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Repubblica-Bari-È rivolta per il buono scuola "Declassa il settore pubblico"

Presidi e rappresentanti dei genitori concordi: quei 275 milioni dovevano essere investiti in progetti È rivolta per il buono scuola "Declassa il settore pubblico" ANNA GRITTANI duecentose...

31/03/2002
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la Repubblica

Presidi e rappresentanti dei genitori concordi: quei 275 milioni dovevano essere investiti in progetti
È rivolta per il buono scuola "Declassa il settore pubblico"

ANNA GRITTANI

duecentosettantacinque milioni di euro in buoniscuola, proprio come a Milano, esattamente come a Roma. Ma arrivano in Puglia dove il contesto scolastico è lontano anni luce dalla realtà lombarda e da quella laziale. Arrivano in un mondo, quello della scuola pugliese, che non ha ancora metabolizzato il taglio di 744 cattedre e che di fronte ad un buono erogato dalla Regione Puglia alle famiglie con un reddito inferiore ai trenta milioni, non può far altro che reagire come una tigre ferita. Ed ecco in che modo una "borsa di studio" anziché accettata a mani aperte può essere rifiutata in pieno dal mondo della scuola, al di là dell'orientamento politico, semplicemente perché si tratta di scuola pubblica. Il buono infatti è spendibile per chi ha scelto l'istituto statale, esattamente come per coloro che hanno optato per quello privato. E questo implica una quantità enorme di conseguenze. Ecco perché Marco Bronzini, rappresentante dei genitori della scuola elementare e materna Re David, commenta: "Bisogna riflettere sul fatto che il buono scuola viene introdotto oggi con l'indebolimento della scuola pubblica. In queste condizioni ci si trova a dover scegliere tra un pubblico declassato e un privato tutto da scoprire. Può essere accattivante. Mi spiego: se tolgo il tempo pieno in una scuola pubblica perché ho tagliato le cattedre, quella privata a pochi metri di distanza continua a garantirlo, per di più con il buono della Regione. È chiaro che la scelta delle famiglie che hanno bisogno del tempo pieno, si orienterà nei confronti del privato che tuttavia non darà mai le garanzie del pubblico". "Se gli stessi fondi fossero stati dati per i progetti continua la scuola pubblica sarebbe stata più competitiva. Invece così si sta costruendo un sistema che la danneggia, indirizzando le famiglie in strutture che magari hanno un bel giardino come biglietto da visita, ma che non possono garantire la qualità dell'insegnamento, che, a differenza del giardino, non è visibile".
La notizia rimbalza nelle scuole e i dirigenti didattici esprimono le prime opinioni a caldo. Giacomo Mondelli dirige l'istituto comprensivo Umberto I che comprende le elementari Corridoni e Piccinni e la media San Nicola. "In via preliminare dice non ho nulla contro il buono a condizione che non vengano sottratte risorse alla scuola pubblica, che comunque deve essere privilegiata. Cioè sarebbe stato necessario conoscere per prima cosa le necessità dei singoli istituti. La Regione non ha mai fatto questo tipo di indagine. È assurdo pensare di adottare gli stessi provvedimenti della Lombardia quando noi viviamo in condizioni completamente diverse". Vito Fioretti, dirigente della media Tommaso Fiore si fa un altro tipo di domanda: "Come si può spendere il buono nella scuola pubblica? Solo per i libri. Questa potrebbe essere l'unica forma possibile di utilizzo perché nella scuola pubblica le attività proposte vengono rivolte a tutti. Sarebbe stato più opportuno, invece, distribuire i fondi alle scuole e chiedere agli organi collegiali di destinarli a seconda dei progetti". Inquietante immaginare il futuro della scuola. Marco Bronzini lo vede così: "Si va verso il modello americano, dove ad attirare è il nome della scuola privata. Tra qualche anno avremo il diplomato dell'istituto x o y, ma non il diploma. Il futuro e l'indebolimento del titolo di studio".