Biennale del CESE a Firenze - Si discute di misure concrete

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    Pubblichiamo di seguito delle brevi sintesi degli interventi programmati all'interno di ciascun seminario:

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    Seminario 1

    Luigi Berlinguer, già Ministro della Pubblica Istruzione ed ora componente del Parlamento Europeo, è il Presidente moderatore di questa sessione.

    Alla base dei lavori del nostro seminario, dice Berlinguer, c'è la considerazione dell'educazione come strumento per combattere l'esclusione sociale; tale presupposto però non sempre viene condiviso nei luoghi del potere, anche se appare ormai l'unica strada percorribile.

    L'Europa non può essere una fortezza chiusa su se stessa sapendo di occupare una posizione privilegiata, deve recuperare un contesto più ampio, il mondo, verso il quale deve voltare lo sguardo per recuperare l'attenzione verso le sacche di povertà anche affrontando il fenomeno delle grandi migrazioni, andando oltre la sola cultura della sicurezza.

    Il principio dell'uguaglianza è alla base delle economie più evolute, è quindi necessario, sottolinea Berlinguer, fondare la società sul diritto all'uguaglianza, unica via per uscire dall'attuale crisi; sia da un punto di vista morale che funzionale perché chi è "sviluppato" ha bisogno di chi è in "fase di sviluppo".

    Le società che si sono più impegnate nel considerare l'educazione, l'istruzione e la ricerca come presupposti per l'inclusione sociale, hanno dimostrato che la cura delle eccellenze è accompagnata da una più ampia qualità media dell'istruzione.

    Questo impegna l'Europa, afferma Berlinguer, ad intraprendere un'iniziativa politica per garantire il diritto al successo e non solo all'accesso all'educazione, anche se le sue competenze sono limitate in quanto queste sono invece appannaggio dei singoli Stati membri che spesso non sono in grado di proporre modelli d'istruzione inclusivi.

    Il ruolo dell'educazione familiare
    Anne Alitolppa Niitamo, Federazione finlandese delle famiglie > Educazione alle nuove tecnologie dell'informazione e inclusione sociale.

    L'educazione formale, non formale ed informale è l'unico strumento per eliminare l'esclusione sociale e la povertà, partendo da quella delle famiglie nella grande varietà di background che spesso lasciano in eredità il proprio stato sociale alle generazioni successive: sono quindi in grado i genitori di fungere da mediatori tra il bambino e la società? Due sono le aree di formazione dei genitori che noi abbiamo individuato per dare sostegno alle famiglie per arrivare ad un comportamento adeguato nella società, spesso non la propria, all'interno della quale si muovono. La prima per saper rispondere al cambiamento repentino della società. Infatti, detti cambiamenti mettono alcune famiglie a rischio di esclusione sociale a causa di una risposta lenta, che può ampliare differenze preesistente o crearne di nuove anche fra generazioni diverse della stessa famiglia. La seconda rivolta all'accesso all'uso delle nuove tecnologie informatiche, presupposto per una non esclusione. Infatti, gruppi meno abbienti sono a rischio di "esclusione tecnologica" anche se, poi, uno degli aspetti che dovrà essere gestito è la questione della sicurezza delle reti e dei contenuti.

    Tutto questo con particolare riferimento alle famiglie dei migranti che si trovano catapultate in culture completamente diversa dalla propria.

    L'educazione alla multiculturalità
    Mostafa el Ayoubi, Redattore capo, Rivista Confronti > Educazione nelle moschee.

    Partendo dal presupposto che ormai anche l'Italia è un Paese multietnico, multiculturale e multireligioso, abbiamo pensato di utilizzare i luoghi di culto per fare formazione finalizzata all'inclusione.

    Gli immigrati sono maggiormente a rischio di esclusione sociale perché non conoscono né la lingua né la cultura del Paese che li ospita.

    Nasce così l'idea di sperimentare un progetto di formazione alla cittadinanza attiva, con particolare riferimento alla cultura italiana e alla conoscenza della lingua per gli usi quotidiani, in due Moschee di Roma, luoghi che già sono opportunità di socializzazione più che di preghiera per immigrati di religione islamica.

    Per non rischiare di escludere completamente le donne dal percorso progettato, abbiamo diviso gli interessati in due gruppi, uno di donne e uno di uomini, in questo caso la sfida è stata quella di riuscire a far conoscere, proprio al gruppo di donne, il territorio in cui vivono con il quale, prima di allora, interagivano pochissimo e solo in certi contesti (scuola dei figli, medico, ecc...).

    Perché le tematiche da noi oggi qui affrontate possano trovare una piena attuazione, l'Europa non può lasciare in mano ai singoli Stati membri le politiche di educazione come accesso all'inclusione sociale né le politiche dell'immigrazione.

    L'educazione di strada
    Denisa Pochova, Medico pediatra all'ospedale di Presov, Consigliere di RAMAD (Associazione di Giovani rom in Slovacchia)

    La repubblica Slovacca, esordisce, ha l'obbligo di applicare la convenzione sui diritti dei bambini. Tra i diritti previsti sono fondamentali:

    1. Il diritto alla salute.

    2. Il diritto di accesso ai servizi socio-sanitari.

    I bambini ROM non hanno la possibilità di fruire di questi diritti in quanto vivono in comunità segregate, in contesti sociali fortemente deteriorati, in condizioni sanitarie precarie (spesso senza acqua, sistema fognario, gas, ecc...). A causa di queste condizioni tra i bambini ROM permane un tasso molto alto di mortalità infantile, di circa tre volte superiore alla mortalità media degli altri gruppi sociali, e un tasso di ospedalizzazione molto elevato.

    I bambini appena nati sono i più esposti a complicanze anche per la scarsa sensibilità delle mamme (di solito di età molto giovane) sui rischi cui è sottoposto l'embrione (fumo, alcool, ecc...).

    Per combattere queste condizioni di degrado e di esclusione sociale, è fondamentale la prevenzione per la quale si sono attivate delle procedure di sensibilizzazione delle madri, su alcuni temi fondamentali:

    • contraccezione;

    • allattamento al seno;

    • malnutrizione;

    • cura del bambino.

    Il ruolo dell'istruzione scolastica
    Simona Taliani, Centro Frantz Fanon,Torino > Educazione scolastica: inclusione immigrati

    La scuola è per eccellenza il luogo dove si incontrano i problemi connessi ai processi migratori e, allo stesso tempo le occasioni per dare una risposta alla questione dell'inclusione.

