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5 ottobre 2016: la giornata mondiale degli insegnanti, dedicata quest’anno alla parità di genere

L'UNESCO denuncia un'insufficienza di insegnanti nel mondo. Il nostro pensiero alle recenti vicende in Messico e Turchia.

05/10/2016
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L'istruzione è un diritto umano. E gli insegnanti portano in aula, ogni giorno, la grande responsabilità di educare le generazioni future alla costruzione di una società basata sullo sviluppo sostenibile, la pace, la democrazia, i diritti umani e l’uguaglianza.

È per questo che nel 1994 l’UNESCO ha istituito la Giornata Mondiale degli Insegnanti, per onorare i milioni di educatori che, in tutto il mondo, dedicano la loro vita per insegnare a bambini, giovani ed adulti. La giornata di quest’anno è dedicata al tema della parità di genere, per celebrare una professione che ha una grandissima dimensione femminile.

Otto insegnanti donne su dieci, è questo, infatti, il nostro primato: come emerge dai dati pubblicati dall’Istituto UNESCO per la Statistica a livello mondiale le donne rappresentano il 62% degli insegnanti della scuola primaria. Ma mentre molti paesi, soprattutto nell’Europea orientale, registrano picchi di oltre 98% di insegnanti donna, ci sono invece intere regioni, come l’Africa Sub-Sahariana, dove la componente femminile è molto scarsa e dove le condizioni di lavoro sono in via di peggioramento. E nonostante questa regione sia la più carente, anche gli Stati Uniti, la Spagna, l’Irlanda, la Svezia, e l’Italia, rientrano nella lista dei 112 Stati colpiti da un “insufficienza di insegnanti”: secondo il rapporto UNESCO mancano infatti all’appello almeno due milioni di insegnanti per raggiungere l’obiettivo internazionale di garantire a tutti l’accesso all’istruzione primaria entro l’anno 2015, definito dagli accordi “Education for All” e dai Millennium Development Goals.

Ma come si può sanare un vuoto del genere se ancora oggi in alcuni paesi di tutto il mondo viene condotta una vera e propria guerra contro gli insegnanti? Paesi come Nochixtlan, nello Stato di Oaxaca, in Messico, dove lo scorso 19 giugno, la polizia federale nel corso di una manifestazione contro la Riforma dell’istruzione voluta dal governo ha sparato su una folla disarmata uccidendo 10 insegnanti e ferito decine di persone. Paesi come la Turchia, dove le purghe di massa del regime turco dopo il fallito colpo di Stato del 15 luglio stanno colpendo duramente anche l’intero sistema d’istruzione: di recente, infatti, il Consiglio per l’alta educazione ha chiesto le dimissioni di 1577 rettori e sospeso oltre 15.200 tra impiegati e funzionari del ministero della Pubblica istruzione, mentre il ministero dell’Educazione ha revocato la licenza d’insegnamento a 21 mila docenti con l’accusa di essere dei terroristi, cioè nemici del governo.

Paesi in cui l’obiettivo comune è quello di precarizzare la vita e il lavoro degli insegnanti e se non si è d’accordo, se non ci si adegua, si viene tagliati fuori, in un modo o nell’altro.

Il nostro pensiero oggi vuole essere per loro, gli insegnanti di tutto il mondo che lottano ogni giorno, fuori e dentro le aule, per portare avanti con coraggio il loro obiettivo di futuro. Che difendono i loro doveri, che combattono per i loro diritti e sfidano istituzioni e governi. E che non mollano mai.