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29 settembre: una giornata di lotta europea

Una giornata manifestazioni sindacali non solo a Bruxelles ma anche in Spagna, Grecia, Francia, Polonia, Lettonia, Serbia, Italia, Olanda, Cipro e Portogallo.

30/09/2010
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Nonostante l’attenzione dei media si sia riversata solo sulla Spagna, dove contro le misure anticrisi varate dal governo socialista era indetto (anche dalla UGT, sindacato filo-socialista) il primo sciopero generale dell’epoca Zapatero, e nonostante che la CES si fosse limitata d indire una manifestazione europea a Bruxelles, la giornata di ieri ha visto una discreta eco nei paesi europei.

Scioperi e manifestazioni in fatti si sono tenute oltre che in Belgio e in Spagna, anche in Grecia, Francia, Italia, Lettonia, Polonia, Olanda, Cipro e Portogallo.

A Bruxelles hanno sfilato 100.000 persone provenienti da tutta Europa, ma soprattutto dalle vicine regioni della Francia settentrionale e della Germania renana, dall’Olanda, dal Lussemburgo, oltre che naturalmente dal Belgio. Leggi il resoconto di Mara Montagna, precaria di Parma.

In Spagna lo sciopero ha avuto secondo i sindacati una adesione calcolabile intorno al 70% e se anche il governo tende a ridurre in maniera drastica le cifre delle adesioni confidando su una presunta minore riuscita proprio in quei settori pubblici che sono al centro dell’attacco tanto in Spagna quanto nel resto d’Europa, non c’è dubbio che il blocco dei trasporti ferroviari e aerei (nelle Canarie anche quelli marittimi e nella regione di Madrid persino stradali) e il calo di consumo energetico della Spagna del 17% (in alcune regioni del 25%) testimoniano un blocco notevole alle attività commerciali e industriali: da Fiumicino e Ciampino ieri è stato praticamente impossibile raggiungere Madrid, Barcellona o Santander. Manifestazioni si sono svolte a Madrid, Barcellona (400.000 persone), Santiago de Compostela (75.000), Oviedo (100.000 persone e l’87% di adesioni allo sciopero in tutte le Asturie), Valencia (30.000) e in numerose altre località del paese. A Madrid e Barcellona si sono avuti violenti scontri con alcune frange estremiste con una sessantina di arresti e una quarantina di feriti, ma incidenti si sono avuti qua e là in tutta la Spagna soprattutto ai picchetti degli scioperanti. Bassa sembra essere stata l’adesione allo sciopero nel Paese Basco.

A Perthus, sul confine franco-spagnolo si sono incontrati 2.000 dimostranti dei due paesi.

Uno sciopero generale si è svolto anche in Grecia. Due grosse manifestazioni si sono svolte ad Atene e a Salonicco.

In Francia, dove il grosso dei dimostranti del Nord e della regione di Parigi si è riversato sulla vicina Bruxelles, si sono svolte manifestazioni a Tolosa, Nantes e Lione.

Alcune migliaia di dimostranti hanno partecipato alla manifestazione indetta in Italia, in piazza Farnese a Roma, dalla CGIL.

Migliaia di dimostranti sono sfilati per le vie di Varsavia, in Polonia. 4.000 dimostranti erano alla manifestazione di Bor, in Serbia. 1.000 a Riga, in Lettonia. Una manifestazione si è svolta a L’Aia in Olanda, mentre in Portogallo si sono svolte manifestazioni a Lisbona (50.000 partecipanti) e Porto (20.000).

Va segnalata, inoltre, l’azione isolata di un cittadino irlandese che ieri a Dublino ha bloccato l’ingresso del parlamento con una autobotte su cui era scritto “Toxic Anglo Bank”, una scritta allusiva al coinvolgimento di una importante banca britannica nella crisi finanziaria irlandese.