    Costituisce il luogo di resistenza contro i fenomeni di esclusione e di marginalizzazione sociale.

    Il disagio connesso alla condizione di migrante, di natura culturale e politica, non deve scivolare nella sfera della medicalizzazione.

    Spesso i bambini migranti sono inviati ai servizi di Neuropsichiatria infantile col rischio di patologizzare una condizione che non ha alcuna origine psicopatologica col rischio di indurre i bambini a percepirsi come dei malati.

    Non si possono delegare a pratiche di tipo medico problemi che hanno natura sociale ed economica.

    Progetto Torino

    In collaborazione con il Comune di Torino, da oltre dieci anni, si sono attivate esperienze di laboratori interculturali con lo scopo di:

    • Stimolare nei bambini la presa di coscienza della propria identità culturale di provenienza;

    • Articolare il senso dell'appartenenza con gli scenari delle esperienze migratorie partendo dalla propria.

    Spesso, enfatizzando solo alcuni aspetti parziali delle culture di provenienza (per esempio le feste) si rischia di banalizzare il senso dell'appartenenza occorre invece ridare una dimensione più ampiamente antropologico al concetto di cultura.

    Situazione sociale dei ROM
    Luca Bravi , Professore di Scienze Sociali, Università Telematica L. da Vinci, Facoltà di Scienze della Formazione

    La popolazione ROM trova nella Comunità Europea un interlocutore privilegiato in quanto costituisce il gruppo etnico più numeroso in Europa.

    Il quadro diventa più complesso nel rapporto con i singoli Paesi nei quali sono percepiti come stranieri pur avendo, in molti casi, la cittadinanza.

    La caratteristica comune, che si riscontra in tutti i Pesi è la tendenza alla segregazione e alla marginalizzazione, la costante tenuta a distanza; prevale lo stereotipo dello zingaro vissuto come gruppo asociale, nomade pericoloso e delinquenziale.

    Questo atteggiamento si articola su tre livelli:

    1. Storiografico, poco o nulla si è fatto per costruire una memoria collettiva della storia di segregazione e sterminio subita durante il regime Nazifascista;

    2. Sociale, le popolazione ROM vengono relegate ai margini degli spazi urbani in campi fatiscenti, privi dei servizi essenziali.

    3. Educativo, condizioni di discriminazione e di isolamento nella comunità scolastica attraverso l'inserimento in classi speciali, negando dignità alla cultura ROM, certificazione di percorsi formativi differenziati.

    I processi di integrazione coatta sono falliti: più i bambini ROM vengono inseriti in progetti differenziati, più è alto l'insuccesso scolastico.

    Occorre, invece, ripartire da una progettazione condivisa che permetta alle popolazioni ROM di vivere in condizioni di pari dignità.

    Un approccio comparativo dei legami tra educazione e esclusione sociale nei paesi dell'UE (Programma di richerca YOUNEX)
    Didier Chabanet, Ricercatore all'ENS di Lione

    La ricerca è mirata a monitorare i percorsi di giovani disoccupati di lunga durata in sei diversi Paesi dell'UE. Alcune considerazioni:

    • la disoccupazione è vissuta come un'esperienza personale;

    • il grado di istruzione posseduto determina il modo di percepire questa esperienza: chi possiede un livello più elevato di istruzione ha una visione meno negativa, legata alle maggiori opportunità di trovare una collocazione lavorativa;

    • coloro che hanno un curriculo scolastico più alto riescono a proiettarsi oltre progettando percorsi di formazione coerenti e mirati.

    Nei Paesi Europei il numero di disoccupati è inversamente proporzionale ai livelli di istruzione. La famiglia ha un ruolo fondamentale nell'alleviare i disagi della condizione di inoccupato offrendo conforto morale, affettivo ed economico.

    Dall'indagine emergono tre orientamenti trasversali:

    • correlazione tra genere e percezione dello stato di disoccupato: per gli uomini è più problematico accettare la propria condizione di disoccupazione che per le donne.

    • Difficoltà nel dare un senso alla gestione del tempo;

    • Assenza di riferimenti politici: il disoccupato si sente solo col proprio destino ed è condotto verso la svalutazione del sé e verso una percezione di svalutazione sociale.

    Emerge una domanda fondamentale a cui è difficile dare risposta: come rappresentare la sorte di coloro che non riescono a raggiungere condizioni di eccellenza.

    Atelier Grundtvig: formazione interculturale
    Noureddine Erradi, Integration for all (IFA)

    Erradi è impegnato in Olanda da numerosi anni in progetti di integrazione per i migranti.

    Presenta un progetto condotto con sedici politici olandesi coinvolti in un'esperienza di “integrazione alla rovescia” : vengono cioè coinvolti in un programma d'integrazione in Marocco. I partecipanti hanno vissuto l'esperienza di un'intervista in una lingua straniera non conosciuta aiutati da un interprete. Al termine del colloquio sono stati collocati in ambiti lavorativi diversi. L'esperienza è stata documentata in un breve filmato. I partecipanti hanno potuto constatare il ruolo fondamentale della società che accoglie nei processi d'integrazione: l'integrazione può avere successo solo se c'è uno scambio interattivo tra i migranti e la popolazione locale.

    Famiglia e scuola: alleanza educativa?
    Celeste Pernisco, Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani (ANPE - EUROFEPP)

    In questi anni un eccesso d'individualismo ha trasformato i processi educativi frantumandoli progressivamente mentre la famiglia ha subito notevoli modifiche nei suoi equilibri interni.

    La scuola è stata investita da un processo di “deleghe improprie” da parte delle famiglie.

    Genitori ed insegnanti sono educatori corresponsabili, fra loro complementari, che hanno bisogno di definire una maggior condivisione dei processi educativi.

    Occorre stabilire un patto di fiducia tra famiglia e scuola che ridisegni gli ambiti di intervento e si configuri come partecipazione attiva alle scelte in materia di politica scolastica.

    Campagna globale di sensibilizzazione e d’informazione sul lavoro minorile (ILO)
    Maria Gabriella Lay, Programme Manager

    L'organizzazione internazionale del lavoro (ILO) ha lo scopo di attivare processi d'inclusione che coinvolgano tutte le persone e gli enti interessati, sindacati, associazioni imprenditoriali, partiti politici. La lotta alle nuove povertà e contro il lavoro minorile rappresenta una priorità essenziale.

