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FLC CGIL Veneto: un camper dei diritti per unire il paese

Prima tappa nella regione a Verona. Ulteriori appuntamenti a marzo

09/01/2024
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A cura della CGIL Veneto

Il camper della FLC CGIL arriverà in Veneto ai primi di gennaio per ricordarci che viviamo in un unico Paese, con gli stessi diritti e la stessa Scuola.

La prima tappa sarà a Verona il 9 gennaio 2024 a cui seguiranno appuntamenti a Vicenza, a Rovigo e in diversi comuni più piccoli. Tornerà sul nostro territorio il 7 marzo 2024, quando si fermerà a Treviso, per poi procedere verso Belluno, Venezia e concludere il suo viaggio a Padova, prima di raggiungere la Lombardia.

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Vogliamo stare vicini ai cittadini per affrontare con loro i temi del lavoro, del diritto allo studio, dell’istruzione e della ricerca pubblica.  È la nostra idea di sindacato di strada, del sindacato che si fa strada, che vogliamo mettere in pratica quotidianamente, dando la parola a chi per vivere ha bisogno di lavorare. Incontreremo esponenti politici, rappresentanti delle Istituzioni e intellettuali per confrontarci con loro sulle questioni economiche e sociali.

La lotta alla precarietà, la difesa del welfare universale, la valorizzazione del sistema scolastico pubblico saranno al centro di questo confronto, con un’attenzione particolare al rischio rappresentato dal Disegno di legge Calderoli sull’Autonomia differenziata che, se approvato, rappresenterebbe un colpo mortale per l’Unità del nostro Paese. 

“Lo abbiamo chiamato il ‘camper dei diritti’ – spiega Marta Viotto, Segretaria generale FLC CGIL Veneto – pensando innanzitutto al diritto all’Istruzione, che non può dipendere dal luogo in cui si è nati: la conoscenza non si spezza, è un diritto di tutte e tutti e deve accompagnare l’intero arco della vita di ciascuno! Si fermerà nelle piazze delle nostre città, per ribadire che la Carta costituzionale, il nostro punto di riferimento più importante, va applicata e non stravolta. In ogni territorio ci saranno iniziative, flash mob, dibattiti pubblici, coinvolgendo tante associazioni e realtà vive delle nostre comunità, anche per proseguire la nostra battaglia contro la violenza sulle donne”.

“Affronteremo, tra le tante questioni aperte, il ridimensionamento della rete scolastica – continua Marta Viotto – il Governo vuole procedere a un ulteriore taglio che, a livello nazionale, ridurrà di 800 unità gli Istituti in essere. In Veneto ne saranno tagliati ben 40, mantenendo 1.400-1.500 alunni per ciascun Istituto. Una situazione molto difficile da gestire per insegnanti, dirigenti, personale ATA. Noi invece riteniamo che il calo demografico, innegabile, debba essere l’occasione non per ridurre le risorse all’Istruzione pubblica, ma per migliorarla, con classi meno numerose, aumentando il tempo scuola, valorizzando il lavoro del personale in servizio. In attesa che una diversa politica economica e sociale, per la quale ci battiamo ogni giorno, metta nelle condizioni le nuove generazioni di avere un lavoro di qualità, stabile e ben retribuito, e servizi adeguati a chi vuole progettare la propria vita lavorativa e personale. Il concorso per docenti metterà a disposizione solo 3326 posti, più una piccola integrazione che deve essere ancora quantificata: troppo pochi per coprire il fabbisogno e regolarizzare i circa 20.000 insegnanti precari della nostra regione, e troppo breve il tempo di apertura del concorso, dall’11 dicembre a questo 9 gennaio, termine oltre il quale non si potrà più presentare domanda di partecipazione. Anche per questo vogliamo rilanciare la contrattazione in tutti i settori, nel lavoro pubblico e privato, a partire proprio dalla Scuola. Vogliamo costruire un futuro dignitoso per il nostro Paese”. 

“La strada da intraprendere non può essere quella dei tagli alla pubblica istruzione, né quella di anticipare a livello regionale una fumosa riforma nazionale che dovrebbe ridurre gli anni di istruzione attraverso la sperimentazione della “filiera tecnico-professionale” da 5 a 4, come annunciato dall’Assessora Donazzan – interviene Giacomo Vendrame, Segretario della CGIL Veneto – Non possiamo pensare che la soluzione sia quella di anticipare l’ingresso di studentesse e studenti nel mondo del lavoro a 17/18 anni proprio in un Paese come il nostro che è tra i fanalini di coda in Europa per quanto riguarda il numero di laureati. La sfida è al contrario quella di investire nella scuola pubblica, formazione qualificata e nella trasformazione digitale per non lasciare nessuno indietro e di non confondere l’istruzione con l’addestramento professionale legato ai bisogni delle imprese”.


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