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La Repubblica.Bari - Lecce, il preside vieta il dibattito "La mafia no"

il caso Lecce, il preside vieta il dibattito "La mafia no" ELENA LATERZA "La mafia uccide, il silenzio pure". Sono le dure parole usate dai ragazzi dell'Unione degli studenti, che in occasi...

10/05/2002
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la Repubblica

il caso
Lecce, il preside vieta il dibattito "La mafia no"

ELENA LATERZA

"La mafia uccide, il silenzio pure". Sono le dure parole usate dai ragazzi dell'Unione degli studenti, che in occasione del ventiquattresimo anniversario della morte di Peppino Impastato si sono visti negare la possibilità di organizzare un convegno sul tema della lotta alla mafia. Tutto ciò accade al liceo classico di Lecce "Palmieri": i rappresentanti dell'Uds il 30 aprile hanno chiesto per la prima volta al preside, Umberto Mazzotta, la possibilità di utilizzare l'aula magna della scuola per poter svolgere un'assemblea pomeridiana. In un primo momento l'iniziativa sembrava fattibile, poi nel momento in cui gli studenti hanno esposto il programma di questo convegno è arrivato il secco no dalla presidenza. "Quando siamo tornati dal preside per concordare la data dell'assemblea e illustrargli il programma spiegano i responsabili dell'Uds di Lecce iscritti al "Palmieri" - ci ha detto: 'La nostra scuola non centra con queste cose. Voi come studenti del liceo Palmieri non siete autorizzati a organizzare questa iniziativa. Come liberi cittadini italiani fate quello che volete', negandoci di fatto la possibilità di utilizzare gli spazi della scuola". Oggi inizia a Cinici, il paese siciliano dove visse e morì Giuseppe Impastato, una commemorazione che durerà tre giorni: "Sono in programma in altre città iniziative bellissime spiegano i ragazzi dall'Uds - non solo assemblee e dibattiti nelle scuole, ma anche cineforum, fiaccolate e cortei. Noi abbiamo pensato di riproporre un'iniziativa simile anche a Lecce: la nostra idea era quella di partire dalla vicenda di Impastato, e quindi dalla realtà siciliana di ieri e di oggi, per arrivare alla situazione locale. Avremmo invitato dei magistrati antimafia, un professore universitario di Sociologia, per analizzare le ripercussioni della criminalità nella vita di ogni giorno, e poi i ragazzi dell'Uds e dell'Unione degli universitari. L'incontro si sarebbe concluso con un dibattito". Gli studenti dell'Uds non si fermano qui, anzi, stanno già lavorando in vista di altri appuntamenti: "Siamo comunque intenzionati a organizzare, anche se non si sa dove, un'altra giornata sul tema della cultura della legalità, per il 23 maggio, in occasione dell'anniversario della strage di Capaci in cui perse la vita il giudice Falcone. Domani inizieremo un volantinaggio, in primo luogo per sensibilizzare studenti e cittadini su questi temi, per ricordare che c'è una ricorrenza su cui riflettere e per fare un cenno a questa decisione del preside. Una cosa è certa: andremo avanti. Questo rifiuto immotivato non fermerà quello che è il nostro impegno. Soprattutto perché le questioni legate alla criminalità sono ancora attuali ed è necessario puntare sull'informazione e sulla riflessione". L'Unione degli studenti ha preparato un comunicato esprimendo forte malcontento: "Il preside con il suo rifiuto dice Giuseppe Beccia, responsabile ufficio stampa Uds - ha vietato lo svolgimento dell'assemblea, violando peraltro in modo evidentissimo lo Statuto degli Studenti che garantisce la possibilità per i ragazzi di usufruire dei locali della scuola per poter realizzare attività complementari e integrative nelle ore pomeridiane. Ma questo è il minimo: il preside ha ritenuto inopportuna una assemblea sulla mafia, quasi che su questa tema debba restare il silenzio, quasi che affrontarlo sia un pericolo per gli studenti, anziché un momento formativo fondamentale per gli studenti e una possibilità importante di crescita sociale e civile. Come si può pensare di abbattere l'annosa piaga della criminalità organizzata se, soprattutto nel mezzogiorno, si continua a praticare la politica del silenzio e dell'indifferenza? I ragazzi del liceo "Palmieri", comunque, non demordono e hanno già programmato un volantinaggio che avrà luogo nei prossimi giorni davanti alla scuola per protestare contro l'assurdo divieto del preside. Noi siamo convinti che la lotta alla criminalità organizzata non sia fatta soltanto dall'iniziativa delle forze dell'ordine e della magistratura, ma anche attraverso lo sviluppo sociale e civile, attraverso la sensibilizzazione della gente, attraverso l'abbattimento di quelle barriere culturali, che per troppo tempo hanno visto nel tema delle mafie un "tabù" del quale "meglio non parlare". Il ruolo della scuola è e resta fondamentale, e i presidi ed i docenti dovrebbero favorire largamente, anziché ostacolare iniziative di questo genere".
ELENA LATERZA