    Viene presentato un breve filmato sulle condizioni dei bambini in diversi paesi del mondo. La dislocazione delle produzioni scarica molto spesso sui bambini attività lavorative pesanti in situazioni estreme. In questi paesi i bambini crescono con la consapevolezza di non avere sogni per il futuro. Di fronte a questi scenari occorre ribadire l'educazione come diritto fondamentale del nostro tempo. È fondamentale allargare il concetto di educazione ad un processo che si svolge durante l'intero arco della vita. Una delle sfide dei nostri tempi è progettare un futuro comune in vista di uno sviluppo sostenibile fondato sulla cooperazione.

    Scarica il documento conclusivo del primo seminario

    Seminario 2

    Ad introdurre il seminario è Marco Revelli (Presidente della Commissione d'inchiesta su l'esclusione sociale del Ministero del Lavoro).

    Dai dati ricavati dalla Commissione d'Inchiesta sull'esclusione sociale emerge in maniera netta il nesso forte tra povertà ed esclusione sociale. Chi è povero a livello materiale, lo è anche, purtroppo, a livello di istruzione e di salute, perché non può accedere ai migliori servizi formativi e sanitari.

    L'altro dato allarmante è che fino a ieri i lavoratori stabili erano garantiti dal rischio di povertà. Nel mondo globale è invece comparsa la figura del lavoratore povero; in Italia il 10% dei lavoratori è in condizione di povertà relativa (ha cioè un reddito inferiore al 60% del reddito medio italiano) e tale percentuale sale al 19% per i lavoratori atipici. Nel Sud Italia una famiglia su tre è in condizione di povertà relativa.

    La ricerca individua e caratterizza anche gli assolutamente poveri, cioè quegli individui che non possono procurarsi con i propri mezzi i servizi essenziali. In Italia 1.200.000 famiglie (circa 3 milioni di individui) vivono in questa condizione. Si tratta generalmente di famiglie con figli minori a carico, i cui componenti hanno un livello molto basso di istruzione; la deprivazione in istruzione non necessariamente inibisce la partecipazione al mercato del lavoro, ma il lavoro cui si accede è talmente basso e fragile, che fa cadere questi lavoratori con bassa specializzazione nella condizione di povertà.

    La scuola in Europa, e in Italia in particolare, non funziona ancora come "ascensore sociale". In Europa i giovani provenienti da famiglie con alta scolarizzazione hanno possibilità di raggiungere i livelli più alti della scala sociale tre volte e mezza superiori ai ragazzi con genitori a bassa scolarizzazione. In Italia tale rapporto sale al drammatico livello del 7,7%.

    Le alternative per l'inserimento dei giovani emarginati
    Lionel Urdy, Direttore generale dell'Ecole de la 2nde chance, Marsiglia

    Urdy ha portato l'esperienza delle Scuole francesi della "Seconde chance", che offrono una seconda possibilità di reinserimento nei percorsi formativi ai giovani che hanno abbandonato la scuola senza aver conseguito un diploma o una qualifica. Il punto forte di questa esperienza è l'approccio individualizzato: ogni giovane viene seguito da un équipe educativa, che progetta per lui un percorso su misura finalizzato all'acquisizione di quello "zoccolo duro" di competenze di base, che permettono a chiunque un esercizio responsabile dei propri diritti di cittadinanza. Questi percorsi sono condotti in stretta collaborazione con le Aziende e prevedono un consistente monte ore di stage e tirocini formativi. L'obiettivo di questa collaborazione è quello di far acquisire ai giovani un portfolio di competenze da sfruttare nel mondo del lavoro, attraverso l'elaborazione di un progetto professionale adeguato per il loro futuro lavorativo; per questo la finalità principale non è quella di conseguire un diploma ufficiale.

    Queste scuole della "seconda opportunità" non fanno parte del sistema di istruzione statale francese, ma sono da questo riconosciute e sostenute, anche se la gran parte dei costi grava sulle comunità locali e sulle aziende. Esse si sottopongono periodicamente a valutazioni dell'efficacia dei percorsi proposti. Ad oggi queste scuole registrano il 59% di uscite positive, consistenti nella sottoscrizione di un contratto di lavoro o nel reinserimento nei percorsi di istruzione statale con un progetto credibile di alternanza scuola - lavoro.

    L'apertura dell'ambiente di lavoro alle persone escluse
    Stéphane Lévêque, Direttore, NASAT Gens du voyage

    Lévêque ha portato la sua esperienza, nell'ambito di una rete integrata, di progettazione di itinerari formativi specifici per ragazzi "rom". In Francia il tasso di scolarizzazione dei ragazzi nomadi è del 30%, ma questo dato già allarmante non coglie a pieno la gravità della questione, in quanto chi va a scuola lo fa solo per brevi periodi, cambiando continuamente scuola, con lunghi periodi di lontananza dai banchi di scuola. La rete FNASAT, di cui Lévêque fa parte, ha sperimentato che uno dei pochi mezzi per lottare contro l'esclusione sociale dei nomadi è la creazione assistita di aziende individuali, attraverso azioni di accompagnamento e di sostegno. Anche quest'iniziativa si caratterizza per un approccio individualizzato e il più possibile flessibile, al fine di rispondere in maniera funzionale ai bisogni specifici di ognuno. Le associazioni della rete FNASAT aiutano i nomadi ad avere un indirizzo (anche solo per ricevere la posta), presso la sede di un'associazione, a muovere i primi passi nella contabilità aziendale e si fanno promotori di percorsi formativi semplificati di accesso al diploma, dal momento che in Francia esso è necessario per poter svolger molti lavori anche di natura artigianale.

    L'obiettivo finale è quello di sviluppare le abilità necessarie alla gestione di un'azienda individuale, trasferendo e patrimonializzando queste competenze nell'ambito della famiglia nomade allargata.

