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Anno I n. 9 del 19 ottobre 2005
 
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Decreti attuativi Legge 53

 

Secondo ciclo. Una conclusione puramente formale

Il 18 ottobre il MIUR ha pubblicato il decreto sul secondo ciclo.

Alcuni giorni prima la questione era stata oggetto di una conferenza stampa in cui il ministro aveva lasciato intendere che, pur accogliendo la richiesta delle regioni di avviare il nuovo sistema nel 2007, la sperimentazione sarebbe partita nel 2006. Il testo pubblicato, però, non porta nessuna traccia di questa possibilità, dal momento che l'unica data menzionata è il 2007, anzi, si dice chiaramente che fino all'attuazione di tutti i passaggi normativi relativi ai licei il Ministero non promuoverà sperimentazioni "ferma restando l'autonomia scolastica".

I passaggi normativi che il ministero dovrebbe definire non sono piccola cosa e i problemi da affrontare (confluenza dei vecchi 41 indirizzi nei 15 nuovi, titoli e sbocchi professionali, 20% di orario per autonomia e Regioni) sono difficilmente risolvibili nei due mesi che ci separano dalle iscrizioni al prossimo anno scolastico.

Sostanzialmente l'approvazione del decreto e la conclusione della cosiddetta riforma sono puramente formali: i tempi di attuazione lasciano ancora aperto lo spazio per una battaglia a tutto campo per l'abrogazione della legge, una battaglia a cui la FLC Cgil non intende rinunciare coerentemente al suo giudizio negativo su tutta l'impostazione del sistema che esce riconfermata nel testo definitivo.

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Secondo ciclo. La dinamica della notizia

Come ha preso corpo la notizia dell'approvazione del decreto e l'argomento della sperimentazione?

Venerdì 14 febbraio, ore 13,30, al termine del Consiglio dei Ministri, con una conferenza stampa è stata annunciata l'approvazione del decreto sul secondo ciclo. Ma come di abitudine il Ministro Moratti e il premier Berlusconi si sono presentati ai giornalisti senza il testo del decreto. Nell'informativa consegnata ai giornalisti si leggeva che la nuova superiore sarebbe partita dal 2007. Nessun riferimento alla sperimentazione del 2006 riportato invece da tutta la stampa il giorno seguente.

Nel tardo pomeriggio il MIUR ritrattava con un comunicato in cui ammetteva che in merito alla sperimentazione il decreto non conteneva riferimenti ad una data precisa,

Martedì 11, in serata, il MIUR pubblicava il decreto dove si poteva leggere che "sino alla definizione di tutti i passaggi normativi propedeutici all'avvio del secondo ciclo di competenza del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, il medesimo Ministero non promuoverà sperimentazioni del nuovo ordinamento nelle scuole, ferma restando l'autonomia scolastica".

Lo svolgimento di questa vicenda conferma la grande difficoltà del Ministro di fronte alle posizioni oltranziste emerse nelle commissioni parlamentari e malcela un tentativo di sfruttare l'effetto notizia.

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Secondo ciclo. La posizione e le indicazioni della FLC Cgil

Il giudizio della FLC Cgil sul decreto rimane negativo: i pochi cambiamenti introdotti non mutano la sostanza di un sistema segregante e classista. Il rinvio al 2007 anche della sperimentazione riduce le possibilità di equivoco e disorientamento, anche se la dinamica della notizia tendeva proprio a questo.

Queste sono le indicazioni della FLC Cgil per una corretta informazione dentro le scuole:

  • l'avvio del secondo ciclo è rinviato al 2007 e quindi nulla è effettivamente deciso;

  • la tanto sbandierata conclusione della riforma è puramente formale;

  • non vi è ragione per procedere a sperimentazioni di sorta tanto più che una delle misure richiamate riguarda la confluenza dei vecchi nei nuovi indirizzi, i quali non sono perciò lasciati alla iniziativa spontanea delle scuole;

  • nei due mesi che ci separano dalle iscrizioni nessuna scuola può assumersi la responsabilità di trasformare una scuola professionalizzante in un liceo;

  • nessuno può appellarsi ad indicazioni superiori che a questo punto non ci sono;

  • con quel riferimento finale all'autonomia si cerca di scaricare sulle scuole scelte al di sopra delle loro responsabilità.

