27 gennaio 2014, la memoria è la nostra identità
69° anniversario dell'abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Un approfondimento di Articolo 33.
Senza memoria non c’è vita. Tenere viva la memoria di grandi e piccoli eventi ci rende tutti migliori e più fiduciosi negli altri. Lo sapevate che Gino Bartali salvò centinaia di ebrei dalla deportazione?
Il 27 gennaio 2014, ricorre il 69° anniversario dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Il giorno della memoria, appunto.
In questo giorno tutto il mondo ricorda le vittime dell’olocausto, lo sterminio del popolo ebraico, vittima dell’odio nazionalsocialista. Ma non solo: anche gli stermini passati più inosservati, come quelli nei confronti dei disabili, degli omosessuali, degli avversari politici. Delle qualsivoglia diversità.
Qualcuno dice che il ricordo non è nulla se non viene accompagnato dai fatti, e in linea di massima ci troviamo abbastanza d’accordo. Ma è opportuno ricordare sempre, perché il ricordo aiuta a mantenere vivo l’orrore, gli sbagli, le mancate azioni. Aiuta a ricordare alle generazioni che verranno che combattere, abbattere, distruggere l’altro, combatte, abbatte e distrugge tutti noi. Aiuta a ricordare che l’altro è un valore che va difeso e che nessuna nostra azione volta a discriminarlo per la sua diversità sarà giustificata.
Perciò vi invitiamo a ricordare, sempre, e a farlo con coscienza e conoscenza. Conoscere ci rende liberi dal pregiudizio e dalle false convinzioni. Può renderci migliori di quello che siamo stati.
La FLC, Edizioni Conoscenza e Proteo Fare Sapere non hanno mai mancato a questo appuntamento con la memoria, fin dal 2001, anno di istituzione per legge di questa giornata, come testimonia il bel libro sul Futuro della memoria.
Quest’anno la rivista "Articolo 33" ha, tra l’altro, voluto ricordare, ancora la memoria, un eroe semplice, un antieroe, Gino Bartali, sì il ciclista, che da giovane nel tubo della sua bicicletta nascondeva i documenti che avrebbero salvato tanti ebrei dalla deportazione. Gino superava i posti di blocco nazi-fascisti rischiando la vita. Adesso è tra i giusti, ricordato nello Yad Vashem di Gerusalemme.