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La finanza creativa dell'Ateneo catanese

L'Università chiede a studenti e docenti di pagare per l'uso degli spazi. La FLC CGIL chiede il ritiro immediato del decreto.

08/06/2012
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Apprendiamo con stupore che l'Ateneo catanese, con delibera del consiglio di amministrazione del 25 maggio 2012, ha approvato un "tariffario" per le concessioni d'uso dei locali e degli spazi.

Studenti e docenti, se vogliono utilizzare le strutture della propria Università sono quindi obbligati a far richiesta due mesi prima al segretario amministrativo e pagare da un minimo di 250 fino ad un massimo di 2000 euro nel caso in cui secondo l'amministrazione e il Rettore ritengano nel loro insindacabile giudizio che le attività non siano "direttamente rientranti" tra quelle istituzionali dell'Ateneo.

Cosa si debba intendere con attività, istituzionali non è ovviamente chiarito. Se le attività rientrano tra quelle istituzionali ma comportino non specificati oneri aggiuntivi per l'Università, il tariffario va dai 175 ai 1000 euro.

Comprendiamo bene le condizioni di difficoltà di bilancio degli atenei, ma ci pare che questa iniziativa - a ben guardare un po' ridicola - rappresenti un attacco gravissimo ai principi e valori che ispirano la vita universitaria.

Se il Rettore e il Direttore Aministrativo necessitano di fondi per garantire il funzionamento del proprio ateneo li chiedano innanzitutto al Ministero. Che gli studenti e i docenti debbano pagare per svolgere iniziative di tipo culturale o scientifico è una idea anti-democratica e contraria al dettato costituzionale. Il regolamento sancisce il principio che studenti, docenti e lavoratori hanno con la loro Università un relazione privatistica. Allo stesso modo si attribuisce al direttore amministrativo il ruolo di valutare se convegni, conferenze, iniziative possano rientrare o meno nelle attività istituzionali degli atenei.

Infine, in un'intervista alla stampa locale, in uno slancio di paterna le attenzione alle richieste degli studenti, il Rettore si è dichiarato disponibile a derogare, caso per caso, al pagamento del contributo: come se l'esercizio di un diritto - in caso di attività istituzionali addirittura un dovere - possa essere assoggettato all'arbitrio di un singolo.

Chiediamo che il Rettore e il consiglio di amministrazione ritirino immediatamente il regolamento, e chiediamo al pari degli studenti, che il Ministro intervenga con forza e riferisca in Parlamento.