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Campagna mondiale per un’educazione di qualità per tutti

Unesco. La mancanza di docenti minaccia la qualità dell’educazione per tutti

27/04/2006
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Secondo la ricerca dell’ufficio statistico dell’Unesco “Insegnanti e qualità dell’educazione: monitoraggio delle necessità mondiali per il 2015”, presentata ieri a Parigi, sarà necessario reclutare più di 18milioni d’insegnanti nei prossimi nove anni, per garantire gli impegni presi a Dakar di un’educazione di qualità per tutti entro il 2015.

Lo studio evidenzia come il problema della quantità si connetta a quello della qualità. Generalmente sono i paesi che hanno maggiormente bisogno d’insegnanti (Africa sub Sahariana, Medio Oriente e Paesi Arabi) ad avere anche personale poco qualificato, considerando il diploma di scuola secondaria inferiore come il titolo minimo per garantire un certa qualità nell’insegnamento.
Ma anche le regioni più sviluppate, come l’America settentrionale e l’Europa occidentale, devono affrontare il problema della penuria di docenti, in particolare modo in matematica e scienze in conseguenza dei cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro, delle condizioni lavorative e a livello demografico.
Mentre milioni di docenti sono sul punto di andare in pensione, i giovani sono poco attratti dalla carriera nel campo educativo specialmente in Irlanda, Spagna e Stati Uniti, che dovranno assumere 1milione e 200mila insegnanti nella prossima decade.

Il rapporto presenta anche una serie di stime concernenti la diffusione dell’HIV/AIDS nei paesi della fascia Sub –Sahariana. L’epidemia sta riducendo le fasce di popolazione in età scolare ed accrescendo il numero d’insegnati necessari per il futuro. Nel caso del Mozambico, la situazione più drammatica, sarà necessario reperire per la prossima decade 155mila insegnanti, il triplo di quelli in attività, per compensare l’attuale perdita d’insegnanti dovuta all’AIDS ( circa il 10%).
I Paesi che soffrono maggiormente di penuria d’insegnanti sono ovviamente anche quelli con i maggiori problemi finanziari. Molti non possono fare altro che servirsi di para-insegnanti, per lo più privi delle qualifiche necessarie e pagati il 20% - 25% rispetto ai docenti qualificati.

Da un lato i para-insegnanti possono rispondere agli urgenti bisogni di scolarizzazione, il rischio è che la loro istituzionalizzazione, come opzione definitiva, metta in gioco la qualità del servizio e lo status generale della professione docente. Per bilanciare costi e benefici, il rapporto suggerisce di avviare corsi di qualificazione di tali docenti e ovviamente di retribuirli in modo equo, come avvenuto nel Bangladesh.

“In assenza di ciò” conclude il rapporto ”la demoralizzazione dei docenti influenzerà negativamente l’intero sistema scolastico, annullando la motivazione di provvedere un’educazione di qualità proprio in quei paesi che più hanno bisogno di docenti.”.