
Tra lingue e culture. Educare alla ricerca di connessioni (Asterios editore)
Segnaliamo un libro interessante per chi insegna lingua in contesti multiculturali, indipendentemente dall’ordine di scuola


Che cosa accade quando una lingua madre incontra una seconda lingua, quando nella distanza e nella separatezza dalla propria “casa-patria culturale” si cominciano a dare nomi nuovi e diversi alle cose? Come farsi carico nell’insegnamento di una seconda lingua dei cambiamenti che producono effetti sugli investimenti affettivi e relazionali destinati a nuovi contesti?
Questo è ciò che Graziella Conte, l’autrice, narra sulla base della sua lunga esperienza di insegnante Italiano L2 in un Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Roma. Nei racconti l’eco della ricerca e della pratica del Movimento di Cooperazione Educativa e del “metodo naturale” con uno dei suoi assunti fondamentali: la necessità di costruire un buon clima di gruppo che non è qualcosa di astratto, ma la creazione di un ambiente di vita e di apprendimento nel quale sono garantiti a tutti il diritto all’ascolto, il diritto di parola e di espressione.
Ci dice Graziella Conte: le persone vivono le proprie vite come un mosaico. Soprattutto se sono migranti. Un mosaico i cui ci sono i paesaggi che hanno attraversato e interiorizzato. Ogni volta che si spostano da una tessera all’altra del mosaico, mettono in atto nuove competenze cognitive. Non riconoscere questo e non farne una risorsa anche per i processi di insegnamento/apprendimento sarebbe, è, una grande, imperdonabile, perdita. Fare lingua a scuola, nella scuola cosiddetta ordinaria come nel CPIA, non significa solo comunicare, trasmettere, raccontare. Significa soprattutto farsi raccontare. Non è solo un problema di acquisizione della lingua italiana. Ricordiamoci, fra l’altro, che molto spesso i migranti sono persone che spesso posseggono 3, 4 anche 5 o 6 lingue, che sanno entrare in contatto con molte diversità, che hanno esperienza di fraintendimenti, incomprensioni e pregiudizi. È importante riconoscere e valorizzare le diverse esperienze. Come è importante utilizzare diversi linguaggi. Non si può restare chiusi in una concezione e in una prassi impiegatizia della professionalità docente. Entrare in una dimensione di ascolto, scambio e ricerca è estremamente più ricco e gratificante.
Insomma, il libro, oltre che per i docenti dei CPIA, offre stimoli, riflessioni e suggestioni per tutti/e coloro che in questa nostra scuola cercano di favorire la costruzione di una lingua comune per esprimersi, capirsi, narrarsi e narrare, parlarsi nel riconoscimento reciproco. E cercano di organizzare e di vivere la classe come un contesto favorevole alla valorizzazione e alla crescita umana e culturale di tutti.