in Parlamento. Il Ministro "dialogante", la sua "dialogante" maggioranza, ne discutano serenamente e serenamente valutino se vale la pena "blindare" la maggioranza sull'attuale testo di legge di delega. Per dialogare ci vuole tempo e serenità; se dalla Camera uscirà lo stesso testo del Senato, magari condito da qualche ipocrita ordine del giorno, vuol dire che sarà la maggioranza ad aver consapevolmente bruciato i tempi e i termini del confronto possibile.

*Segreteria Nazionale Ds
Responsabile Dipartimento Sapere Formazione e Cultura