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I lavori della giornata vengono chiusi dall'intervento di Guglielmo Epifani Segretario generale della CGIL

"A conclusione della giornata di oggi, parto dal punto fondamentale per noi e per il Paese, ed è quello che i temi della formazione e della conoscenza hanno sempre più centralità.

Si registra un salto di qualità importante nel dibattito politico: fino a qualche anno fa formazione e conoscenza erano un aspetto importante della competitività e della cittadinanza, oggi rappresentano il fattore decisivo per garantire competitività e diritto di cittadinanza.

Così come la mobilità sociale dal basso verso l’alto è assicurata solo dalla formazione e dalla conoscenza, e questo significa porre nuovi termini per realizzare il diritto all’uguaglianza.

Il Paese deve essere in grado di cambiare le proprie coordinate, altrimenti sconterà una lunga fase di declino. Oggi l’Italia è un paese che soffre una stagnazione economica che la pone agli ultimi posti dei paesi in crescita: il 2004 segna infatti la crescita più alta per molti paese europei e non, l’Italia è fra gli ultimi 3 paesi.

Non riusciamo ad essere competitivi sui mercati esteri e i consumi interni segnano una limitatissima crescita, siamo un paese che non ha sviluppo.

Rispetto all’accordo del ’93, le spese per la ricerca sia pubblica che privata sono diminuiti notevolmente, solo le prime 10 più grandi imprese fanno ricerca e la percentuale della ricerca pubblica è pari allo 0,5%, totalmente lontana da quella degli altri paesi: il 6-7% dei paesi scandinavi, ma anche quella di Stati Uniti e Cina dove c’è un rapporto stretto fra crescita e ricerca. Quello che viviamo oggi è il nostro futuro, da qui l’esigenza del cambiamento.

Sta qui la vera grande forza del movimento che insieme alla CGIL ha segnato questi anni.

Rispetto all’agenda di Lisbona, il nostro paese si è allontanato dai suoi obiettivi, a metà del percorso che ci separa dal 2010, ci stiamo già allontanando, di questo passo arriveremo al 2010 in condizioni peggiori di quando siamo partiti.

Scuola, formazione, università e ricerca non sono parti separate, ma pezzi di un unico sistema che deve avere riferimenti certi, visti come parti separate, tutte in sofferenza, compongono un sistema in dissoluzione.

Leggiamo tutto ciò anche nelle condizioni di lavoro: precarietà, incertezza nei contratti di lavoro riguardano principalmente le categorie dei lavoratori della formazione della conoscenza.

Di fronte a tutto ciò c’è l’esigenza di rendere centrali questi settori, pensare un programma fare una mobilitazione chiamando a partecipare tutti i soggetti sociali che a vario titolo gravitano intorno

Ci sono nel bilancio sociale spese che possono essere rinviate, mentre devono essere implementate le spese sociali.

Questa finanziaria non differisce nel segno da quelle che l’hanno preceduta. Enrico Panini ha definito con chiarezza e completezza i titoli e lo spirito che deve animare un progetto alternativo.

Abbiamo avuto critiche ingenerose e immotivate, ma penso che noi abbiamo fatto un gesto di responsabilità e coerenza.

Il nostro congresso con cui ci siamo definiti un sindacato di programma, voleva intendere che noi vogliamo segnare la nostra autonomia dalle forze politiche.

Ci hanno chiesto perchè abbiamo presentato le nostre proposte all’opposizione e non al Governo, ma noi le facciamo tutti i giorni al governo che sbaglia tutto e non prova nemmeno ad ascoltare.

Il problema è che cosa intendano fare i destinatari delle nostre proposte.

Siamo consapevoli che il nostro è solo uno dei tanti contributi, ma vogliamo misurarci con gli altri, sapendo che la politica è anche mediazione e compromesso.

Non pensiamo che le abrogazioni lascino dei vuoti che non si possano sostituire con dei pieni che corrispondono alle nostre proposte.

Ma noi abbiamo il dovere di dire con chiarezza il nostro progetto alle persone con cui vogliamo condividere un percorso di ricostruzione che richiederà dei sacrifici. Se siamo convinti che il nostro paese stia degradando abbiamo il dovere di dare una prospettiva forte di cambiamento."