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Da studenti e studentesse di una scuola di Pordenone - Lettera aperta al Ministro Moratti

Da studenti e studentesse di una scuola di Pordenone Lettera aperta a Letizia Moratti Egregio ministro Letizia Moratti, in questi primi giorni di febbraio abbiamo organizzato un'autogestione...

19/02/2003
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Da studenti e studentesse di una scuola di Pordenone
Lettera aperta
a Letizia Moratti

Egregio ministro Letizia Moratti,
in questi primi giorni di febbraio abbiamo organizzato un'autogestione e l'analisi di alcuni documenti e articoli relativi alla riforma da Lei proposta; stiamo cercando di comprenderne le implicazioni che ci appaiono estremamente allarmanti.
Per cominciare, ci lascia perplessi la sua dichiarazione di attenzione verso "valori di libertà, di solidarietà e di democrazia" apparsa un una Sua lettera su La Stampa. Libertà? Libertà di scegliere il proprio futuro a soli 14 anni e, quel che è peggio, in base soprattutto alla propria situazione economica? Solidarietà? Solidarietà verso i portatori di handicap, che devono solo sperare di essere quell'unico fortunato su 145 studenti disabili ad avere la possibilità di essere seguito da un insegnante di sostegno? Democrazia? Democrazia che nega il valore della scuola pubblica e pluralista privilegiando i figli dei ricchi e le loro scuole private? Lei sostiene che le aree di dissenso e di dubbio vengono rispettate. Forse Lei chiama rispetto anche il pestaggio che alcuni studenti hanno subito agli Stati generali della scuola a Udine, soltanto per avere manifestato pacificamente il loro disaccordo con la Sua ormai famigerata riforma? Noi, certamente no!
Dalla Sua lettera emergono poi altre affermazioni che sono in evidente contraddizione con ciò che la riforma effettivamente prevede. Qualità didattica: come ci si può aspettare qualità didattica da parte di docenti costretti a 18 ore settimanale di insegnamento frontale? E quale garanzia di qualità possono dare gli insegnanti di religione cattolica, equiparati al personale docente di ruolo con la circolare del 3 dicembre 2002 e che si troveranno a insegnare altre materie, non sempre di loro competenza, senza neppure avere partecipato a un concorso? Equità sociale: però i finanziamenti alle scuole pubbliche, oltre che in costante diminuzione, vengono impiegati per garantire interventi formativi anche al personale delle scuole private. Che qualità viene dunque riservata alle scuole pubbliche, che dovrebbero essere il principale punto di riferimento dell'istruzione statale? Diritto all'istruzione: ma 2 mila scuole rischiano la chiusura a seguito della Finanziaria! Il che significa, per esempio, che i ragazzi delle isole e dei piccoli paesi saranno costretti a lunghi spostamenti giornalieri o lezioni virtuali sul web. Può anche sembrare un trionfo della modernità e dell'avanzamento tecnologico, ma in realtà si tratta di una discriminazione pesante: come sarà garantito il diritto allo studio a chi non avrà i mezzi economici per affrontare questo disagio? Non siamo mica tutti figli di ministri!
Ultimo punto scottante, la devolution. Come si può parlare di criteri uniformi per i piani di studio, se saranno le Regioni a determinare gran parte del programma curricolare, soprattutto per la formazione professionale? Da questo quadro piuttosto preoccupante, emerge il profilo di una scuola che favorisce l'elite.
Noi non ci stiamo! Non vogliamo una scuola classista che dia qualità solo ai più abbienti. Vogliamo una scuola basata veramente sui valori di libertà, solidarietà e democrazia, fondata sull'equità sociale, che offra sul serio a tutti il diritto all'istruzione, che garantisca pluralità di opinioni e rispetto della diversità. Vogliamo una scuola pubblica di qualità: per una volta, signor Ministro, provi ad ascoltare e prendere in considerazione idee che non sono le Sue, invece di nascondere la testa sotto la sabbia della burocrazia!
studenti e studentesse
liceo Leopardi-Majorana