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Repubblica-Bari-Il decalogo dei nuovi presidi

Presentato a Bari il documento elaborato dall'Andis, l'associazione di categoria Il decalogo dei nuovi presidi "Un codice etico per la scuola" L'esigenza nasce dalla necessità di regolamentare ...

23/04/2003
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la Repubblica

Presentato a Bari il documento elaborato dall'Andis, l'associazione di categoria
Il decalogo dei nuovi presidi "Un codice etico per la scuola"

L'esigenza nasce dalla necessità di regolamentare i maggiori poteri dei dirigenti: ma chi non osserva le "tavole" non rischia sanzioni
"Il nostro impegno per vincere la sfida di gettare un ponte di collaborazione tra personale, alunni, famiglie e istituzioni
ANNA GRITTANI

L'hanno chiamato codice etico, in un'epoca storica in cui di etica si parla poco e male. Con una punta di autorità, perché gli artefici sono tutti dirigenti della scuola italiana che fanno parte dell'Andis (l'associazione nazionale che li riunisce), quindi, in un certo senso, tutori di quell'etica. La particolarità è che il codice non riguarda la scuola in generale ma la stessa figura del capo d'istituto oggi chiamato dirigente. Sullo sfondo la profonda "pugliesità" del documento, tre degli artefici sono della provincia di Bari, uno di Brindisi. La sostanza è, invece, tutta nelle parole di uno di loro, Salvatore Roccella: "Il dirigente è il garante del perseguimento del bene comune nell'istituto scolastico di cui è a capo".
Quanto alle ragioni che hanno portato alla stesura di questo strumento, basti pensare all'evoluzione della figura del dirigente, che dall'epoca in cui si chiamava direttore e preside, è profondamente cambiato: dirige la scuola dell'autonomia, quindi ha più potere ma anche maggiori responsabilità. E allora ecco la necessità di un'etica codificata, strumento scritto che non è deontologico, quindi con comporta sanzioni se non lo si osserva. Segna piuttosto il passo di quest'epoca e sottolinea i valori di una professione mai come oggi a confine tra presente e futuro. Non è un caso se arriva con la riforma della scuola e proprio mentre Valentina Aprea, sottosegretario del Miur, annuncia battaglie per fare in modo che siano le stesse scuole ad assumere il personale e, di conseguenza, a licenziare. E allora ecco che il codice si tuffa nella Costituzione, ne respira la garantita uguaglianza, e le pari opportunità per tutti e recita quale impegno preciso del dirigente scolastico il rispetto fedele alla "Costituzione intesa come carta dei diritti fondamentali e atto di civile convivenza e di reciproca cooperazione tra i cittadini, sottolineando come sia fondamentale assumere il principio dell'uguaglianza "sostanziale" e non solo formale anche all'interno della scuola, rifiutando quelle forme di discriminazione, più o meno implicite, che legittimano la "disuguaglianza"".
Il Codice etico dei dirigenti scolastici delle scuole autonome (così si chiama per intero) è stato da poco presentato a Bari, una delle prime tappe del Sud Italia, da Cinzia Mion, presidente del consiglio nazionale dell'Andis. Con lei gli altri artefici di casa nostra a cominciare dal segretario del consiglio nazionale Rocco Divietro, dirigente di Minervino, Giuseppe Talamo, stessa carica a Bari e per di più presidente della sezione provinciale dell'Andis, coordinatore regionale, componente del direttivo e del consiglio nazionale, Salvatore Roccella, dirigente scolastico dell'ottavo circolo di Carbonara e componente dello stesso consiglio e Pietro Maggiore, stessa carica, capo d'istituto brindisino.
Si compone di una "Premessa" che contiene "L'idea di scuola" e di due "Titoli". Il primo è costituito da dieci "Principi generali" dell'azione dirigenziale nella scuola, il secondo da sette "Principi specifici nei rapporti interni ed esterni". Il coordinatore regionale dell'Andis Giuseppe Talamo, spiega: "Il codice non è una semplice dichiarazione d'intenti, noi vogliamo ribadire forme condivisibili di responsabilità e di comportamenti in una scuola-servizio incardinata in una società globale e complessa".
E poi precisa: "Non è un tentativo di erigere barriere, anzi. Nel Titolo 2 indichiamo i comportamenti corretti che il dirigente deve assumere e ci impegniamo a mettere in atto tutte le strategie per migliorare la qualità del servizio". "È un impegno - continua - per vincere la sfida di gettare ponti di collaborazione sempre maggiore tra le varie componenti scolastiche: personale, alunni, famiglie e istituzioni. Del resto il Codice riafferma la logica prevalente dell'Andis, che consiste nell'esercizio democratico finalizzato a far prevalere un servizio pubblico a più alti livelli".
"L'idea di scuola" mette al centro lo studente stabilendo un rapporto preciso tra lui e il capo d'istituto. "Al dirigente - recita il Codice - è affidata la funzione di garantire la centralità dei soggetti studenti, il diritto al rispetto e alla valorizzazione della loro identità, compresa quella di genere, il diritto all'educazione e all'istruzione, offerte sempre e comunque ai più alti livelli". E subito dopo: "La particolare natura del servizio scolastico impone al dirigente l'assunzione piena e responsabile della leadership educativa affinché l'azione formativa della scuola, in tutti i suoi aspetti e momenti, sia pedagogicamente orientata verso i fini istituzionali".
Questa della leadership agli studenti non è andata giù. Dedicato ancora a loro questo intento singolare sul tempo che verrà: "Le giovani generazioni debbono essere incoraggiate ad esplorare in modo più rigoroso le speranze per il "futuro", sia verso la società sia verso il pianeta".
Presentato a Bari il documento elaborato dall'Andis, l'associazione di categoria
Il decalogo dei nuovi presidi "Un codice etico per la scuola"