    La precarizzazione dei lavoratori
    Maria Assunta Serenari, Associazione Amici di Piazza Grande Onlus, Bologna > Lavoratori poveri senza dimora

    L'associazione Amici di Piazza Grande Onlus si occupa delle persone senza fissa dimora. E' nata a Bologna nel 1993 dopo un congresso della CGIL. Presenta l'esperienza da allora messa in campo con la finalità di dare risposte alle persone che si rivolgevano al sindacato con richieste di assistenza alla ricerca di lavoro. Iniziale coinvolgimento dei soggetti nella gestione del giornale di strada. Raccordo con realtà europee simili e con la commissione Affari sociali della CE. "Quello che la società rifiuta" è diventato slogan e contenuto per la costituzione di due cooperative sociali che hanno coniugato le capacità di fare impresa e offrire lavoro, e di una associazione "Avvocati di strada" che interviene sul tema e la pratica dei diritti.

    Cosa è necessario? Ribaltare le modalità normative degli enti locali sui diritti anagrafici che sono un pesante ostacolo per il lavoro; potenziare l'economia sociale; mobilitare politiche di orientamento individuale e di gruppo, un sistema integrato di formazione, politiche di pari opportunità contro ogni discriminazione; dare riconoscimento, voce e rappresentanza ai "soggetti poveri" perché esprimano in prima persona i propri bisogni.

    La creatività in un periodo di crisi economica e sociale
    Charlotte Gruber, Presidente della Rete europea delle imprese di inserimento sociale e lavorativo (ENSIE)

    Presentazione di uno spaccato in Europa di realtà socio-aziendali con scopo l'integrazione sociale e lavorativa di giovani a forte rischio di esclusione. Tentativo generalizzato di coniugare lavoro e sviluppo sostenibile sfruttando al massimo la creatività.

    In Austria, ERFA, con lo scopo di offrire lavoro a gruppi emarginati e garantire un reddito minimo; in Belgio Gruppe Terre si occupa di riciclaggio e riutilizzo di abiti, prodotti in carta, pannelli solari.
    MILLRACE IT Great Britain, azienda a grosso impatto di formazione.
    ZOVECO a Cordova in Spagna, giovani donne migranti, lavoro agricolo. Una caratteristica: è stata colpita in misura minore dalla crisi economica proprio per le caratteristiche di gestione.
    GRAZ-IOBS, un progetto integrato di sei imprese con un successo enorme di coinvolgimento di soggetti lontani dal mondo del lavoro.

    Problema-proposta: perseguire la collaborazione con i portatori di interessi economici; dare visibilità alle imprese, presenti in Europa, con un ruolo economico e forte scopo sociale di integrazione, basate su lavori collegati ad uno sviluppo sostenibile.

    Formazione professionale e inclusione sociale
    Aviana Bulgarelli, Direttrice CEDEFOP

    Ci offre una analisi del panorama occupazionale nell'Europa e uno studio che disegna un quadro statistico dei fabbisogni e delle tendenze del mercato del lavoro in Europa, con proiezioni e previsioni di ciò che le imprese richiederanno nel futuro.

    E' in netto aumento la richiesta di professioni che, oltre il diplomi e la laurea, richiedono soggetti con competenze e abilità ("life Skills") indispensabili per accedere al mercato del lavoro in evoluzione. In netta diminuzione, invece, la richiesta di lavoratori con abilità classiche di routine, con un netto spiazzamento deglla figura dell'impiegato generico. Il contenuto del lavoro sta cambiando e anche un semplice manovale deve avere competenze di base specialistiche, come una commessa non può non avere capacità relazionali. Ciò comporta un grosso rischio di ulteriore emarginazione delle fasce a basso livello di istruzione – formazione. A maggior ragione quando le statistiche ci dicono anche che in Europa la dispersione scolastica dei giovani è ancora in media del 15%. Attenzione all'effetto cosiddetto "cumulo": "meno istruito sei, meno parteciperai alle opportunità di acquisire nuove competenze, anche di cittadinanza attiva."

    Inserimento sociale e nuove povertà: una proposta metodologica
    Paolo Coceancig, CSAPSA

    Operatore sociale di Bologna: dalla testimonianza di un educatore negli ultimi dieci anni, una proposta metodologica. Emergono nuovi soggetti poveri: coloro che a 50 anni hanno perso il lavoro e non sanno come ricollocarsi, i figli della disillusione, coloro che hanno problemi di sopravvivenza ma rincorrono prodotti imposti, i cosiddetti feticci mediatici. Una denuncia: i servizi sociali non sono più sufficienti da soli a contenere e gestire le fasce emergenti di povertà ed emarginazione, è necessario un coinvolgimento attivo della società civile in una rete di responsabilità collettiva.

    Proposte su alcune direttive di percorso: Prossimità, andare nel territorio, mettere in sinergia tutte le forze presenti; personalizzazione, percorsi individualizzati, perché ogni soggetto porta storie e problematiche diverse; flessibilità nei percorsi educativo – formativi; tempestività negli interventi, partendo dai minori, i figli dei poveri che saranno i futuri poveri; accompagnamento verso obiettivi condivisi. E' necessario un forte lavoro di mediazione e di accompagnamento per veicolare i messaggi educativi, per indirizzare e convogliare le domande che il disagio pone verso le istituzioni più vicine ai cittadini.

    Il ruolo della formazione professionale nella reintegrazione nel mercato del lavoro
    Tommaso Grimaldi, Segretario generale dell'AEFP

    Affronta il tema del ruolo della formazione professionale nella reintegrazione nel mercato del lavoro. Sostiene la necessità di una forte integrazione degli interventi. occorre evitare uni intervento puramente riparatorio della formazione professionale, chiamata a rimediare i danni allo stesso modo di come si chiamano i pompieri in caso di emergenza. La formazione continua può essere efficace se fa parte di un intervento più ampio. Occorre sostenere un concetto di occupabilità che non colpevolizzi i singoli individui che non hanno occupazione e che garantisca l'accesso alla formazione permanente a tutti i cittadini.

    Indica tre pratiche positive.

    1. Gran Bretagna: la formazione professionale e continua è gestita attraverso accordi tra le parti sociali e affida ai delegati aziendali un ruolo centrale nell'analisi dei fabbisogni formativi dei lavoratori. Il sindacato nella diffusione della formazione professionale dei lavoratori è un partner di successo

    2. Francia: è posto al centro il diritto individuale alla formazione attraverso una opportunità di accesso alla formazione vicina alla residenza e capace di rimotivare l'adulto a riprendere gli studi. E' una impostazione fondata su un mix di competenze di base e di competenze professionalizzanti, molto personalizzato e con possibilità continue di evoluzione

    3. Progetto dell'UE: promuove la mobilità dei lavoratori, facendo in modo che da rischio si trasformi in opportunità e potenziando a questo fine l'autostima dei soggetti. E' un progetto in corso dal 1999 e che delinea un ruolo della formazione professionale con un orizzonte molto ampio.

