Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unitù-Quel brutto ricatto (la stampa e...il Patto per l'Italia....)

Unitù-Quel brutto ricatto (la stampa e...il Patto per l'Italia....)

06.07.2002 Quel brutto ricatto di Bruno Ugolini L'invito di molti, sfogliando i giornali, il giorno dopo il pomposo "Patto per l'Italia" è a scegliere. Un invito perentorio o quasi. Bisogne...

07/07/2002
Decrease text size Increase text size
l'Unità

06.07.2002
Quel brutto ricatto
di Bruno Ugolini

L'invito di molti, sfogliando i giornali, il giorno dopo il pomposo "Patto per l'Italia" è a scegliere. Un invito perentorio o quasi. Bisognerebbe stare, in sostanza, o con Berlusconi o contro Berlusconi. O con i moderati che sanno far politica o con gli estremisti alla Cofferati, capaci solo di spaccare e far perdere le elezioni. Anzi, la richiesta ha un sapore ancora più ricattatorio, perché non dicono "Berlusconi", dicono "Marco Biagi".
Prendi l'autorevole Il sole 24 ore che recita a sette colonne: "Firmato il patto di Biagi". Quasi come dire che se sei contro, se sei polemico, se sei critico, rischi di pensarla come i criminali assassini dello studioso.
Bisogna "scegliere", o di qua o di là. E il malizioso Foglio di Giuliano Ferrara si appella agli "intellettuali consapevoli o giornalisti intelligenti (un Michele Salvati, un Gad Lerner)". Tutta gente che, così come i politici di centrosinistra, dovrebbero dire "a chiare lettere, se stanno con l'Italia di Marco Biagi, senza per questo dover baciare la pantofola di Berlusconi, o con il fantastico ricordo della lotta di classe, baciando la pantofola di Sergio Cofferati. O se stanno in mezzo, come spesso accade".

Un invito ripetuto ossessivamente dall'editorialista di punta de Il giornale, Renzo Foa, con un titolo programmatico: "La sinistra al bivio". C'è un aspetto interessante. Sono commenti che prescindono dai contenuti, guardano alla sostanza politica. Al massimo le riflessioni accompagnano frasi reboanti del tipo "la più grande riforma del mercato del lavoro degli ultimi trenta anni" oppure "la più grande riduzione di tasse della storia repubblicana". Sembrano venditori di tappeti. Non tentano di spiegare l'atteggiamento della Cgil, non accennano nemmeno a quel famoso articolo diciotto che pure ha causato uno sciopero generale proclamato anche da Cisl e Uil. Come se davvero non esistesse più.

Un'altra linea editoriale, quella del Corriere della sera tende, in sostanza, a sminuire (più con Pietro Ichino che con Massimo Gaggi) l'enfasi governativa sull'accordo. Massimo Gaggi utilizza anche una frase di Bruno Trentin di sette anni fa ("bisogna adeguare il mercato del lavoro ad un mondo in cui il posto sicuro, a vita, va scomparendo") per giocarla contro la Cgil. Avrebbe potuto usare la citazione in polemica contro il "Patto per l'Italia" visto che Bruno Trentin proprio in questi giorni ha reso noto un documento, approvato dalla direzione Diesse, che contiene una piattaforma di moderni diritti, anche individuali, di cui non vi è proprio traccia nell'esaltato parto governativo.
Un altro quotidiano ancora, la Stampa mette in guardia ambo le parti, dall'abuso di retorica. Mario Deaglio scrive: "Può anche darsi, come ha dichiarato il presidente del Consiglio, che nel 2003 ci siano "più lavoro e meno tasse", ma è assai probabile che sia il lavoro in più sia le tasse in meno saranno assai poche, non tali da modificare gli orizzonti del Paese'".

C'è, infine, nel panorama giornalistico, naturalmente chi, in un documentatissimo articolo, conduce una severa e rigorosa disanima della presunta Grande Intesa. E' Eugenio Scalfari che, però, introduce una gustosa premessa lirica, rifacendosi nientemeno che al Don Giovanni di Mozart e al duo Pezzotta-Angeletti, visti come intenti a cantare "vorrei e non vorrei, mi trema un poco il cuore" , ma che poi cedono al Grande Seduttore. Arriviamo così, ad un aspetto decisivo: le conseguenze della frattura sindacale. La verità è che questo patto governativo è stato sostenuto da una "minoranza sindacale". Sono inutili le collere di Maroni per un titolo del TG3 relativo al numero dei sindacati firmatari. I molteplici sindacati amici del ministro, compresi Cisl e Uil, non rappresentano la maggioranza dei lavoratori. E in ogni caso qui ha ragione Pietro Ichino quando ricorda la mancata legge capace di misurare la reale rappresentanza sindacale.
Ed ora? Il manifesto, per concludere, pubblica l'immagine del Circo Massimo gremito il 23 marzo e il titolo "Ricominciamo". Così Valentino Parlato rievoca il 1948 e i venti anni che ci vollero per ricostruire forme unitarie. Insomma, bisognerà saper risalire la china, anche di fronte a possibili progetti di sindacalismo bipolare. E bisognerà saper portare a casa risultati, sapendo affrontare quanto di nuovo e sfuggente c'è nel mondo del lavoro, poco riducibile a formule vecchiotte, presenti nello stesso patto berlusconiano.

Certo la sinistra e l'Ulivo è probabile che siano, come sempre, ad un bivio. L'opposizione non è però destinata per forza a scegliere tra Berlusconi si o Berlusconi no. Non è destinata a tornare a vecchie divisioni come quella di chi crede che l'articolo diciotto sia la bacchetta magica capace di riempire l'Italia di nuove fabbriche.