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Emilianet-Una riforma che penalizza le scuole tecniche

Una riforma che penalizza le scuole tecniche di Paolo Rebaudengo * BOLOGNA (14 dic. 2004) - In queste settimane l'Assessorato all'Istruzione, Formazione e Lavoro della Provincia di Bologna è s...

15/12/2004
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Emilianet

Una riforma che penalizza le scuole tecniche
di Paolo Rebaudengo *

BOLOGNA (14 dic. 2004) - In queste settimane l'Assessorato all'Istruzione, Formazione e Lavoro della Provincia di Bologna è stato impegnato in attività a supporto dell'orientamento verso i diversi percorsi dell'istruzione del secondo ciclo da parte delle ragazze e dei ragazzi frequentanti la terza media inferiore.
Il territorio bolognese, con i suoi 57 licei, istituti tecnici, istituti professionali, offre un'ampia offerta formativa. Negli incontri con i ragazzi, le famiglie, i docenti, gli enti locali, a Bologna come a Imola, San Lazzaro, Casalecchio, San Giovanni in Persiceto, Monghidoro, Calderino, Castelmaggiore ecc. aleggiavano però sempre i dubbi derivanti dalle incognite del riordino della scuola secondaria di secondo grado, per il quale non è ancora stato emanato il decreto ministeriale attuativo della Riforma Moratti.
Le anticipazioni, basate sulla bozza del decreto e fornite venerdì scorso dal Sole 24 Ore, destano profonde inquietudini tanto nel mondo della scuola che in quello del lavoro.
Da un lato avremo infatti otto licei (classico, scientifico, artistico, economico, delle scienze umane, linguistico, musicale, tecnologico) divisi in molteplici indirizzi (tre nell'artistico, due nell'economico, sette nel tecnologico) sotto la giurisdizione ed il controllo del Ministero dell'Istruzione, con una forte riduzione dell'autonomia scolastica e, dall'altro, nettamente separati, gli Istituti professionali, che passano alle Regioni.
L'iter del decreto richiederà tempi lunghi per le previste consultazioni con le organizzazioni sindacali e con le associazioni professionali. Dunque difficilmente la riforma dell'istruzione di secondo grado vedrà l'attuazione prima dell'anno scolastico 2006/2007. Ma gli orientamenti ministeriali sono assai preoccupanti e contraddicono i principi affermati dal Ministro circa il sistema unico dell'istruzione del secondo ciclo con due sottosistemi che interagiscono tra di loro e circa la pari dignità tra tutti i percorsi della scuola.
Le scelte per i ragazzi diverranno molto complesse ed è facile prevedere che i ragazzi e le famiglie si orienteranno ancor più di oggi verso i licei classici e scientifici (al solo liceo Minghetti le sezioni della quarta ginnasiale sono raddoppiate nel giro degli ultimi quattro anni), anche perché di fatto non ci sarebbe più la possibilità di passare da un sistema di istruzione a un altro e verrebbe sancito il declassamento del sistema dell'istruzione professionale.
Con una riforma antistorica e antiscientifica si spingeranno i giovani ancor più verso una cultura umanistica (anzi letteraria), riducendo ulteriormente le conoscenze scientifiche e tecnologiche, proprio mentre viene chiesto, tutti concordi, più innovazione e più ricerca per evitare il declino del Paese.
Nel territorio bolognese il sistema delle imprese chiede il triplo di giovani rispetto a quanti si diplomano nei nostri istituti tecnici. Ma questi ultimi, diventando "licei tecnologici", perderanno proprio i contenuti professionalizzanti, saranno sempre meno "laboratorium" e sempre più "auditorium".
La qualità e le caratteristiche delle nostre scuole tecniche, che hanno accompagnato la storia dell'industria bolognese, formando imprenditori e quadri tecnici nell'ultimo secolo e mezzo e che oggi ospitano il 35% dei 30.000 giovani bolognesi tra i 14 e i 18 anni, dovranno scegliere tra una liceilizzazione di facciata, svuotati dei loro contenuti più significativi e (ma cosa sarà peggio?) un profilo professionale che sarà considerato di serie B.
Il sistema economico del nostro territorio, in affanno anche per la difficoltà a reperire quadri e tecnici di alto profilo, riceverebbe un duro colpo. Senza che ne possano guadagnare i nostri giovani, la cui futura realizzazione professionale deve poter poggiare su solide basi culturali, scientifiche e tecniche.
Non resta che augurarsi che la bozza del decreto cambi radicalmente durante il lungo cammino che la aspetta, nel confronto con le Regioni e con le parti sociali.

(*) assessore all'Istruzione, formazione e lavoro Provincia di Bologna