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Mess.Veneto-Scuola, il Tar salva il personale inidoneo

provvedimento amministrativo riguarda sia i docenti sia gli Ata. La provincia di Pordenone deteneva il primato nella classifica nazionale Scuola, il Tar salva il personale inidoneo Ottan...

11/01/2004
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MessaggeroVeneto

provvedimento amministrativo riguarda sia i docenti sia gli Ata. La provincia di Pordenone deteneva il primato nella classifica nazionale
Scuola, il Tar salva il personale inidoneo
Ottanta dipendenti degli istituti mantengono il posto grazie a una nuova sentenza
Rivendicati ora posti di lavoro aggiuntivi


Salvi dal licenziamento tutti gli Ata e docenti inidonei per motivi di salute della scuola: il Tar del Lazio ha annullato la circolare capestro della finanziaria 2003. Un'ottantina in provincia i "graziati" dalla sentenza (numero 10269/29003) che mette al sicuro il futuro occupazionale di altri 6 mila dipendenti a livello nazionale capace di bloccare la temutissima circolare 231, centrata sull'accertamento medico per il personale non idoneo e l'eventuale risoluzione del rapporto di lavoro per chi avesse ottenuto la conferma dello stato di patologia sanitaria (entro 5 anni il licenziamento per i docenti, in tempi ravvicinati per gli Ata).
Le faccende della scuola si risolvono sempre più davanti ai giudici, precariato compreso e la cosa fa pensare. In Friuli-Venezia Giulia l'effetto della sentenza ha un peso particolare perché Pordenone e Trieste detengono il primato nazionale del maggior numero di personale inidoneo nella scuola. Storie di vita difficili alle spalle, quelle dei non idonei e salute incerta per lavori duri svolti prima dell'ingresso nel comparto dello Stato, oppure debolezze psichiche frutto di un logorante e demotivante tran tran esistenziale. Sindromi fisiche diffuse soprattutto tra ausiliari e psichiche in impennata nel settore docenti. Per loro i sindacati della scuola chiedevano la mobilità intercompartimentale, la riconversione professionale in altri ruoli (per esempio biblioteca, mansioni di magazzino o fotocopie e simili), ma la blindatura degli organici nella pubblica amministrazione è da un anno il disco rosso a una soluzione indolore. Che ora arriva dal giudice.
Aspettando la controreazione e il probabile ricorso avverso il pronunciamento del Tar da parte del ministero dell'Istruzione e del governo, giorni felici per una trentina di insegnanti e almeno 50 ausiliari (la maggioranza), tecnici e amministrativi delle scuole del Pordenonese. Fine dell'angoscia da disoccupazione futura per chi ha la colpa di essere ammalato, ma i problemi sull'assetto e l'organizzazione del lavoro nelle scuole restano. Ogni inidoneo, infatti, non è sostituito da un supplente nelle mansioni professionali come accadeva fino a un anno fa e il carico di lavoro non svolto, dagli ex fuori ruolo, per impossibilità fisica (mal di schiena cronici, allergie, depressioni psicofisiche, scoliosi gravi e altro), ricade sui colleghi sani. Tensioni e malumore negli istituti, soprattutto dove gli Ata inidonei sono concentrati in 2, a volte 4 o 6 unità.
"Il pronunciamento del Tar è importante e rafforza la nostra battaglia contro l'odiosa norma della finanziaria 2003 che colpiva le fasce deboli sociali esulta Gianfranco Dall'Agnese di Cgil scuola . Gli inidonei allo svolgimento delle loro funzioni per motivi di salute non potranno essere licenziati dal Miur, perché l'amministrazione scolastica non può emanare circolari sulla materia di natura contrattuale. La risoluzione del rapporto di lavoro sarebbe illegale, ma la situazione resta pesante e complessa in provincia. La mancata sostituzione degli Ata inidonei con supplenti aumenta il carico di lavoro per i colleghi in salute, scaricando sulle scuole i problemi. Nella direzione didattica di Porcia ci sono 6 Ata non idonei, 4 al liceo Pujati di Sacile, altrettanti allo scientifico Grigoletti di Pordenone e 3 all'Iti Kennedy: troppi, per la gestione serena delle funzioni tra colleghi. Chiediamo al direttorato regionale una sostituzione almeno al 50 per cento (cioè un supplente ogni 2 inidonei) per evitare guerre intestine nella categoria. E per scongiurare quelle situazioni limite in cui i sensi di colpa prevalgono e alcuni Ata o docenti con forti patologie continuano a compiere le mansioni vietate dalla commissione medica, rischiando un aggravamento dello stato di salute, pur di non pesare sui colleghi".
Chiara Benotti