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Conferenza dei Sindacati dell'Educazione dei Paesi Balcanici

Obiettivo della Conferenza, organizzata dal sindacato turco Egitim Sen, la creazione di una rete tra i sindacati dell’educazione dei paesi balcanici per rafforzare lo scambio di esperienze tra i sindacati e trovare soluzioni e azioni di lotta comuni. Presente anche la FLC, a testimonianza delle lotte fatte contro i processi di destrutturazione dell’educazione pubblica.

03/03/2009
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Pur nelle obiettive differenze esistenti in un’area geografica che vede paesi con ottimi sistemi educativi, come la Slovenia, e altri che ancora soffrono le pesanti conseguenze della guerra, come la Bosnia Erzegovina, gli interventi dei sindacati hanno messo in luce problemi e processi comuni.
Innanzitutto, la necessità di innalzare la percentuale del PIL da dedicare all’istruzione, inferiore in ogni paese alla media europea, e di migliorare le condizioni di lavoro e salariali dei lavoratori della scuola, che in alcuni casi, come la Romania, la Bulgaria sono insufficienti a garantire le necessità primarie. Obiettivi che si scontrano con l’attuale crisi finanziaria ed economica, utilizzata in modo strumentale per ridurre il sistema pubblico d’istruzione e favorire i processi di privatizzazione. Significativo quanto sta avvenendo in Turchia, dove aumentano le scuole islamiche, favorite dall’attuale governo, e le istituzioni private, volute dal Fondo Monetario, mentre mancano i docenti per la scuola pubblica, il livello dei drop out è elevato e le condizioni di lavoro assai difficoltose, con la presenza di 40-50 alunni per classi nelle grandi città. Ovunque, il processo di privatizzazione ha come principale oggetto le Università e l’istruzione superiore, ma destano preoccupazione anche i processi di decentralizzazione del sistema educativo (Romania e Grecia) perché possono portare ad una subordinazione delle scuole alle politiche locali e rompere l’unitarietà nazionale del sistema educativo. Le insufficienti risorse pubbliche e i processi di privatizzazione colpiscono, ovviamente, le fasce più povere della popolazione scolastica, tra cui le minoranze etniche, in particolar modo i rom nell’area balcanica e i Curdi in Turchia, cui è impedito di utilizzare la propria lingua nell’insegnamento. Una situazione denunciata più volte dal sindacato E?itim Sem, che per la sua posizione è stato denunciato alla Corte Suprema.

Un altro tema affrontato nei due gironi di seminario è stato quello dei diritti sindacali. In quasi tutti i paesi è garantito il diritto di sciopero e alla contrattazione collettiva, anche se poi si incontrano grandi difficoltà nell’attuazione di quanto firmato dalle parti sociali. Ma tali diritti sono ancora negati in Turchia, dove lo sciopero nei servizi pubblici é proibito e mancano forme di garanzia per la contrattazione.

Nell’ultima parte del seminario si sono esaminate le forme di lotta e di resistenza sviluppate nei diversi paesi. Molto interesse per quanto avvenuto in Italia, con il movimento degli studenti e dei genitori e le creative forme di lotta messe in atto. La Conferenza si è conclusa con un impegno comune dei sindacati presenti di creare una rete per lo scambio delle esperienze, per una comune lotta contro le strategie neoliberali e per il diritto all’educazione per tutti.

Tag: turchia

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