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Secondo ciclo. Vocazionale sarà lei!

Un nuovo temine è comparso in questi giorni: quello del liceo vocazionale. Questo non significa però che i licei da otto che erano diventino nove. "Vocazionale" è solo un anglicismo che sta per "professionale". Non c'è niente di sacrale: la Vocational education in Inghilterra è molto prosaicamente l'istruzione professionale.

In questo caso abbiamo capito che i licei in questione sono semplicemente i licei con indirizzi (tecnologico, economico e artistico).

Un gioco di parole dunque per indorare la pillola? Probabilmente si, ma non un gioco innocente. Infatti, in italiano, l'aggettivo deriva dal sostantivo "vocazione", e a questo, complice l'uso religioso del termine, si da spesso il significato di predestinazione. Sicché avremmo quelli che hanno la vocazione del meccanico, dell'informatico, del chimico e quelli che hanno le vocazioni del professore, dell'avvocato, dell'ingegnere. Insomma i predestinati ai lavori manuali, da una parte, e i predestinati a quelli intellettuali, dall'altra.

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Secondo ciclo. Cambiamento o arretramento?

C'è da restare ammirati: la scuola cambia dopo 80 anni." Così ha detto il Presidente del Consiglio alla conferenza stampa alludendo alla persistenza dei principi gentiliani nella scuola italiana. Ma se si pensa che l'essenza di questa legge è la separazione tra licei e istruzione professionale si può ben dire che, tutt'al più, si cambia dopo 69 anni.

Fu infatti il ministro Bottai, fautore di un fascismo un po' più modernista e populista di quello del suo predecessore, che riportò alle dipendenze del Ministero dell'educazione nazionale le scuole tecniche e professionali che Gentile nel 1923 aveva delegato ai ministeri dell'industria e del lavoro. E da allora queste scuole ci sono sempre rimaste, sono cresciute e si sono moltiplicate.

Oggi gli istituti professionali (e dietro a loro gli istituti tecnici isteriliti nei licei cosiddetti tecnologici) vengono nuovamente sbattuti fuori dal Ministero dell'Istruzione.

Altro che cambiamento! Si torna indietro di 82 anni!

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Formazione iniziale dei docenti: 
dal concorso ordinario .. al concorso ordinario 

Il Decreto attuativo dell'art. 5 della legge 53/03, approvato il 14 ottobre, introduce cambiamenti importanti nel percorso di formazione e di reclutamento dei docenti.

Tali cambiamenti recepiscono principalmente le raccomandazioni contenute nelle relazioni di maggioranza delle commissioni di Camera e Senato e aggirano l'accusa di eccesso di delega, lasciando inalterato il concorso ordinario per l'accesso ai posti nelle scuole, non senza qualche cedimento alla "voglia matta" di qualcuno di scegliersi i docenti, almeno nella fase preconcorsuale.

Il Ministro ha dovuto fare marcia indietro e reintrodurre il concorso visto che la delega era sulla formazione e non sul reclutamento, anche se lascia margini alla "chiamata diretta" per l'anno di "applicazione" per il quale non è specificato come vengano assegnati gli insegnanti alle scuole.

Il testo, con un meccanismo se possibile ancora più complesso di quello attuale, prevede dopo la laurea magistrale (specialistica) un anno di "applicazione" (tirocinio lavorando come vero insegnante), poi il concorso ordinario (a scadenza triennale) e infine l'eventuale immissione in ruolo sul 50% dei posti.

Non è chiaro cosa faranno questi "novelli" insegnanti negli anni intermedi tra un concorso e l'altro né se potranno eventualmente aspirare ad inserirsi nelle attuali graduatorie permanenti (a norme attuali pare di no).

Diamo un giudizio negativo sul meccanismo di formazione, che cancella le esperienze di queste ultimi anni, e lascia più di una incertezza su come si contemperi questa nuova formazione con l'esaurimento del precariato attuale, visto che non si prevede alcuna fase intermedia e che per il prossimo anno saranno assunti solo 20.000 docenti contro un'esigenza di almeno 50.000 (100.000 nei prossimi tre anni).

E' un argomento sul quale avremo modo di riparlare.

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