Come sono le pensioni spagnole.
Spagna, Maggio 2001
Maggio
Come sono le pensioni spagnole. Dal giornalino sindacale della Stei , sindacato delle Isole Baleari aderente alla confederazione nazionale Stes, apprendiamo che le pensioni per il personale insegnante in Spagna sono calcolate su un arco di contribuzione che va dai 15 ai 35 anni. A 15 anni compete un minimo del 26,92% mentre a 35 anni si raggiunge il 100%, con gradini annui del 3,65%. La pensione viene erogata in 14 mensilità e varia da un minimo di 108.622 pesetas mensili ad un massimo di 355.322 pesetas mensili lorde per il livello A e da un minimo di 75.281 pesetas ad un massimo di 279.648 pesetas per il livello B. Il pensionamento può essere obbligatorio o volontario.
Il pensionamento obbligatorio può avvenire o per incapacità permanente al lavoro o per raggiungimento dei 65 anni di età e richiede l'accreditamento di 15 anni di servizio. A 65 anni si può però chiedere una proroga fino a 70.
Il pensionamento volontario è di due tipi : quello ordinario richiede di avere 60 anni di età e 30 anni di servizio, quello cosiddetto della Logse ( la legge di riforma scolastica del 1990) richiede di essere in attività dal 1 ottobre 1990, di avere l'età di 60 anni e di avere 15 anni di servizio effettivo nello Stato.
Aumentato in molte comunità regionali l'orario della Eso. L'orario della Educaciòn Secundaria Obligatoria, il grado medio della scuola spagnola, aumenta in quasi tutte le comunità regionali di lingua castigliana. E' la scelta a cui sono state costrette le consjerias regionali schiacciate tra la scelta del Ministero dell'educazione nazionale di aumentare l'orario di lingua e di matematica e la protesta degli insegnanti di musica e di arte penalizzate dalle modifica dei cosiddetti contenuti minimi. La scelta del ministro infatti porta a sette le ore di lingua e a cinque quelle di matematica, mentre riduce a una quelle di arte e musica. La scelta di queste regioni porta in genere da 28 a 30 ore l'orario di funzionamento settimanale. Ne sono fuori le comunità con lingua regionale (tranne la Galizia che arriverà addirittura a 32 ore settimanali) per la maggior flessibilità locale che a loro è lasciata.
La "Ministra Boba". "Bobo" è un'abbreviazione che in spagnolo sta per "bohemio y borguese", come dire ricco e scapigliato, radical chic diremmo noi, quella specie metà strada tra gli hippies e gli yuppies, frutto delle metamorfosi dei terribili anni ottanta. L'appellativo sembra calzare a pennello per Pilar del Castillo, ministra dell'educazione nel governo conservatore di Aznar nel le cui origini sociologiche e familiari non lasciano dubbi in merito al suo lato borghese. Il suo lato "bohemio" è invece riscontrabile nella sua passione per la pittura, ma ancora di più per la sua storia personale. Sì perché la quarantottenne ministra del Pp, a vent'anni, in pieno franchismo, era un'esponente del gruppo di estrema sinistra Bandera Roja , da cui passò direttamente nelle fila del Pce. Cominciò staccarsi da questo mondo nel 1977 quando, vincendo una borsa di studio Fullbright, si trasferì per tre anni all'Università di Columbus nell'Ohio. Nel 1986 prese parte all'esperimento riformista di Roca e Garrigues Walker che fruttò alla lista poco più di centomila voti. Dal 1989 si muove in area Pp, anche se, forse in omaggio allo stile radical chic, finora risulta iscrtta al partito di Aznar.