L'esigenza nasce dalla necessità di regolamentare i maggiori poteri dei dirigenti: ma chi non osserva le "tavole" non rischia sanzioni
"Il nostro impegno per vincere la sfida di gettare un ponte di collaborazione tra personale, alunni, famiglie e istituzioni
ANNA GRITTANI

L'hanno chiamato codice etico, in un'epoca storica in cui di etica si parla poco e male. Con una punta di autorità, perché gli artefici sono tutti dirigenti della scuola italiana che fanno parte dell'Andis (l'associazione nazionale che li riunisce), quindi, in un certo senso, tutori di quell'etica. La particolarità è che il codice non riguarda la scuola in generale ma la stessa figura del capo d'istituto oggi chiamato dirigente. Sullo sfondo la profonda "pugliesità" del documento, tre degli artefici sono della provincia di Bari, uno di Brindisi. La sostanza è, invece, tutta nelle parole di uno di loro, Salvatore Roccella: "Il dirigente è il garante del perseguimento del bene comune nell'istituto scolastico di cui è a capo".
Quanto alle ragioni che hanno portato alla stesura di questo strumento, basti pensare all'evoluzione della figura del dirigente, che dall'epoca in cui si chiamava direttore e preside, è profondamente cambiato: dirige la scuola dell'autonomia, quindi ha più potere ma anche maggiori responsabilità. E allora ecco la necessità di un'etica codificata, strumento scritto che non è deontologico, quindi con comporta sanzioni se non lo si osserva. Segna piuttosto il passo di quest'epoca e sottolinea i valori di una professione mai come oggi a confine tra presente e futuro. Non è un caso se arriva con la riforma della scuola e proprio mentre Valentina Aprea, sottosegretario del Miur, annuncia battaglie per fare in modo che siano le stesse scuole ad assumere il personale e, di conseguenza, a licenziare. E allora ecco che il codice si tuffa nella Costituzione, ne respira la garantita uguaglianza, e le pari opportunità per tutti e recita quale impegno preciso del dirigente scolastico il rispetto fedele alla "Costituzione intesa come carta dei diritti fondamentali e atto di civile convivenza e di reciproca cooperazione tra i cittadini, sottolineando come sia fondamentale assumere il principio dell'uguaglianza "sostanziale" e non solo formale anche all'interno della scuola, rifiutando quelle forme di discriminazione, più o meno implicite, che legittimano la "disuguaglianza"".
Il Codice etico dei dirigenti scolastici delle scuole autonome (così si chiama per intero) è stato da poco presentato a Bari, una delle prime tappe del Sud Italia, da Cinzia Mion, presidente del consiglio nazionale dell'Andis. Con lei gli altri artefici di casa nostra a cominciare dal segretario del consiglio nazionale Rocco Divietro, dirigente di Minervino, Giuseppe Talamo, stessa carica a Bari e per di più presidente della sezione provinciale dell'Andis, coordinatore regionale, componente del direttivo e del consiglio nazionale, Salvatore Roccella, dirigente scolastico dell'ottavo circolo di Carbonara e componente dello stesso consiglio e Pietro Maggiore, stessa carica, capo d'istituto brindisino.
Si compone di una "Premessa" che contiene "L'idea di scuola" e di due "Titoli". Il primo è costituito da dieci "Principi generali" dell'azione dirigenziale nella scuola, il secondo da sette "Principi specifici nei rapporti interni ed esterni". Il coordinatore regionale dell'Andis Giuseppe Talamo, spiega: "Il codice non è una semplice dichiarazione d'intenti, noi vogliamo ribadire forme condivisibili di responsabilità e di comportamenti in una scuola-servizio incardinata in una società globale e complessa".
E poi precisa: "Non è un tentativo di erigere barriere, anzi. Nel Titolo 2 indichiamo i comportamenti corretti che il dirigente deve assumere e ci impegniamo a mettere in atto tutte le strategie per migliorare la qualità del servizio". "È un impegno - continua - per vincere la sfida di gettare ponti di collaborazione sempre maggiore tra le varie componenti scolastiche: personale, alunni, famiglie e istituzioni. Del resto il Codice riafferma la logica prevalente dell'Andis, che consiste nell'esercizio democratico finalizzato a far prevalere un servizio pubblico a più alti livelli".
"L'idea di scuola" mette al centro lo studente stabilendo un rapporto preciso tra lui e il capo d'istituto. "Al dirigente - recita il Codice - è affidata la funzione di garantire la centralità dei soggetti studenti, il diritto al rispetto e alla valorizzazione della loro identità, compresa quella di genere, il diritto all'educazione e all'istruzione, offerte sempre e comunque ai più alti livelli". E subito dopo: "La particolare natura del servizio scolastico impone al dirigente l'assunzione piena e responsabile della leadership educativa affinché l'azione formativa della scuola, in tutti i suoi aspetti e momenti, sia pedagogicamente orientata verso i fini istituzionali".
Questa della leadership agli studenti non è andata giù. Dedicato ancora a loro questo intento singolare sul tempo che verrà: "Le giovani generazioni debbono essere incoraggiate ad esplorare in modo più rigoroso le speranze per il "futuro", sia verso la società sia verso il pianeta".
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