Appalti: CGIL, proposta legge per crescita e qualità lavoro
Il 19 marzo 2015 è la giornata nazionale per la raccolta delle firme nei luoghi di lavoro.
Da www.cgil.it
Continua e si intensifica la campagna della Cgil “Gli appalti sono il nostro lavoro. I diritti non sono in appalto”. Un'iniziativa promossa dal sindacato di corso d'Italia a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare sulla questione appalti che, in sintesi, propone: la garanzia dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti privati e pubblici; il contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra le imprese; la tutela dell'occupazione nei cambi di appalto. Mentre, dopo aver attraversato le regioni del Nord, il furgone della Cgil continua il suo viaggio nel Paese per la raccolta di firme (qui le prossime tappe), in vista di giovedì 19 marzo giornata nazionale per la raccolta firme nei luoghi di lavoro.
“Si stima, per difetto, siano oltre tre milioni e mezzo. Lavorano spesso nel mezzo di sprechi e inefficienze, senza adeguate tutele e senza che vengano riconosciuti e rispettati i diritti minimi. Sono quelli che lavorano 'in appalto', o peggio in sub appalto, inseriti in un segmento produttivo che, per quanto riguarda i soli appalti pubblici, rappresenta più del 15% del Pil nazionale mentre al 2%, sempre del Pil, ammonta la variazione dei costi per gli appalti relativi a beni e servizi”. Da questa analisi la Cgil promuove la campagna 'Gli appalti sono il nostro lavoro. I diritti non sono in appalto' a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare sul tema. Sempre più spesso, infatti, il sindacato ricorda come “la parola appalti è associata a inefficienze, ruberie, malaffare e, tragicamente, morte sul lavoro. Come se non bastasse il contratto a tutele crescenti del Jobs Act, combinato agli sgravi per le nuove assunzioni, potrebbe abbattersi come una scure, determinando una vera e propria esplosione di licenziamenti e di nuove assunzioni a 'monetizzazione crescente', azzerando diritti pregressi”.
Il perché di questa campagna del sindacato guidato da Susanna Camusso è “nella piaga rappresentata da questo pezzo di mondo del lavoro, caratterizzato da cattiva gestione e forme di illegalità che alimentano il fenomeno della corruzione, determinando una riduzione degli investimenti esteri del 16% e un aumento del costo complessivo degli appalti stessi del 20%”. Eppure le vere vittime di queste dinamiche, individua l'organizzazione di corso d'Italia, “sono quei milioni di lavoratori che trasversalmente, dal pubblico al privato, attraversano tutti i settori, dalle forniture ai servizi passando per le costruzioni”. Lavoratrici e lavoratori con pochi diritti e scarse tutele, “in particolare sul tema della responsabilità solidale (ovvero il coinvolgimento di tutti i soggetti che intervengono nel contratto di appalto - committente, appaltatore e subappaltatore - nel controllo e rispetto del versante salariale e contributivo dei lavoratori) e della clausola sociale (nota anche come la tutela del lavoro in caso di cambio di appalto)”. La Cgil stima siano oltre 3,5 milioni di persone, “esposte per una vita al precariato, pur essendo per la gran parte assunte a tempo indeterminato, senza carriere contributive dignitose, con basse retribuzioni e senza valorizzazione professionale. Perché quello negli appalti è lavoro povero, intenso, frammentario, faticoso e mal retribuito. Anche perché sugli appalti si scaricano l’abbattimento dei costi di fornitura e realizzazione di beni e servizi troppo spesso a danno della qualità delle opere e dei diritti dei lavoratori”.
Sintesi proposta di legge. Questa la fotografia del sistema, qui si inserisce la proposta della Cgil che, in estrema sintesi, si articola in tre punti: “1. Affermare una tutela reale dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti pubblici e privati, messi in discussione da almeno tre provvedimenti legislativi in questi ultimi due anni; 2. Contrastare le pratiche di concorrenza sleale tra le imprese che non solo finiscono per ripercuotersi pesantemente sulle stesse condizioni di lavoro ma perseguono una logica di competitività fra imprese fondata sulla prevalenza del principio dei costi in alternativa alla qualità del lavoro e alle capacità imprenditoriali; 3. Consolidare ed estendere la clausola sociale riferita al mantenimento del posto di lavoro in caso di cambio di appalto affermando che, laddove cambia la titolarità dell'appalto ma si è in presenza della continuità del lavoro, è legittimo consolidare la continuità dei rapporti di lavoro in essere”. Per realizzare questi tre obiettivi la proposta di legge della Cgil sostiene la necessità di reintrodurre la responsabilità solidale (come quanto previsto originariamente dalla legge 276 del 2003): il committente dell'appalto deve essere cioè responsabile in solido, entro il limite dei due anni, del trattamento salariale e contributivo dei lavoratori in appalto in caso di inadempienza dell'appaltatore. Senza dimenticare che elemento cruciale che qualifica la proposta di legge è la riduzione drastica delle 30 mila stazioni appaltanti - ovvero quei soggetti che affidano a terzi, mediante una procedura di appalto, l'esecuzione di lavori pubblici o la fornitura di beni o servizi - che operano in Italia.