    In conclusione sono necessario interventi di ampio respiro fondati sulla ricerca formativa, sulla garanzia del servizio pubblico e sulla capacità di rendere più attraente per le persone la formazione.

    L'inserimento professionale delle donne provenienti da ambienti svantaggiati
    Neus Pociello Cayuela, Fondazione AROA, Barcellona

    Sul tema dell'inserimento professionale delle donne provenienti da ambienti svantaggiati, Neus Pociello Cayuela sostiene la necessità di un forte coordinamento di tutti gli interventi riguardanti sanità, istruzione, servizi sociali.

    Gli interventi riguardanti le donne migranti sono finalizzati al conseguimento di competenze attraverso percorsi di istruzione non formale. Si è dato molto rilievo, oltre alle competenze professionali, al conseguimento di capacità di gestione del sé e di sviluppo dell'autostima per favorire capacità di esercizio della cittadinanza attiva. Si sono analizzati i fattori di esclusione quali la provenienza da vissuti e da culture diverse, la difficoltà di adeguamento in nuovi contesti socio culturali e si è evidenziato come alla base dell'esclusione vi sia innanzitutto una carenza dello sviluppo delle competenze rispetto alle proprie potenzialità ed una mancanza di capacità di individuare i propri bisogni formativi.

    Ne è conseguito che gli interventi sono stati prioritariamente finalizzati ad aiutare le donne migranti ad acquisire consapevolezza e competenza. Ad esempio, nel caso delle badanti, oltre alle competenze professionali, si è puntato a formare una maggiore coscienza di sé anche rispetto ai propri problemi emotivi. Ciò ha avuto effetti positivi nella ricerca del lavoro e anche in relazione al loro ruolo educativo nei confronti dei figli. Il concetto di fondo è quindi quello di empowerment, cioè rendere i soggetti protagonisti della propria crescita personale e sociale. Queste esperienze si sono anche misurate con la misurazione dei risultati ottenuti in termini di persone collocate nel lavoro. In conclusione è fondamentale far entrare in relazione le persone per un proprio potenziale di crescita.

    Scarica il documento conclusivo del secondo seminario

    Seminario 3

    Apre i lavori Giovanni Moro, Presidente di Fondaca e fondatore di Active Citizenship Network.

    Il punto di vista che prende in considerazione è quello dell'attivismo civico suddiviso in:

    • impegno delle organizzazioni civili;

    • l'attivismo civico come esperienza formativa, cittadini EU attivi.

    Il relatore precisa che cittadinanza attiva significa:

    1. attivismo civico come processo di apprendimento

    2. legame conoscenza-potere per esercitare la competenza civica

    Conclude evidenziando la scarsa corrispondenza tra l'impegno della cittadinanza attiva e l'azione programmata dei diversi governi nazionali.

    La parità di diritti per tutti
    Marie-Cecile Renoux, delegata di ATD Quart Monde presso l'Unione Europea

    La relatrice illustra le attività dell'Università popolare che sono finalizzate "non solo ad aiutare, ma ad unirsi per lottare; la nostra attività si basa su incontri tra persone che hanno un ruolo significativo nella società ed i fruitori del progetto, su temi che sviluppati rendono possibile nuove conoscenze al fine di favorire l'acquisizione dei propri diritti"; gli invitati raccontano le proprie esperienze e per raggiungere i suddetti obiettivi ci sono delle condizioni che i partecipanti rispettano reciprocamente:

    1. riconoscimento incondizionato dell'altro;

    2. dare significato al pensiero dell'altro.

    È necessario andare incontro alle persone, produrre e tramettere saperi.
    In questi incontri gli invitati sono portatori di conoscenze formali, ma dall'interazione con i fruitori del progetti, i primi traggono profitto (acquisendo un nuovo punto di vista) e i secondi acquisiscono attraverso la conoscenza la consapevolezza dei propri diritti.
    La riflessione sui diritti viene fatta discutendo su vari temi ad esempio sulle pari opportunità e sulla importanza di un alloggio.
    Nelle riunioni gli ospiti scoprono i nuovi diritti e la lotta contro la povertà perché mettersi insieme li aiuta a conoscere i propri diritti.

    Le parti sociali, attori nel campo dell'informazione e della formazione ai diritti
    Beniamino Lami, segretario nazionale FLC CGIL

    "Gli interventi che abbiamo ascoltato ieri ed oggi sono stati molto interessanti e mi hanno sollecitato diverse riflessioni.

    Quando questa mattina la professoressa Sanchez individuava i valori fondamentali a cui i paesi europei dovrebbero fare riferimento nelle strategie e nelle politiche per combattere povertà ed esclusione sociale, mi sembrava che stesse leggendo la Costituzione italiana, che ha consentito al nostro paese, l'Italia, di compiere importanti progressi per garantire a tutti i cittadini stessi diritti e stesse opportunità di crescita e formazione sociale.

    Voglio qui ricordare solo due passaggi socialmente molto rilevanti: l'apertura (abolizione) degli ospedali psichiatrici (legge Basaglia) e la legge 517/77 con la quale venivano abolite le classi differenziali (previste da una legge del 1962) e gli alunni disabili potevano frequentare scuola primaria e secondaria di primo grado.

    La nostra Costituzione assume quali strumenti primari della cittadinanza e di conseguenza anche quali strumenti primari per prevenire forme di esclusione sociale, il lavoro (art. 1) e la formazione.
    Il carattere inclusivo del sistema formativo italiano deriva direttamente dal dettato costituzionale che attraverso il combinato disposto di diversi articoli, tra i quali il terzo ed il trentatreesimo, ne definisce direttamente natura e finalità.
    La formazione e la scuola in particolare rivestono un carattere così importante che per quest'ultima, caso unico, ne vengono addirittura individuate le modalità di espletamento e di erogazione.

    La natura laica e plurale della nostra scuola, le sue finalità di crescita civile e culturale di ogni cittadino e di strumento indispensabile e necessario per rimuovere le disuguaglianze e gli ostacoli alla conquista di una piena cittadinanza, è fuori discussione.
    Le istituzioni della Repubblica hanno quindi il compito di costruire le condizioni perché queste finalità possano effettivamente svilupparsi e il diritto all'istruzione essere universale.

