28 maggio 1974-2021: 47° anniversario della strage di Piazza Loggia a Brescia
Nel pomeriggio dalle ore 15 “Mettendo le ali agli elefanti”, incontro online. La diretta video su questo sito e la nostra pagina Facebook @flccgilfanpage.
A cura della FLC CGIL Brescia
“...gli eroi son tutti giovani e belli”
Immagini imperfette, sgranate, parole inadeguate al compito provano a raccontare a coloro che non c’erano la vita, la storia di Luigi, Clementina, Alberto, Livia, Giulietta, Vittorio, Euplo, Bartolomeo stroncate dalla violenza cieca della strage fascista del 28 maggio 1974 in Piazza Loggia.
Il tempo ha cristallizzato i loro profili di donne e uomini, troppo giovani alcune e alcuni di loro.
La partecipazione all’azione politica, all’elaborazione culturale, all’impegno sociale costituivano la loro ragion d’essere, il senso del loro vivere.
Ciò che li univa e ci unisce nella comune umanità è la consapevolezza della solitudine difronte alla morte e, dunque, a questa comunione bisogna contribuire con la più ampia tavolozza di colori, sfumature, ingegni, progetti personali, questo il loro insegnamento.
La verità storica e quella giudiziale sulla strage si sono allineate confermando ciò che le lavoratrici e i lavoratori, le cittadine e i cittadini avevano compreso e riaffermato con la presenza nella piazza quel giorno e nei drammatici giorni successivi: usare la strage, le stragi, per confinare nella paura i sogni e i desideri di nuova equità. I protagonisti diventavano coloro che stavano ai margini della vita civile e questo non era accettabile per chi guardava alle suggestioni del passato.
Oggi l’azione di testimonianza deve potersi dispiegare “cantando le gesta degli eroi”, un mito civile collettivo nel quale la città sappia riconoscersi.
Sono trascorsi 47 anni, di cui moltissimi impegnati dalla città a pretendere verità e giustizia da uno Stato che al proprio interno celava attori di ingiustizia responsabilmente conniventi con gli assassini.
Ora è il tempo di riprendere il cammino politico, allora interrotto e per troppi anni sospeso, perché “la loro morte non sia stata vana” e dunque possa offrirsi ad exemplum la loro vita a quanti ne conoscono solo l’effige delle lapidi.
Li accomunava la volontà di realizzare il disegno di democrazia compiuta tratteggiato così mirabilmente nella Costituzione, testo nel quale la diversità è “sinonimo” di ricchezza e non trovano spazio e tempo l’odio e la violenza perché le istituzioni devono essere totalmente occupate a “rimuovere ostacoli” che impediscono l’affermarsi della dignità di ciascun*.
Coniugavano per questo l’azione quotidiana del fare scuola attraverso metodi e contenuti aperti all’ascolto e al protagonismo degli studenti con l’azione politica, la sola in grado di dare a quei gesti un valore universale, di trasformare la bellezza del conoscere in diritto.
Oggi l’urgenza sollecitata dalle studentesse e dagli studenti, dai giovani cittadin*, riguarda la tutela del pianeta che non è altro rispetto all’urgenza di costruire diritti universali di libertà, uguaglianza e solidarietà.
La necessità investe in modo diretto la scelta dei termini, delle parole con le quali narrare quegli anni o il presente, rifuggendo la semplificazione impoverente di “anni bui” per allora e il tempo pre e post “covid” per raccontare l’oggi.
La piazza vissuta diventa allora espansione della riflessione fatta a scuola e nei luoghi di lavoro, spazio privilegiato dell’incontro, dello scambio manifesto in antitesi palese con quanti, fascisti mascherati, prediligono, oggi come allora, la paura, l’offesa attraverso nickname, la predicazione dell’insignificanza, il catastrofismo paralizzante, il razzismo escludente.
Oggi come allora l’inesauribile ricerca del sapere ci permette di “mettere ali agli elefanti”, di costruire con dolcezza l’ignoto.