Rapporto Jobs Act e appalti. La sorte dei lavoratori in (e in sub) appalto in tempi di Jobs Act, fa notare la Cgil, “si aggrava considerevolmente, sul versante lavoro e ammortizzatori sociali”. Con il superamento dell’articolo 18 e del reintegro in caso di licenziamento illegittimo, e la sostituzione del contratto a tempo indeterminato con quello a tutele crescenti, “si disincentivano di fatto le clausole sociali per l’occupazione nei cambi di appalto e si determina una situazione in cui, anche per lavoratori di lunga anzianità, vengono meno le tutele avute sino ad ora in materia di licenziamenti”. L'articolo 7 del decreto del Jobs Act sul contratto a tutele crescenti (“Computo dell’anzianità negli appalti”), inoltre, “si preoccupa di legare alla reale durata del servizio del lavoratore sull'appalto l'eventuale risarcimento economico, dando per scontato che nelle stazioni appaltanti non esistano anzianità e diritti acquisiti. Così com'è la norma, nei processi di subentro negli appalti, si determinerebbe per i lavoratori una discriminazione intollerabile, in palese contrasto con i diritti maturati e conseguiti da quei lavoratori”. Un primo passo, come rivendica la Cgil, deve essere il recupero della clausola sociale, nei cambi di appalto, sostanzialmente superata dall'articolo 7 del contratto a tutele crescenti del Jobs Act, nel nuovo codice degli appalti. Codice conseguente al recepimento delle Direttive Comunitarie in materia.
Campagna appalti. La Cgil ha così avviato, a sostegno della raccolta di firme per la proposta di legge, la campagna 'Gli appalti sono il nostro lavoro. I diritti non sono in appalto'. Un furgone, partito da Aosta il 12 febbraio scorso, sta attraversando l'intero paese, rendendo itinerante la campagna. Percorrerà, nel suo viaggio, tutta l'Italia per arrivare a Roma entro la seconda metà di aprile e chiudere così la campagna e la raccolta firme. Il tutto mentre nel paese si moltiplicano le iniziative di raccolta firme. La Cgil ha poi indetto per giovedì 19 marzo una giornata nazionale di raccolta straordinaria di firme. Banchetti saranno allestiti in diversi luoghi di lavoro, anche per sensibilizzare una campagna dal forte tratto confederale.
Le tappe del viaggio. Dopo la partenza dalla Valle d'Aosta il 12 febbraio (video), il furgone si è spostato in Piemonte, per toccare poi tutte le regioni del Nord entro i primi di marzo: Lombardia dal 19 al 21 febbraio (video); Trentino Alto Adige il 23 e 24 febbraio; il 25 febbraio è stata la volta del Friuli Venezia Giulia; il Veneto il 26 febbraio con tappa a Treviso (video – foto) e il 27; dal 2 al 4 marzo è stata la volta dell'Emilia Romagna e dal 5 al 7 marzo della Liguria (La Spezia video - foto). Il furgone attraverserà il Centro Italia, fino alla fine di marzo. Dal 9 e all'11 marzo il furgone sarà in Toscana (foto), poi in Sardegna dal 13 al 18 marzo. Per il 19 marzo è prevista una giornata nazionale di raccolta firme in tutti i luoghi di lavoro, mentre il 20 e 21 il viaggio proseguirà in Umbria, poi nelle Marche il 22 e 23, in Abruzzo il 24 e 25 e in Molise il 26 e 27 marzo. Ad aprile il furgone farà tappa nelle regioni del Sud: dal 30 marzo al 4 aprile sarà in Campania, dal 9 all'11 aprile in Calabria, arriverà in Sicilia dal 13 al 16 aprile, mentre sarà in Basilicata il 17 e il 18 aprile, infine la Puglia ospiterà il furgone dal 19 al 22 aprile. La conclusione del viaggio è prevista dal 23 al 27 aprile nel Lazio.