    Costruire le condizioni vuol dire andare oltre le parole e le affermazioni e investire risorse importanti per lo sviluppo dei settori della conoscenza che non solo sono fondamentali per i processi di inclusione e socializzazione, ma sono essenziali anche allo sviluppo economico dell'intera società.
    Bisogna fare come aveva fatto la legge 517/77 che non si limitava a stabilire un principio, un diritto, ma dettava le norme perché questo fosse realizzabile ed esigibile.

    Ho sentito, ieri, l'intervento della rappresentante della Confindustria che ha detto cose molto interessanti e importanti, in particolare sulla necessità di investire nei settori della conoscenza.
    Ho apprezzato quelle parole, ma perché non sono state dette quando la manovra finanziaria del governo tagliava circa 7 miliardi di € solo al settore della scuola pubblica?
    Perché non abbiamo sentito dire nulla contro la distruzione di un sistema scolastico che era il vanto della nostra nazione a livello internazionale e che era inclusivo per eccellenza?

    Costruire le condizioni per…., vuol dire dotarsi di un sistema in grado di intuire e capire le trasformazioni sociali e di interagire con esse.
    Cioè un sistema strutturalmente in grado di riformarsi trasformarsi in rapporto alle caratteristiche delle realtà in cui opera.

    Il fenomeno migratorio che ha investito l'Italia come molti altri paesi europei, non ha più il carattere dell'eccezionalità, ma ha ormai assunto una caratteristica di tipo strutturale. La multiculturalità e la multietnicità della nostra società sono caratteristiche evidenti e palpabili ed hanno prodotto profondi mutamenti che investono tanto il territorio quanto i diversi aspetti del welfare, dalla sanità al lavoro alla scuola.

    Non c'è banco di prova migliore del rapporto con l'immigrazione per verificare la capacità del nostro sistema scolastico di essere fedele al dettato costituzionale.
    Non c'è banco di prova migliore per verificare la capacità di trasformare multiculturalità e multietnicità in intercultura.
    L'intercultura è essa stessa cultura, carica di principi di solidarietà, uguaglianza, cittadinanza e democrazia e, da questo punto di vista rappresenta la traduzione più concreta della nostra Costituzione.

    È una cultura che si costruisce insieme, nell'interazione tra identità diverse di singoli e di comunità che fa dell'etica della pace, della fratellanza, e del riconoscimento delle diversità, il fulcro di una chance di crescita civile e sociale individuale e collettiva.
    È una cultura per costruire una società più giusta; per questo la scuola statale va difesa contro i tentativi di farla tornare indietro di decine d'anni, contro il tentativo di dequalificarla e alla fin fine di privatizzarla insieme al diritto all'istruzione".

    L'esclusione precoce dei giovani dalle reti d'istruzione e di formazione
    Cesare Moreno, Presidente dell'Associazione Maestri di strada ONLUS.

    Il relatore si occupa come maestro di strada di adolescenti espulsi dalla scuola. Quello che propone è un percorso di cittadinanza che intende includere saperi: scolastici, informali, di cittadinanza e di lavoro.

    L'inclusione non è l'esito di un processo ma l'inizio dello stesso, quello che permette l'incontro educativo, visto come dono reciproco.

    Infatti, è importante costruire la comunità (luogo in cui si costruiscono legami) dare regole e parole a chi non le ha. Sarà poi possibile stabilire un patto per crescere in sè e per sè , ed infine, essere riconosciuti e riconoscersi nell'istituzione/legge.

    Moreno propone una comunità di resistenza che permetta agli esclusi di convivere con l'esclusione come uomini veri e cittadini attivi. La scuola come luogo per insegnare la dignità attraverso i legami che vi si realizzano.

    L'istruzione come servizio universale
    Alessandro Martini, Direttore Caritas Firenze.

    Porta la testimonianza dell'impegno dell'istituzione che rappresenta, sottolineando come l'educazione sia un tema fondamentale all'interno di un istituto caritativo quale quello a cui appartiene. Cita Don Lorenzo Milani, il quale diceva che buttare nel mondo contemporaneo un ragazzo senza istruzione è come buttare in cielo un passero senza ali. Quello che la Caritas persegue è il concetto di Educazione solidale, una scommessa per rendere autenticamente realizzato ogni essere umano. L'individualismo e l'egocentrismo fanno vedere l' altro come nemico, per la Caritas dunque l'ascolto dell' altro è una missione che consente di trasmettere alle istituzioni, le voci inascoltate. Esiste una povertà più forte di qualunque altra ed è la povertà della solitudine e dell'ignoranza. E' per questo che il dialogo e l'accompagnamento solidale di ogni vita umana, sono necessari.

    Diritto di accesso ai finanziamenti
    Denis Stokkink, Presidente del Think tank europeo"pour la solidarité".

    Il relatore evidenzia che 78 milioni di cittadini europei sono sotto la soglia di povertà, ovvero il 16% della popolazione europea. Questo dato è inaccettabile in quanto il trattato di Lisbona dice che l'esclusione sociale corrisponde alla mancanza di molti diritti fondamentali.

    Il progetto 2020 dell'Unione Europea è una strategia che dovrebbe sopperire al fallimento del trattato di Lisbona.
    Il relatore afferma che ridurre di 20 milioni i poveri, così come gli stati dell'U.E. stanno negoziando, è un obiettivo raggiungibile.

    Tra i fenomeni dell'esclusione si evidenzia anche: esclusione ai finanziamenti.
    I servizi finanziari di base quali bonifico, carte, ect.., sono fondamentali per partecipare alla vita sociale-economica; molti sono gli esclusi da questi servizi.
    Alcuni dati nei paesi dei 15 sono nella popolazione adulta il 10%; nei nuovi Stati dell'U.E: rappresentano il 47%; si passa dal 2% nei Paesi Bassi al 67% della Lettonia. Le cause sono: la mancanza di informazione, la opacità dell'informazione e la difficoltà dell'accesso al credito.

    Il consumatore deve essere formato; esistono strumenti formativi e di sensibilizzazione ma questo è da inserire in un lavoro a lungo termine.
    Attraverso strumenti informativi efficaci, in materia di educazione, insieme ai diversi partner privati-pubblico-civile è possibile raggiungere tutti i potenziali utenti.

