Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa locale » Corriere-Lombardia-Scuola e opportunità di lavoro

Corriere-Lombardia-Scuola e opportunità di lavoro

Scuola e oppurtunità di lavoro LE TENTAZIONI DI PINOCCHIO Leggendo i dati forniti dalla Camera del Commercio di Milano sul rapporto tra titolo di studio e lavoro, riportati e comment...

18/01/2003
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Scuola e oppurtunità di lavoro

LE TENTAZIONI DI PINOCCHIO

Leggendo i dati forniti dalla Camera del Commercio di Milano sul rapporto tra titolo di studio e lavoro, riportati e commentati sul Corriere Lombardia di mercoledì, molte famiglie sono rimaste sconcertate. Va bene la conferma che il diploma di ragioniere è sempre in vantaggio nella gara per il primo posto di lavoro. Ma, tra gli assunti nel 2002, il 37% era in possesso della licenza media o elementare, mentre solo il 31,2% aveva un diploma. Sono molti i genitori che, con pesanti sacrifici, fanno studiare i figli per avvantaggiarli nella corsa verso il primo stipendio e, spesso, si servono di questo argomento per spronarli ad applicarsi sui libri. La frase "Prendi almeno un pezzo di carta!", cioè il diploma, rischia di risuonare a vuoto. I ragazzi infatti si confrontano tra di loro e, vedendo il compagno che, dopo la terza media, ha trovato subito posto, fanno, come si suol dire, "due conti".
A questo punto gli studenti, ancora incatenati all'apprendimento di aridissimi manuali, sottoposti alle regole dell'istituzione scolastica, possono approfittarne per interrompere la carriera scolastica prima del tempo. Spero che i genitori non siano complici del loro semplificato ragionamento e sappiano invece guardare più in là ed aiutarli a trovare le motivazioni di cui hanno bisogno. Il lavoro iniziato presto, a 16 anni, rischia infatti di bloccare i lavoratori in mansioni subalterne e ripetitive, in occupazioni senza prospettive, anche se permettono di comprare l'auto e di avere sempre soldi in tasca. Ma se l'intelligenza non si è raffinata con nozioni astratte e complesse, come quelle che si apprendono alle superiori, è poi difficile rimanere al passo con le innovazioni e le rapide trasformazioni del mercato del lavoro. Per cui la precocità può sempre trasformarsi in ripetitività ed emarginazione. Bisogna farle capire queste cose ai ragazzi, spesso attratti, come Pinocchio, dal guadagno facile e veloce e dall'autonomia consentita dall'autosufficienza economica.
La vita è lunga e, senza sacrifici, è difficile costruire quel piccolo capitale di competenze ed esperienze che consentirà di mantenere il passo con la competizione professionale. Ma sono proprio i sacrifici che i giovani non vogliono e non sanno più fare. Come in uno spot pubblicitario, pensano si possa procedere sempre nella più concitata allegrezza. Se questa è la vita, non c'è posto per lo studio e la scuola che spesso richiedono attenzione, concentrazione, stati d'animo favoriti piuttosto da una lieve malinconia. Chi l'ha detto che a scuola ci si debba sempre divertire, che il docente debba trasformarsi in un fine intrattenitore? L'importante è che conosca bene la sua materia e che ami il suo lavoro. Non mi stupisce che il 44% dei quindicenni francesi (come risulta da un'inchiesta di questi giorni) trovi la scuola noiosa. Lo è sempre stata e poi quasi ciascuno ha saputo ricavare margini di soddisfazione, di amicizia, di affetto.
Se qualcuno proprio non ce la fa a rimanere nei banchi, vada pure a lavorare. Ma non deve essere una scelta definitiva. Scuola e lavoro non costituiscono due polarità opposte e incomunicabili. Anzi, l'istruzione permanente deve consentire a tutti di aggiornarsi, perfezionarsi e soprattutto di imparare ad imparare in modo che nessun lavoro sia mai considerato "a vita".
di SILVIA VEGETTI FINZI

Lombardia

La