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UnitàL'opposizione si prepara alla battaglia più dura: contro la Devolution di Bossi

L'opposizione si prepara alla battaglia più dura: contro la Devolution di Bossi di Nedo Canetti "La devolution ha sugli ordinamenti dello Stato gli stessi effetti devastanti che la Cirami ha sug...

14/11/2002
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l'Unità

L'opposizione si prepara alla battaglia più dura: contro la Devolution di Bossi
di Nedo Canetti

"La devolution ha sugli ordinamenti dello Stato gli stessi effetti devastanti che la Cirami ha sugli ordinamenti giudiziari". Lo dichiara il capogruppo ds del Senato Gavino Angius, al termine della riunione del Comitato direttivo della Quercia, che ha dedicato larga parte dei suoi lavori al tema del federalismo. Sarà questo l'atteggiamento che i ds terranno nei confronti del ddl tanto caro a Bossi, che, a partire da giovedì, inizierà il suo cammino nell'aula di Palazzo Madama. I senatori della Quercia si opporranno duramente al provvedimento. "Per contrastarlo - ha annunciato Angius - useremo tutti gli strumenti parlamentari a nostra disposizione", compreso l'ostruzionismo. Proprio come si è fatto con la Cirami. "Una dura opposizione - aveva già annunciato Antonello Cabras, nella relazione introduttiva - perché si tratta di una legge che si propone di scardinare l'unità dello Stato sia dal punto di vista istituzionale, che sotto il profitto dei diritti". Se passerà questa legge - ha ricordato il responsabile della Quercia per le riforme istituzionali - "andare a scuola in Lombardia sarà diverso da andare a scuola in Sicilia, gli ospedali saranno diversi da regione a regione". "Se rimarrà questa impostazione - ha rincarato - nessun confronto sarà possibile : non si tratta di un atteggiamento pregiudiziale, come dimostra il fatto che i Ds sono disponibili a ragionare sul ddl se il governo (La Loggia), quello che contiene i principi attuativi della riforma dell'articolo V della Costituzione". I Ds hanno intenzione di aggiornare le loro proposte di riforma che presenteranno alla prossima conferenza programmatica (in calendario per marzo), ma avvertono che "se la maggioranza dovesse ostinarsi nel proseguire sulla strada delle devolution, si aprirebbe un conflitto molto forte in Parlamento e certamente si determinerebbe un clima burrascoso non adatto per discutere di riforme di tale rilievo".

Governo e maggioranza (e presidenza del Senato) hanno voluto forzare i tempi, portando già oggi in aula a Palazzo Madama, il ddl sulla devolution, prima ancora che la commissione licenziasse il provvedimento, pure governativo (ddl La Loggia) sull'attuazione della riforma federale del Titolo V della Costituzione, approvata dal Parlamento e confermata da referendum popolare. Tutto per fare un piacere a Umberto Bossi, per operare uno scambio politico tra le misure per il Mezzogiorno nella finanziaria e, appunto, la devolution. L'esame nella commissione Affari costituzionali non era ancora terminato, i tempi si erano allungati anche per una certa tendenza degli alleati della Lega a non bruciare i tempi. Poi, improvvisamente, questa accelerazione tutta politica, tanto da mandare in aula il testo, senza relatore, come da regolamento, quando la commissione non ha terminato i suoi lavori. Per giovedì è prevista, nel pomeriggio (in mattinata i lavori sono sospesi per la visita del papa alle Camere), una relazione introduttiva del presidente della commissione, Andrea Pastore, Fi, che dovrà limitarsi a resocontare sull'andamento dei lavori, spiegando i motivi della mancata conclusione dell'esame, senza entrare nel merito.

Tutti gli emendamenti sono azzerati. Dovranno essere presentati ex novo. Il cammino si avvia, come voleva la Lega, ma è difficilmente prevedibile quali potranno essere i tempi di approvazione. Intanto, in Senato, comincerà, oggi stesso, la "sessione di bilancio" con l'esame della finanziaria, che si prenderà il tempo sino a Natale, mentre è ancora da approvare il ddl delega (all'altra finanziaria, quella dello scorso anno) sulla riforma del fisco pure calendarizzata. Non crediamo che Giulio Tremonti, pur sodale del Senatur, voglia rinunciare alla riforma per lasciare il passo alla controversa (controversa anche in casa Cdl) devoluzione. Ce ne andremo al prossimo anno e, poi. Trattandosi di legge di riforma della Costituzione, occorreranno doppie letture in entrambe le Camere, con i tempi previsti (tre mesi tra una lettura e l'altra). Tempi lunghissimi. Era proprio il caso di forzare, in questo modo, i tempi? C'è una sola spiegazione, dare un contentino al Carroccio. Anche perché tra le stesse file della maggioranza non poche sono le perplessità, come dimostrato dai tempi di giacenza del ddl in commissione (dallo scorso febbraio) e come testimoniano le perplessità che sono serpeggiate in qualche gruppo, in particolare Udc e An. I ds, come ricorda Walter Vitali, avevano proposto una temporanea sospensione dell'esame della devolution, in attesa delle integrazioni e degli approfondimenti chiesti nel dibattito in commissione (diversi i senatori della maggioranza che avevano domandato chiarimenti e avanzato qualche dubbio), per lasciare il passo alla "La Loggia" e alla attuazione dell'art.119 della Costituzione (federalismo fiscale). Avevano anche avanzato l'idea di una "sessione istituzionale" a gennaio, dopo la finanziaria, in modo da affrontare tutti i temi di riforma istituzionale all'attenzione del Parlamento.
Si è preferito andare allo scontro, forse, suggerisce Vitali per "nascondere ancora per un po' di tempo le profonde differenze che, su questo tema, sussistono all'interno della maggioranza".