In quasi tutti i paesi questa giornata europea si inseriva anche in un ciclo di lotte nazionali, in Italia (scioperi articolati nella scuola, sciopero nei trasporti, manifestazione nazionale dei metalmeccanici, manifestazione nazionale confederale) come in Spagna in Grecia in Francia (agitazioni contro la riforma delle pensioni) e in Portogallo dove sul tavolo dei sindacati c’è uno sciopero generale.

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Dalla manifestazione di Bruxelles il resoconto di Mara Montagna, precaria di Parma.

Cinquanta organizzazioni aderenti ai sindacati di 30 Paesi hanno risposto all'invito promosso dalla Confederazione Europea dei Sindacati a scendere in piazza per una giornata di mobilitazione europea il 29 settembre scorso, con scioperi e mobilitazioni che si sono svolte nelle principali città europee.

A Bruxelles nella ''Giornata d'Azione Europea'' hanno sfilato in centomila, in una manifestazione coloratissima e molto vivace, al grido di "No all'austerità, sì al lavoro e alla crescita" contro le misure di austerità recentemente adottate da molti governi europei che prevedono le stesse misure: riduzione dei salari pubblici, tagli all'istruzione e aumento dell'età pensionabile.

''La crisi finanziaria ha gettato l'Europa nella peggiore situazione economica dal 1930: 23 milioni di disoccupati in Europa, milioni di cittadini europei resi vulnerabili e insicuri, e una crescente tensione sociale. Per far fronte a questa situazione, l'unica risposta che i governi europei hanno saputo fornire è stata l'adozione di misure di austerità che riverseranno le loro conseguenze negative sulla solidarietà sociale e sulla crescita'', si legge nel volantino preparato dalla CES per la manifestazione. I piani di austerità adottati dai governi europei per far fronte alla crisi prevedono una riduzione dei salari pubblici e l'aumento dell'età pensionabile. Secondo la CES, ciò porterà ''a un aumento dell'insicurezza e della disoccupazione tra i lavoratori giovani e meno giovani, con una conseguente regressione sociale''.

I manifestanti hanno chiesto ''l'accesso a lavori di qualità e a una formazione migliore per tutti, la garanzia di una paga decente e pensioni migliori, una maggiore protezione sociale, servizi pubblici e sociali di qualità'''. E ancora ''l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie per assicurare una politica di pubblico investimento, lo sviluppo di un'industria sostenibile, maggiore coordinazione e trasparenza finanziaria''. Sono intervenuti esponenti sindacali di molti Paesi partecipanti e tante lingue diverse si sono riconosciute nelle stesse rivendicazioni.

L'intervento del segretario della confederazione europea, John Monks, ha ribadito che "governi devono difendere l'occupazione, spendere di più per il welfare, tassare le transazioni finanziarie".

Nella stessa giornata è arrivato il via libera di Bruxelles alla stretta sui debiti pubblici più elevati e al rafforzamento delle sanzioni per i Paesi non virtuosi in merito alle finanze pubbliche e alla competitività. La Commissione Ue ha adottato un pacchetto di proposte legislative che di fatto riscrive il Patto europeo di stabilità e di crescita per aumentare il controllo sulle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri, comprese le riforme strutturali che i governi saranno obbligati ad adottare.

Di fronte ad un attacco sempre più forte delle politiche europee ai diritti riconosciuti dalle Costituzioni con il conseguente peggioramento delle condizioni di vita dei suoi cittadini, è fondamentale che i sindacati europei siano capaci di una reazione unitaria, andando verso una lotta condivisa e coordinata contro un nemico comune.

È stato molto bello riscontrare la presenza alla manifestazione di tanti lavoratori appartenenti ai paesi dell'Est come la Bulgaria, la Romania, la Polonia, l'Ungheria e tanti altri dove le nostre aziende vanno a delocalizzarsi e formare un fronte comune anche con loro per rivendicare gli stessi diritti.

Ciò rinsalda la speranza di realizzare veramente una lotta comune in tutta Europa contro l'aggressività delle politiche discriminanti e ingiuste imposte dalla Commissione Ue. Crediamoci.

NO ALL'AUSTERITÀ, SÌ AL LAVORO E ALLA CRESCITA.