Anniversari francesi: la fine della grande guerra, una tappa verso la scuola unica
La fine della Grande Guerra produsse un movimento per la democratizzazione l’unitarietà della scuola: i padri avevano vegliato nella stessa trincea, i figli potevano sedere nello stesso banco. La scuola francese (e non solo) si basa tuttora su alcune di quelle proposte.
L’anno che sta per finire è stato ricco di anniversari, tra questi i 90 anni dalla fine della Grande Guerra. Ma mentre da noi qualcuno ha cercato di strumentalizzare questo anniversario per rinverdire improbabili fasti militaristici nazionali, altrove di questa data si preferisce ricordare il portato popolare che mise a contatto nelle trincee contadini e impiegati, operai e negozianti, artigiani e insegnanti, rappresentando nel bel mezzo delle disgrazie, la nascita di fenomeni di coscienza popolare che in forma inusitata prima avrebbero animato le piazze del dopoguerra. Fu un fenomeno di educazione di massa che non sfuggì ad acuti osservatori come Gramsci e Gobetti.
Oltralpe la cosa fu più evidente e consapevole e mise in moto movimenti veri e propri rivolti all’educazione. E a noi, lontani dalle retoriche militariste, piace ricordare la fine della Grande Guerra proprio per uno di questi movimenti: i cosiddetti Compagnons de la Università Nouvelle.
Si trattava di un gruppo di intellettuali, anche di rilievo (alcuni erano docenti universitari e linguisti), che ancora prima della fine della guerra, in pieno 1918, prendendo atto del mutamento sociale che la “vita di trincea” aveva prodotto nella cultura del paese lanciarono con forza l’idea di una democratizzazione dell’insegnamento scolastico in Francia. “I padri hanno vegliato insieme nella stesse trincee, i figli potranno ben sedere insieme nel medesimo banco”: questo era lo slogan.
La spinta alla democratizzazione della scuola in Francia non era una novità: lo spirito repubblicano ne era intriso e la cultura scolastica era intrisa di spirito repubblicano. Ferry aveva istituito le scuole comunali gratuite per tutti, ma al suo direttore della scuola primaria, il radical-socialista Buisson non sfuggiva il carattere di classe dell’insegnamento. I ricchi continuavano a frequentare le “petites classes” dei licei a pagamento o dei “colleges”, mentre le scuole primarie comunali gratuite erano la scuola del popolo.
I Compagnons si fecero artefici di una scuola unica, per tutti. E non solo: volevano che il liceo durasse cinque anni e non sette e che, dunque, la scuola per tutti arrivasse fino ai 14 anni. E ancora: volevano che dai 14 ai 18 anni tutti fossero obbligati a frequentare, se non il liceo, almeno l’istruzione professionale.
I loro appelli cominciarono ad apparire nel febbraio del 1918, su un settimanale di centro-destra, si arrestarono durante l’offensiva tedesca della primavera, e ricomparvero sul finire dell’anno con le stesse idee spesso marcate da uno stile lirico ma molto proiettato sull’avvenire. L’idea era che solo una scuola unica poteva mettere in luce il merito di ciascun ragazzo di Francia, laddove la separazione aveva fino ad allora privilegiato non il merito ma la casta (altro che declinare merito e libera scelta della scuola, che poi vuol dire educazione separata, come è in voga presso la nostra destra!).
Dal 1919 i Compagnons disponevano di un proprio giornale, nel 1920 l’associazione contava migliaia di aderenti. Nel loro sforzo democratizzatore trovarono sponde a sinistra. Nel 1922 organizzarono due grandi meeting “Per l’uguaglianza di tutti davanti all’insegnamento” a cui intervennero il già citato Buisson, il segretario della Cgt Jouhaux, il radicale Herriot, il socialista Blum. Nel 1924 erano all’apice del loro successo quando il governo del Cartello delle Sinistre li invitò a partecipare alla commissione per l’istituzione della scuola unica. Avrebbero voluto ridisegnare la scuola, però il governo chiedeva invece misure più limitate ma concrete: in ogni caso ottennero che le “petites classes” rientrassero nella primaria sotto la stessa direzione delle comunali e proposero che quella che poi sarà la scuola media venisse denominata per tutti college (nome che porta ancor oggi, ma il college unique arriverà in Francia solo nel 1975). Sicuramente il loro risultato più significativo fu l’imporre che dopo gli 11 anni si considerasse questa fase della vita degli alunni come la fase dell’orientamento, il quale dunque avrebbe dovuto sostituirsi ad una selezione sanzionatoria.
Il conseguimento dei primi risultati segnò tuttavia anche l’inizio del declino dei Compagnons. Già dal 1925 l’iniziativa appariva più spenta. Dopo la caduta del governo delle sinistre parteciparono ancora, nel 1927, alla commissione ministeriale per la scuola unica: il progetto di legge consacrò l’idea di un biennio comune all’inizio della scuola media, modello attualmente presente nella scuola media francese. Nel 1930 ne divenne presidente Paul Langevin, ma, nonostante il prestigio e la fama del personaggio l’associazione non riprese quota e nel 1933 cessò le attività.
Roma, 23 dicembre 2008