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Unità-Tecniche di un colpo di mano

Tecniche di un colpo di mano di Antonio Padellaro Quando annuncia: "entro un anno faremo il presidenzialismo", Silvio Berlusconi dice una cosa semplice e brutale: entro un anno, io Berlusconi, vo...

08/12/2002
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l'Unità

Tecniche di un colpo di mano
di Antonio Padellaro

Quando annuncia: "entro un anno faremo il presidenzialismo", Silvio Berlusconi dice una cosa semplice e brutale: entro un anno, io Berlusconi, voglio prendere, e prenderò, il posto di Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale. Insomma, ha dato lo sfratto al capo dello Stato. Se gli ha concesso, invece dei quindici giorni, dodici mesi di tempo, forse è perché si tratta pur sempre del presidente della Repubblica. Sarà il caso di prenderlo in parola. Un signore che in qualche settimana ha fatto scaturire, da chissà dove e da chissà chi, i capitali per fondare la Fininvest, e che in qualche mese ha creato dal nulla Forza Italia, può benissimo, in un anno, impossessarsi della più alta carica dello Stato. Quando si tratta di tutelare i suoi interessi personali, dunque tutte le volte che può, Berlusconi è imbattibile.

Lo abbiamo visto con il più scandaloso conflitto d'interessi dell'era moderna, che lui continua a non risolvere con insolente indifferenza per il mondo intero, tanto sa che nessuno potrà costringerlo a rinunciare ad alcunché. Lo abbiamo visto con le leggi ad personam. Si diceva: non si è mai visto un premier che obbliga la sua maggioranza a garantirgli l'impunità permanente, presso qualsiasi tribunale della Repubblica. Si diceva: non avrà mai il coraggio di farlo. Con la Cirami, lo ha fatto eccome. Quando gli conviene Berlusconi è attentissimo nell'onorare i suoi impegni. Aveva promesso a Bossi l'Italia fatta a brandelli, in modo che il capo della Lega potesse afferrare il pezzo più grosso e allettante (che, del resto, lui già considera suo e ha battezzato Padania). Anche il premier sa che si tratta di una norma insensata, che questo ordigno ad orologeria farà deflagrare, nel disordine e nella prepotenza, tutti i localismi possibili, fino all'ultimo maso chiuso dell'ultima valle dimenticata. Ma non gliene importa niente.

Scrivendo della polizia locale, architrave della eversiva devoluzione bossiana, Adriano Sofri, che non è certo un estremista della parola, ha evocato la guerra civile della ex Jugoslavia, per spiegare a cosa realmente andiamo incontro. Ma c'era da rispettare il patto con Bossi, che molti sostengono depositato presso un notaio, come si fa tra complici malfidati, e Berlusconi lo ha rispettato alla lettera. Si diceva: vedrete che quelli dell'Udc, che da bravi ex democristiani conservano ancora il senso dello Stato, vedrete che si metteranno di traverso a Bossi, perché loro non vogliono che dopo la ex Jugoslavia ci sia anche un ex Italia. Quello che invece abbiamo visto è Crespi, che di Berlusconi è il sondaggista domestico, tirare fuori dalla tasca un foglietto e comunicare al congresso Udc quanto segue: elettoralmente parlando voi valete l'1,5 per cento; dunque nella Casa delle Libertà non contate quasi niente; dunque, attenti che la prossima volta di voi ne ricandideremo quattro o cinque. Casini e Buttiglione non l'hanno presa bene, ma fatto sta che la devoluzione bossiana è passata trionfalmente al Senato, tra i brindisi e gli evviva della maggioranza.Tacitato Bossi e il suo notaio, Berlusconi ha cominciato ad occuparsi del suo futuro prossimo al Quirinale. Ieri mattina, poco prima che il premier scoprisse le carte, Massimo D'Alema, sul "Riformista" denunciava l'esistenza del piano per sostituire rapidamente Ciampi. Il presidente dei Ds lega l'attacco di Bossi al capo dello Stato ("Ciampi interferisce con il Parlamento") con l'autocandidatura di Berlusconi, uno che di fronte alle difficoltà non arretra ma rilancia. Dopo diciotto mesi di governo, il bilancio del presidente-padrone è pessimo. Ha rotto la pace sociale. Non ha fatto una sola riforma. I sondaggi danno lui e la sua coalizione in forte deficit di popolarità. La sua via d'uscita? Sostenere che con le attuali regole l'Italia è ingovernabile. E che dunque occorre, molto presto, la modifica dell'intero titolo II della Costituzione.Con il presidenzialismo all'italiana, simile a quello francese, avremo un capo dello Stato eletto direttamente dal popolo, che è responsabile del governo, che nomina il primo ministro, che presiede il Consiglio dei ministri, che ha facoltà di sciogliere il Parlamento. Sarà una riforma da approvare a colpi di maggioranza, come avvenuto con la devoluzione. E come la legge bossiana, anche la legge berlusconiana potrà essere sottoposta a referendum confermativo. Ed ecco il marchingegno. Dice D'Alema: "Se Berlusconi va a un referendum sulla sola devolution, lo perde. Io penso che tenterà di far votare insieme su devolution e presidenzialismo". Cercherà, cioè, di sfruttare il largo consenso che gli italiani hanno sempre dimostrato a favore dell'elezione diretta del capo dello Stato. A referendum
vinto, Ciampi sarebbe costretto a lasciare il Quirinale con due anni di anticipo. E Berlusconi avrebbe tutti gli assi in mano, e tutte le televisioni, e tutti i soldi necessari, per vincere e forse anche stravincere. A Bossi il granducato di Padania. A lui l'Italia intera. Tecnica di un colpo di mano, si potrebbe dire sfidando la riprovazione di quelli che, davanti alla parola regime, già si sentono male.Il piano di Berlusconi, disvelato in tutti i suoi anfratti, lascia ormai poco spazio alle cautele lessicali. Adesso c'è chi parla apertamente di bonapartismo, di peronismo, di autoritarismo plebiscitario: qualcuno arrischia perfino il termine dittatura. Ma la democrazia non finisce certo per un annuncio, sia pure allarmante. L'opposizione che agisce nel Paese, quella politica, quella civile, quella morale, ha i mezzi necessari per bloccare l'assalto al Quirinale. Il presidenzialismo non è, di per sè, illegittimo o antidemocratico. Illegittimo è l'uso distorto del referendum, che non può essere usato truffaldinamente abbinando quesiti che nulla hanno in comune. Antidemocratico è avere tutta l'informazione televisiva, e gran parte di quella scritta, a disposizione di uno soltanto. Anomalia che il capo dello Stato aveva segnalato nel suo messaggio alle Camere, e a cui il centrosinistra non ha dato alcun seguito in Parlamento. Destabilizzante è, infine, l'attacco alla istituzione e alla persona Ciampi. Pericoloso perché portato alla figura di un presidente che, stando a tutti i sondaggi, gode della fiducia della stragrande maggioranza degli italiani. Questa gente scherza davvero col fuoco.