"Articolo 33". È uscito il n. 1-2
Jobs act, lavoro e precarietà, sistema di valutazione sono alcune dei temi trattati nell’ultimo numero della rivista promossa dalla FLC CGIL.
I precari non sono mai contenti? C’è da capirli, dicono Anna Fedeli e Claudia Pratelli nel pezzo di apertura del numero 1-2 di “Articolo 33”, per il semplice motivo che eliminare il precariato sarebbe possibile se si partisse da un principio: le azioni di tutela sono toppe a colori che soddisfano gli uni e scontentano gli altri. Occorre invertire la tendenza, eliminare il precariato e ricordare che il lavoro è valore. Invece proprio la riforma del lavoro, scrive Massimo Mari, rende più facile licenziare e non tutela nulla, dà la licenza a licenziare. E si continua sulla stessa strada: come risulta da una ricerca Eurofound la crisi l’hanno pagata i lavoratori, scrive Pino Patroncini.
Antonio Valentino insiste su un buon sistema valutazione, un’occasione per un miglioramento delle scuole. Ma Pino Assandri ricorda che “La Buona Scuola” di Renzi non parla nemmeno di libri e le biblioteche scolastiche sono ormai un deposito polveroso. Seguono le ricerche di Daniela Pietripaoli e di Miria Savioli che trattano rispettivamente di come il Rapporto Censis giudica la congiuntura che stiamo attraversando e di come la formazione influenzi i consumi culturali: chi ha più cultura ne vuole di più e poi, a differenza di quanto si crede, a livelli scolastici più bassi corrisponde un più alto tasso di disoccupazione.
Nella sezione “Tempi moderni”, Davide Baldini parla dell’uso delle immagini nella prima guerra mondiale, mentre Ermanno Detti tratta delle riviste illustrate per i soldati, volute dallo Stato maggiore per sollevare il morale… di chi? Di quelli che in trincea aspettavano la morte, giornali di trincea si chiamavano infatti. Seguono vari articoli tra cui ricordiamo: Dario Ricci sulla piaga mai sanata dei desaparecidos; Francesco Melendez sugli italiani di religione ebraica; Dario Missaglia sui tragici fatti di Parigi, una terribile censura nei confronti della satira operata paradossalmente nella patria dell’illuminismo; Enzo Grossi sulle abitudini alimentari degli italiani un po’ scolaretti.
Concludono il fascicolo i pezzi di Marco Fioramanti sull’arte e ancora le recensioni e le schedature dei libri.
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