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700 migranti morti nel canale di Sicilia

Uomini, donne e bambini in cerca di un futuro diverso, di lavoro e di scuole, trovano la morte davanti alle coste italiane.

20/04/2015
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Nella notte tra sabato e ​domenica 19 aprile, molte centinaia di persone sono morte in un tragico incidente nel canale di Sicilia, quando il barcone sul quale viaggiavano i migranti si è improvvisamente ribaltato sul fianco. Secondo la ricostruzione di un sopravvissuto, la tragedia è avvenuta quando all​'​arrivo di una nave di soccorso, chiamata durante la navigazione, tutti si sono precipitati in cerca di salvezza da un lato dello scafo, che non ha sopportato il peso e si è schiantato.

Nel peschereccio,​ lungo meno di 30 metri​,​ c'erano uomini e donne provenienti da molti paesi, Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh, Ghana, e probabilmente più di 50 bambini, tutti in cerca di un futuro migliore, in fuga dalla fame, dalle guerre e spesso dalla morte.

La FLC CGIL ha ben chiaro quello che dovrebbe diventare il mare M​editerraneo e quanto la conoscenza rappresenti il volano della reale integrazione, dell’accoglienza e della costruzione di una casa comune. Dai progetti di cooperazione educativa costruiti insieme ai sindacati di Marocco e Tunisia per la costruzione di un ponte di pace, partendo dal coinvolgimento delle scuole italiane, fino alla collaborazione nel World Social Forum di Tunisi, con i sindacati  tedeschi, greci e turchi sul diritto all’educazione per i bambini rifugiati, l’impegno della FLC CGIL è costante. “Il ​M​editerraneo deve ritornare a essere un mare di vita”, ha dichiarato Domenico Pantaleo, il segretario generale della FLC CGIL, “un mare di cultura, di civiltà. Un mare dove si incontrano i lavoratori di tutti i paesi, dove i bambini crescono lontani dalle guerre e dalla morte, lontano dallo sfruttamento e dalla privazione. L'immigrazione ​è un dato strutturale e non un evento emergenziale e proprio per questa ragione deve determinare ​anche ​le politiche globali che l'Europa adotta per la pace​ e lo sviluppo delle aree inter​n​e”​.​