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Unità-Siamo qui, ci siamo tutti. Vogliamo capire-di S.Cofferati

Siamo qui, ci siamo tutti. Vogliamo capire di Sergio Cofferati In questi giorni a mensa abbiamo parlato spesso del Social Forum Europeo di Firenze. Della sua conclusione pacifica e festosa. Dell'i...

18/11/2002
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l'Unità

Siamo qui, ci siamo tutti. Vogliamo capire
di Sergio Cofferati

In questi giorni a mensa abbiamo parlato spesso del Social Forum Europeo di Firenze. Della sua conclusione pacifica e festosa. Dell'importanza che tanti ragazzi discutano con passione di grandi temi che riguardano il loro e il nostro futuro.
Delle tante e volgari forzature fatte per creare paure ingiustificate e per condizionare quel movimento composito. Della bella e solidale risposta che la parte migliore di Firenze ha dato a tutti, isolando e ridicolizzando quell'arcigna e ottusa della città. Quella che si è chiusa in casa. Quella che ha dato lavoro ai fabbri fiorentini per farsi costruire ridicole gabbie metalliche che dovevano tener fuori i lanzichenecchi dai negozi e che invece hanno separato loro, i commercianti, da tantissime persone ammodo.
Eravamo tutti contenti di com'erano andate le cose. Adesso la politica dovrà tener conto delle domande che questi ragazzi, e non solo, hanno fatto. Perché si è visto che i giovani sono in grado di manifestare rifiutando la violenza fisica, senza farsi intimidire da quella verbale degli adulti.
Perché quando c'è in campo una forza serena come la Cgil anche per le forze dell'ordine è possibile fare bene (e con discrezione) il proprio lavoro. Che la ripetizione di Genova non era automatica. Che un bravo prefetto non abbia certo bisogno, nell'esercizio delle sue funzioni, di "aiuto spassionato" da parte del vice primo ministro. Insomma, tante sensazioni positive.
Venerdì mattina è arrivata la notizia degli arresti dei venti giovani no global, con accuse incredibili. Abbiamo commentato l'accaduto per tutto il tempo della mensa.
Io stavo ancora pensando al film 'Terra libera', sull'utilizzo dei beni sequestrati alla mafia, che avevo presentato a Torino con Luigi Ciotti e Giancarlo Caselli. Fabio era appena tornato dalla manifestazione dei metalmeccanici della Fiat. Giancarlo aveva appena letto l'intervista della Fallaci. Nessuno di noi si è sorpreso. Ci siamo subito chiesti: "Perché questi arresti ci preoccupano tantissimo ma non ci sorprendono?".
La risposta è stata immediata: gli effetti e le sensazioni positive di Firenze erano state troppe. Dunque molti avevano bisogno di produrre un rapido riequilibrio emotivo (e anche politico).
La signora Fallaci aveva appena vaticinato: "Quando quei ragazzi si troveranno per la prima volta da soli, senza l'oppressione di quei golpisti 'della forza serena', vedrete cosa saranno capaci di fare!".
Abbiamo avuto l'impressione che qualcuno abbia voluto provare a metterli rapidamente in piazza da soli per vedere come avrebbero reagito. Ed ancora una volta la risposta è stata forte e composta. Per il resto nulla di nuovo in questo povero Paese. Se giudichi incredibili i capi d'accusa e affermi che prefigurano un reato d'opinione sei indicato come quello che non rispetta l'autonomia della magistratura. Se fai notare che un'indagine cominciata molto tempo fa, che termina (non si sa perché) a ridosso del Social Forum di Firenze, si presta nella sua esecuzione temporale ad un uso strumentale, sei subito insultato. Se dopo aver letto sui giornali che "gli ufficiali dei Ros consegnano un dossier sui no global" ad alcuni pubblici ministeri di varie procure, fino a quando non ne trovano uno disponibile ad utilizzarlo, e assicuri che la cosa non ti pare normale e che per questo sei inquieto, passi immediatamente per uno contrario al contrasto delle attività criminali.
Caro direttore, volevo dirti che noi siamo sempre qui. Non abbiamo paura e non siamo sorpresi, ma siamo molto, molto preoccupati.