    Non devono essere gli esclusi ad andare verso l'informazione, ma la formazione e l'informazione devono andare incontro ai poveri e agli esclusi e quindi i mezzi informali devono essere potenziati. Liberare gli esclusi dando informazioni.

    Cittadinanza e Costituzione
    Simonetta Fichelli, Direzione Generale Personale della Scuola, Ufficio Formazione Miur, ha individuato 3 itinerari di formazione su cittadinanza europea, cittadinanza e diritti umani, cittadinanza attiva che comportano competenze trasversali, disciplinari e civiche.

    Riferendosi al programma Comenius, ha detto che in Italia le scuole capofila sono le prime in Europa in termini di capacità progettuale e innovazione. Le buone pratiche delle scuole si sono cimentate su temi importanti come i diritti dell'infanzia, la legalità, l'ambiente, ecc. Un'esperienza importante sul territorio è stata svolta dalle reti di scuole per la costruzione di un curricolo di cittadinanza che accompagni gli studenti nei diversi ordini di scuola: importante la partecipazione dei diversi attori, dalle scuole, alle associazioni agli enti locali che fa del territorio un comunità.

    Rosario Iaccarino, responsabile nazionale formazione sindacale FIM Cisl, illustra l'obiettivo della sua organizzazione, nel porsi sempre più come "sindacato educatore". In tempi di profonda crisi come quello che viviamo, dice Iaccarino, il rischio reale è quello di un ripiegamento dell'individuo nel locale. Molto spesso continua, questa chiusura genera insicurezza, intolleranza e quindi esclusione sociale. La Cisl dunque, intende preparare i nuovi sindacalisti ad affrontare le sfide della globalizzazione, rimandando spesso e volentieri al senso complessivo dei cambiamenti contemporanei. Fare rappresentanza sindacale oggi, vuol dire dare vita e difendere i diritti collettivi. Fare comunità. Poiché la comunità interrompe la chiusura del soggetto.

    Sergio Marelli, Segretario Generale FOCSIV, sottolinea che il diritto all'educazione viene continuamente citato nelle leggi che regolano il nostro vivere quotidiano e viene costantemente definito come un diritto per tutti. Teoricamente dunque, l'educazione è per tutti. Ma tutti sappiamo dice Marelli, che non è così. Se esistono degli esclusi, l'educazione non è per tutti. Soprattutto al di fuori dei confini europei, il per tutti è una vera chimera. Nel 2015 è previsto un dato spaventoso dice Marelli, 56 milioni di bambini, non avranno accesso all'educazione. Di questi 56 milioni continua Marelli, 25 risiedono risiedono in zone di conflitto. È chiaro dunque il legame, tra mancanza di istruzione e guerra. Senza educazione, c'è terreno fertile per la violenza e i fondamentalismi. L'educazione dunque va massimamente estesa e ne vanno anche ripensati gli indici di calcolo della qualità. L'indicatore attuale ad esempio, segnala che per qualità dell'istruzione, l'Italia è al 6° posto. Un dato che contrasta enormemente con la nostra esperienza, che ci dice che nel nostro Paese, l'istruzione ha diversi problemi.

    Luisa Bosisio Fazzi, Presidente del Consiglio nazionale sulla disabilità, sottolinea come la condizione di non accesso ai diritti, sia parte essenziale della disabilità. In Italia, l'istruzione del bambino con disabilità, è un diritto garantito dalla Costituzione, ma in tanti altri paesi, ciò non avviene. E tra i paesi, dice Fazzi, che non garantiscono questo diritto, ci sono paesi fondatori dell'Unione Europea. Il diritto all'educazione, rappresenta un diritto ad essere ritenuto cittadino. 300 milioni di bambini con disabilità, non vengono neanche citati nelle statistiche ufficiali. Bisogna dunque educare alla disabilità, ossia educare le comunità ad accettarla.

    I lavori si interrompono per lasciare spazio agli interventi dei partecipanti.

    Dopo una breve pausa, il dibattito riprende con l'intervento di Stéphane Buffetaut, Consigliere del Comitato economico e sociale europeo.

    Buffetaut fa una sintesi degli interventi del mattino. Sottolinea però come sia utile considerare come molto importante la responsabilità sociale delle imprese. Questa può essere esplicitata nel momento della formazione del personale e nelle assunzioni. Si tratta di produrre atti concreti e non solo filosofie. Fa rilevare come in molti interventi del mattino si sia ribadito come in una società dei diritti è importante che questi siano agiti, esercitati piuttosto che proclamati. Questo perché il vero obiettivo dell’esercizio dei diritti è il raggiungimento della dignità umana. Le èlites tendono a riprodursi, questa è chiaramente una discriminazione. Nelle classi sociali più deboli stanno aumentando gli abbandoni scolastici. Questo è particolarmente evidente ad esempio per gli immigrati, per i disabili. Gli abbandoni sono disastrosi anche per le imprese. È importante riaffermare la responsabilità educativa di tutti gli attori sociali a partire dalle famiglie, della scuola, delle imprese, delle associazioni sindacali. È poi importante che vengano implementate politiche attive per affrontare in modo concreto temi complessi come quelli dell’immigrazione che non possono essere affrontati solamente con le buone intenzioni.

    Scarica il documento conclusivo del terzo seminario

  • 09:00

    Web cronaca prima giornata
    Web cronaca terza giornata

    La discussione della biennale del Comitato economico e sociale europeo sul tema "L'educazione per combattere l'esclusione sociale" è entrata nel vivo. Il confronto si è sviluppato su varie tematiche, alternando petizioni di principio con buone pratiche, e tra interlocutori diversi, dalle parti sociali, all'associazionismo, al mondo della scuola, alle istituzioni europee. Domani, nella giornata conclusiva sarà presente il Presidente della Commissione europea José M. Barroso.

    Ha brillato per la sua assenza il ministro Gelmini, prevista tra i relatori della prima giornata. Ma l'inclusione sociale e il diritto all'istruzione non sono evidentemente temi che la appassionano. E di certo il ministro avrebbe avuto qualche imbarazzo a giustificare le sue politiche per l'istruzione che vanno in senso opposto alle raccomandazioni dell'Unione.

