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La Repubblica.Bari - Gli insegnanti: "Gli studenti devono poter parlare sempre"

I commenti di prof e sindacalisti del mondo della scuola le reazioni Gli insegnanti: "Gli studenti devono poter parlare sempre" ANNA GRITTANI Un passo indietro di due secoli. Più o meno ai...

10/05/2002
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la Repubblica

I commenti di prof e sindacalisti del mondo della scuola le reazioni
Gli insegnanti: "Gli studenti devono poter parlare sempre"

ANNA GRITTANI

Un passo indietro di due secoli. Più o meno ai tempi del libro "Cuore". Con queste parole il mondo della scuola pugliese bolla con il timbro dell'assurdità il divieto di un preside, Umberto Mazzotta, dirigente del liceo classico "Palmieri" di Lecce, di permettere agli studenti l'organizzazione di un convegno sul tema della lotta alla mafia. L'incontro doveva prendere spunto dall'anniversario della morte di Giuseppe Impastato, figlio di un mafioso, ammazzato per aver deciso di uscire dall'omertà. "Come liberi cittadini, fate quello che volete" avrebbe detto il preside ai responsabili dell'Uds, "come studenti non siete autorizzati". Indignata la replica di Lena Gissi, segretaria provinciale della Cisl scuola di Bari. "L'educazione alla cittadinanza è uno dei primi obiettivi di una scuola statale. Non si può chiedere ai ragazzi di essere cittadini fuori e di non esserlo in classe, anche perché, quando si è tra i banchi, lo Stato è rappresentato dalla scuola". "È un'epoca di strane strumentalizzazioni commenta la sindacalista della Cisl tutto sta diventando difficile, anche comprendere le motivazioni che stanno dietro una decisione di questo tipo". "Strano", come quando un altro dirigente, questa volta di Terlizzi, meno di un anno fa, in tempi di campagna elettorale, non volle che Rita Borsellino andasse a parlare di mafia e di educazione alla legalità nella sua scuola elementare. "Strano" come quello che disse più di una persona alla direttrice Anna Maria Salinaro. La dirigente aveva deciso di dedicare la nuova scuola di via Cassala, nel quartiere Stanic di Bari, a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i giudici ammazzati dalla mafia. "Cosa c'entrano con Bari?" fu la domanda di molti. Come se la città fosse nello Stato di un altro pianeta. La mafia, si sa, è mondiale. Ma, a scuola, è meglio non dirlo. Silenzio, dunque, anche a Lecce, anche a due anni dall'inizio del nuovo millennio. Forse perché è di nuovo tempo di campagna elettorale, forse perché in periodo di limitazioni televisive, si usa cosi. Per la Cgil si è creato un clima di servilismo, nel quale il senso della gerarchia è così forte da far temere di andare fuori dalle righe. Chi non si adegua viene messo all'indice, perché la parola d'ordine è non dispiacere a coloro che tirano le fila. Altrettanto "strano" il modo in cui la notizia è rimbalzata nello stesso liceo di Lecce, dove gli studenti hanno preferito informare i giornali prima ancora dei docenti. Caterina Panareo, segretaria provinciale della Cgil scuola di Lecce, in quell'istituto insegna latino e greco. "Come esponente sindacale dico che la Cgil è da sempre in lotta contro la criminalità organizzata, ma come docente sono meravigliata. Nella mia scuola non ci sono preclusioni contro queste tematiche. Forse il nostro preside ha avuto timore di implicazioni politiche visto che siamo in periodo di campagna elettorale". Daniele, lo chiamiamo con un nome di fantasia, frequenta il quarto ginnasio in quella scuola. Dall'alto dei suoi quattordici anni, o poco più, non ha dubbi: "Non è la prima volta dice . Il preside ha sempre dimostrato di dare scarso valore alle parole dei ragazzi. Non ha mai voluto che avessimo, a scuola, una vita politica. Lui dice di tenere a noi e al buon nome del liceo. Ma impedire un convegno su Impastato è semplicemente scandaloso".
"In questi casi si chiama il Consiglio di istituto che decide cosa fare", avrebbe suggerito Beatrice Mezzina, preside dell'Itc "Giulio Cesare" di Bari ed esponente del Cidi, che riunisce gli insegnanti democratici. "Convocare il Consiglio consente di capire meglio la situazione, per entrambe le parti, e di arrivare così a delle soluzioni".
Andrea Misceo della Uil, padre, docente e sindacalista, conosce bene mondo della scuola e dei giovani. "Uno studente deve poter esprimere la propria voce anche a scuola commenta . Io ritengo che sia la sede giusta per svolgere tutte le attività, chiaramente se queste non sono strumentalizzabili a fini politici". Un altro sindacalista della Cgil regionale, Brizio Lecciso, è tra i più stupiti dal diniego del preside. Conosce bene il liceo perché risiede a Lecce. "Il "Palmieri" è una scuola dove si organizzano spesso incontri e convegni. Esprimo tutta la mia meraviglia perché in città queste iniziative extrascolastiche sono molto frequenti. Il rifiuto del dirigente è un fatto molto grave. Non riesco a capire che tipo di meccanismi siano intervenuti".
È tutto molto "strano", ancora una volta. D'altra parte qualcuno ha anche detto che la mafia da noi non esiste. E allora perché parlarne?