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Aspettando l'autunno, il punto sulla situazione

L'editoriale pubblicato sul numero 7-8 della nostra rivista Articolo 33.

12/08/2011
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Anche la nostra redazione va in vacanza. Da lunedì 15 agosto, ma solo per una settimana, sospenderemo l'aggiornamento delle notizie. Non mancheremo, tuttavia, di tornare con l'informazione se la situazione lo richiedesse. L'attività riprenderà regolarmente da lunedì 22 agosto. Nessuna interruzione, invece, per la nostra Rassegna Stampa, che continuerà ad essere aggiornata quotidianamente.

È facile pensare che in autunno ci attenderà un'attività non meno intensa di quella che ci ha accompagnato nei mesi passati. Vi lasciamo, dunque, alla lettura dell'editoriale Aspettando l'autunno pubblicato sull'ultimo numero della nostra rivista Articolo 33.

Auguri di buone vacanze e di buon Ferragosto.

La redazione di flcgil.it
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Il punto sulla situazione
Aspettando l'autunno

Dopo la manovra economico finanziaria, peggiorano le condizioni dei lavoratori. Il conto salato sui settori della conoscenza. I ricatti del governo per assunzioni in cambio di diritti. Ma non è detta l'ultima parola

Un patto per la crescita che coinvolga tutte le parti sociali, un segnale di "discontinuità" che ridia credibilità al nostro Paese: è un vero grido di allarme quello di sindacati e associazioni di imprese, di banche, cooperative, che hanno scritto e diffuso a fine luglio un comunicato congiunto, esprimendo la preoccupazione per la situazione dell'Italia, dalla sfiducia di mercati all'emergenza occupazione. Solo il Governo resta imperturbabile e, come vivesse in un altro pianeta, continua la sua opera distruttrice addobbandola con le pagliacciate della Lega che apre ministeri al Nord (!).

Che la situazione sia grave è chiaro già da tempo. Ma noi italiani da 3 anni siamo stati intronati dalle chiacchiere di un presidente del consiglio e di un ministro dell'economia che prima hanno negato la crisi, poi hanno detto che l'Italia stava meglio degli altri, poi si sono inventati diversivi di varia natura, tra cui improbabili riforme epocali che erano in realtà tagli pesantissimi ai servizi pubblici, primi fra tutti l'istruzione, la formazione e la ricerca.

Dopo 3 anni siamo a subire un'ennesima manovra "lacrime e sangue" tutta sulle spalle del lavoro dipendente, delle pensioni, dei bassi redditi e ancora dei nostri settori. Una manovra a fondo perduto perché non apre alcuna prospettiva di crescita né di risanamento. Come peraltro la perfidia dei mercati sta dimostrando proprio in questi giorni. Verrebbe da dire che chi di mercato colpisce ..., se non fosse che a perire sono sempre i "soliti noti".

La gelata sull'estate

Un'estate gelata, dunque, che però preannuncia un autunno caldo.

Il 22 ottobre la FLC, la FP e la CGIL hanno convocato una manifestazione nazionale che riporti al centro dell'attenzione il lavoro pubblico e lo stato dei servizi. La ripresa delle attività scolastiche e accademiche dopo la pausa estiva sarà densa di avvenimenti. I lavoratori della scuola, dell'università, dell'AFAM e della ricerca faranno i conti con l'allungamento del blocco dei contratti, sancito dalla manovra, fino al 2014, con il blocco di qualunque progressione stipendiale e di carriera, con quasi nessuna possibilità di recupero e quindi con effetti anche sul trattamento di fine rapporto e sulla pensione.

Il recupero degli scatti di anzianità per il 2010, avvenuto per la tenacia della FLC CGIL, per il personale della scuola rischia di non essere possibile nel 2011, stando a quanto certifica la Corte dei conti, nonostante lo sbandierato ottimismo di qualche sigla sindacale. Il governo continua a parlare delle mirabilia che realizzerà con i risparmi ottenuti, ma tutti sanno che ormai c'è poco o niente da risparmiare. E continua l'opera di smantellamento di rapporti di lavoro corretti, disciplinati da un contratto nazionale.

Mentre scriviamo si sta consumando l'ultimo ricatto. 67 mila immissioni in ruolo nella scuola, anche queste frutto di battaglie e di sacrifici dei precari, delle famiglie e della FLC CGIL, avverranno solo se i nuovi assunti rinunceranno per 9 anni all'adeguamento dello stipendio iniziale. Una politica del lavoro punitiva e demotivante che deprime le persone e penalizza i servizi.

Un ricatto pesante, dunque, perché le immissioni in ruolo, previste nel cosiddetto decreto sviluppo, sono demandate a un accordo sindacale che deve certificare che esse avvengano a invarianza di spesa. Ma il peggioramento di tutto l'impianto contrattuale non trova alcuna giustificazione nel mantenimento di un tetto di spesa. Che l'obiettivo del governo sia sempre e solo quello di scardinare il contratto collettivo come strumento regolatore dei rapporti di lavoro è confermato dal rifiuto dell'ARAN di accettare, su questa partita delle immissioni in ruolo, proposte alternative tutte a costo zero.

La FLC ha deciso di sospendere la firma all'intesa-ricatto, ponendo rigorose condizioni per farlo, facendo proposte alternative. Forse sarà questo un grado in più della temperatura dell'autunno. Ben vengano le immissioni in ruolo, tanto attese dai lavoratori e tanto necessarie alla scuola, ma non si può certo pensare che lo scambio delle assunzioni contro la cessione dei diritti e della dignità del lavoro sia indolore. E già vediamo tanti petti pronti ad appiccicarsi immeritate medagliette.

I lavoratori non hanno l'anello al naso.

Continua anche l'opera di picconamento dell'università, già soffocata dal taglio del fondo di funzionamento ordinario e dalla impossibile applicazione della riforma Gelmini arenata nella miriade di decreti applicativi che produce. Anche qui non mancano le misure punitive. Ultima in ordine di tempo la proposta di commissariamento degli Atenei giudicati in dissesto. Il limite del provvedimento proposto è che non solo non si analizzano le cause (in tanti casi potrebbe trattarsi del taglio dei trasferimenti statali), ma che, dopo la cura dei commissari, vengono rimessi in sella i precedenti rettori. Per non parlare poi di come sono impostati i piani di rientro: insomma dopo avere messo le università in grado di non lavorare, si da loro il colpo di grazia.

Non abbassare la guardia

Dalla scuola, dall'università, dalla ricerca, dall'AFAM può partire un messaggio forte e chiaro a chi in questi anni ne ha fatto terreno di rapina ed estorsione di risorse.

Per ricostruire l'Italia bisogna ripartire proprio dai nostri settori, ridando fiato al lavoro nella conoscenza e fiducia a quanti credono ancora che formarsi ed essere istruiti fa bene a se stessi e alla comunità, che sostenere ricerca e innovazione crea lavoro e sviluppo.

Tutti i lavoratori pubblici saranno chiamati a rinnovare le rappresentanze di luogo di lavoro, le RSU, a eleggere direttamente la persona che parlerà per loro e raccoglierà le loro istanze. Sarà un grande appuntamento democratico, l'occasione per gli stessi sindacati di rinnovarsi e misurarsi con i problemi quotidiani del lavoro. Che non sia un'occasione perduta dipenderà davvero dai lavoratori, dalla loro voglia di riprendersi la parola, di partecipare, di scegliere.

Ma avremo occasione di riparlarne.