    Sànchez Miguel: non si può tagliare il miglior strumento di inclusione

    Nell'aprire i lavori della seconda giornata Maria Candela Sànchez Miguel, consigliere del CESE, ha detto che i programmi contro la povertà adottati finora dall'Unione sono stati dei palliativi, perché non sono intervenuti sulle cause che la provocano. Se un mezzo per combattere l'esclusione e la povertà è l'educazione, intesa come bene pubblico e diritto fondamentale, allora si pone il problema del suo finanziamento. Non si può tagliare risorse al miglior strumento di inclusione, bisogna semmai intervenire sui contenuti dell'istruzione e dell'insegnamento per migliorarli.

    Sanchez ha parlato di innovazione, creatività e di sviluppo di nuove conoscenze. Adeguare i contenuti della formazione è necessario visto che il 25% dei posti di lavoro in Europa richiede una formazione specifica.

    Zamagni: povertà e disuguaglianza minacce per la democrazia

    Stefano Zamagni, presidente dell'Agenzia per le organizzazioni di utilità sociale, ha spiegato come l'aumento della povertà in Europa, un trend in salita da 15 anni, minaccia la coesione sociale e la stessa democrazia. Più c'è diseguaglianza più si diffonde la disaffezione e la demotivazione a partecipare alla vita civile. Quindi la povertà è un indicatore di diseguaglianza, viceversa l'inclusione porta coesione sociale. Zamagni si è soffermato sul fatto che la povertà deriva anche da un'istruzione e una formazione inadeguate. Riferendosi alla strutturale del mercato del lavoro ha spiegato che la strozzatura non c'è sulle mansioni più umili né sui lavori ad altissima qualificazione, ma su quelli "medi": si spiega così l'alto numero di laureati disoccupati. Rispetto allo sbocco professionale – ha proseguito Zamagni – l'istruzione per tutti è necessaria ma non sufficiente, va integrata con la formazione "non formale". Dare completezza e utilità all'istruzione e formazione delle persone ("istruire nella giusta direzione") significa non solo dare loro più opportunità lavorativa, ma evitare anche la frustrazione di quanti contavano sulla scuola e sull'università per inserirsi nella società. Infine ha parlato del ruolo delle associazioni non profit nel proporre modelli di istruzione "non formale", sottolineandone la complementarietà (e non la sostitutività) con l'istruzione "formale" di competenza pubblica.

    L'impegno dell'Unione europea

    Antonia Carparelli della Direzione generale dell'impiego della Commissione ha assicurato l'impegno affinché il 2010, anno europeo contro la povertà, sia denso di iniziative efficaci. I contenuti della Strategia 2020, molto di più di quella di Lisbona, assegnano importanza strategica alla lotta contro la povertà. Il cardine è uno sviluppo intelligente (innovazioni tecnologiche), sostenibile (rispetto dell'ambiente), inclusivo (capitale umano), di cui, quindi, educazione, energia e ricerca sono i tre volani. Carparelli ha citato alcune statistiche che dimostrano, in questo marcando un disaccordo con le analisi di Zamagni, che il rischio di povertà (che tocca circa 23 milioni di europei, il 17%) aumenta tra le persone con bassa istruzione e diminuisce tra persone con alta istruzione. Si è soffermata sull'importanza dell'inserimento dei bambini nella scuola d'infanzia, visto che l'esperienza dimostra che questo ha un impatto significativo sull'inclusione; e sul peso che ha ancora lo status familiare sul successo formativo e sull'inclusione. Ha concluso auspicando un approccio integrato al problema della povertà, perché intervenire solo sull'educazione non basta, tanto che l'Unione sta mettendo a punto una piattaforma che intende coinvolgere tutti gli attori.

    Susanne Conze della Direzione generale dell'educazione ha rilevato come i nostri sistemi di educazione non siano in grado di aiutare i bambini che hanno un background di svantaggio e il divario aumenta man mano che si sale nei gradi dell'istruzione. Ridurre l'abbandono scolastico, uno dei punti della Strategia 2020, è uno dei primi gradini nella lotta all'esclusione. Gli svantaggiata – ha detto Conze – sono esclusi fin dall'inizio, per questo bisogna cominciare con l'inserimento nella scuola dell'infanzia. Tra le misure su cui l'Unione lavora, pur sapendo che l'educazione da sola non basta, c'è l'accesso all'alta qualità della formazione, c'è una maggiore integrazione tra istruzione formale e non formale, c'è la personalizzazione dell'intervento educativo e di sostegno. E soprattutto è necessario che i sistemi siano in grado di dare di più a chi ha meno, favorendo anche il rientro nella formazione di chi ne è uscito. Il diritto di accesso deve quindi riguardare non solo la scuola di base, ma anche l'istruzione superiore, l'università, l'educazione degli adulti. Ha concluso auspicando maggiore collaborazione tra gli stati membri.

    I seminari di approfondimento

    La seconda giornata dei lavori si svolge in tre workshop di approfondimento dei vari aspetti della questione.

    Il primo workshop riguarda " L'educazione come strumento per vivere nella società: le basi dell'inclusione", a suo volta articolato in sottogruppi: il ruolo dell'educazione familiare; l'educazione alla multiculturalità; l'educazione di strada; il ruolo dell'istruzione scolastica. Tra i relatori l'ex ministro Luigi Berlinguer.

    Il secondo è " L'educazione come strumento per accedere al mercato del lavoro: attuazione dell'inclusione", articolato in sottogruppi; le alternative per l'inserimento dei giovani emarginati; l'apertura dell'ambiente di lavoro alle persone escluse; la precarizzazione dei lavoratori; la creatività in un periodo di crisi economica e sociale. Tra i relatori il sociologo Marco Revelli, tra gli intervenuti il segretario generale della Uil Scuola Massimo Di Menna.

    Il terzo è " L'educazione come strumento per esercitare i propri diritti: l'inclusione attiva", articolato in sottogruppi: la parità di diritti per tutti; le parti sociali, attori nel campo dell'informazione e della formazione ai diritti; l'esclusione precoce dei giovani dalle reti d'istruzione e di formazione; l'istruzione come servizio universale. Tra i relatori Giovanni Moro, Cesare Moreno e Beniamino Lami.

    Il lavoro dei gruppi è finalizzato a formulare dei pareri per la Commissione e definire così in maniera più precisa gli obiettivi della Strategia 2020, quella che sostituirà Lisbona e informerà le politiche europee nel prossimo decennio in un campo delicato come la lotta all'esclusione e alla povertà.