Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Notizie dalle Regioni » Liguria » Genova » DDL Gelmini, Università di Genova: presa di posizione del Consiglio di amministrazione

DDL Gelmini, Università di Genova: presa di posizione del Consiglio di amministrazione

Viene fatta propria la ferma richiesta di studenti, sindacati e associazioni della docenza di opporsi al depauperamento del sistema pubblico di alta formazione.

26/05/2010
Decrease text size Increase  text size

Il 25 maggio le Organizzazioni Sindacali CISAL, FLC CGIL, CISL Università, CNU, CONFSAL Cisapuni, UGL Università e Ricerca, UILPA UR dell’Università degli Studi di Genova, facendo seguito alla mobilitazione nazionale delle Università dal 17 al 22 maggio contro il DDL sull’Università e contro lo smantellamento dell’Università pubblica, hanno indetto un’assemblea generale davanti all’Aula Ligure del Rettorato dalle ore 9 dove si riuniva il Consiglio di Amministrazione.

La partecipazione di studenti e personale è stata ampia e proficua; una delegazione è entrata nell’Aula per presentare le motivazioni della mobilitazione e un documento (allegato di seguito) nel quale si richiedeva una presa di posizione da parte del Consiglio di Amministrazione come già il 18 maggio aveva provveduto a deliberare il Senato Accademico.

Il Consiglio di Amministrazione si è dimostrato sensibile all’argomento anche a seguito delle notizie sulla manovra finanziaria ed ha provveduto a disporre il seguente documento che è stato esposto seduta stante all’assemblea generale da un componente del CdA.

Il Consiglio di Amministrazione riunito in seduta il 25 maggio 2010 ha ricevuto i rappresentanti del personale tecnico-amministrativo, dei ricercatori e degli studenti che hanno illustrato le motivazioni della protesta in atto.

Il Consiglio di Amministrazione, condividendo e facendo proprie le preoccupazioni espresse dal Senato Accademico nella seduta del 18 maggio 2010, deve purtroppo constatare che le anticipazioni che filtrano in merito alle scelte politiche governative connesse con il riassetto del bilancio dello Stato, costituiscono una seria minaccia alla sopravvivenza stessa degli Atenei, prospettando una università sempre più priva di risorse e qualità e incapace di garantire la propria funzione pubblica e il diritto allo studio.

Pur consapevole delle serie e oggettive difficoltà finanziarie in cui versa non solo l’Italia e pronto a promuovere tutte le iniziative capaci di migliorare la struttura universitaria, il Consiglio di Amministrazione auspica, da parte delle forze politiche, l’assunzione della consapevolezza che proprio nei frangenti di crisi è necessario potenziare istruzione e ricerca scientifica.

Pertanto, il Consiglio di Amministrazione fa propria la ferma richiesta di studenti, OO.SS. e associazioni della docenza di opporsi al depauperamento del sistema pubblico di alta formazione ribadendo che l’Università italiana è una ricchezza e un’opportunità per l’intero Paese.”

L’assemblea ha deciso di continuare la mobilitazione con altre iniziative da definire.

Genova, 25 maggio 2010
_____________________

Ai componenti del Consiglio di Amministrazione

L'Università italiana è al centro di un insieme di azioni e scelte politiche di Governo destinate a mutarne radicalmente il profilo e la missione. I provvedimenti già adottati e quelli in corso di predisposizione, a partire dalla Legge 133/08 per arrivare al DDL Gelmini attaccano in profondità i punti nevralgici del suo funzionamento e determinano un'alterazione genetica radicale della sua identità.

Dal 17 al 22 maggio, le Organizzazioni Sindacali e le associazioni della docenza universitaria hanno indetto una settimana di mobilitazione in tutte le Università.

La mobilitazione ha avuto i suoi momenti più significativi nell'occupazione dei Rettorati martedì 18 e in una manifestazione a Roma davanti al Senato mercoledì 19 alle ore 10.30.

Le ragioni della protesta sono legate alla drammatica condizione in cui versano gli Atenei per effetto dei tagli al finanziamento in parte già attuati, ed in parte da attuare nel 2011 e 2012.

Una proiezione della Conferenza dei Rettori stima al 1 gennaio 2011 il momento di insostenibilità finanziaria per gran parte degli Atenei.

Già oggi molte Università sono in una condizione di deficit crescente che impone il taglio dei corsi, dell'offerta formativa, della ricerca; in qualche caso hanno annunciato l'impossibilità a breve di pagare gli stipendi al personale.

A ciò si aggiunge il Disegno di Legge Gelmini in discussione al Senato, che rappresenta una vera e propria controriforma destinata a mutare radicalmente il funzionamento e la missione dell'Università, alterandone la natura aperta e democratica attraverso norme centralistiche e autoritarie, disegnando un'Università pubblica sempre più povera di risorse e qualità, destinata ai pochi che se la possono permettere, con un attacco frontale al diritto allo studio.

A livello nazionale, si accentua l’attacco all’autonomia universitaria con l’attribuzione del potere di valutare l’attività del singolo docente ad una Agenzia nominata dal Ministro. A livello locale, si aumenta ulteriormente di fatto il potere del Rettore e del Consiglio di Amministrazione trasferendo la “competenza disciplinare” dal CUN a “collegi di disciplina” di Ateneo.

Inoltre si aumenta la differenza tra gli ordinari e gli associati, nell’ambito di un modello che sarà sempre più costituito da pochi docenti di ruolo e da una ‘base’ amplissima di precari, in presenza di funzioni di docenza svolte e non riconosciute.

Il DDL modifica la natura stessa dell’Università sottraendole il ruolo di sede principale della Ricerca: non è un caso che non si affrontino la questione dei ricercatori e quella dell’accesso delle nuove generazioni.

Nessuna parola invece viene spesa per il personale tecnico-amministrativo che rischia di essere colpito ed emarginato su più fronti: alle conseguenze della Legge Brunetta, che avrà effetti pesantissimi sul terreno della retribuzione e delle condizioni di lavoro, si somma l’esclusione da qualsiasi sede di partecipazione al governo dell’Università.

E’ oramai più che evidente che si vuole demolire definitivamente l’Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti.

Siamo qui a chiedervi di unirvi a noi per dire NO alla distruzione del sistema pubblico di alta formazione e per ribadire che l'Università italiana è una ricchezza ed un'opportunità per l'intero Paese.