Ecco lo Snes!
Francia, settembre 2000
SETTEMBRE
Ecco lo Snes! US (Universitè sindacaliste)- magazine, mensile dello Snes, il principale sindacato dell’istruzione secondaria francese, sul numero di settembre ci offre uno spaccato della sua organizzazione.
77.000 aderenti, su circa 500.000 insegnanti del secondo grado, un tasso di sindacalizzazione senza pari in Francia. Una rappresentatività altrettanto ineguagliabile: 756 seggi su 1207 nelle commissioni accademiche professionali (più o meno i nostri Csp). L’adesione ad una federazione, la Fsu, che raggruppa 180.000 aderenti nei diversi settori dell’istruzione. Una presenza organizzata nella quasi totalità degli istituti, con centinaia di militanti "in produzione". Un’organizzazione per sezioni accademiche (cioè a livello di provveditorato).
Il 95% delle risorse derivate dagli iscritti, condizione per l’indipendenza dell’organizzazione (la quota di adesione è di 1.000 Ff all’anno deducibili, pari a 700 Ff netti). Un mensile, US-magazine, e un settimanale, US-hebdo. Pubblicazioni specializzate (Guide, memo, repertori) e una casa editrice, l’Adapt. Presenza su internet col sito web www.snes.edu che pubblica comunicati stampa, le versioni on-line di US, informazioni sui programmi e le proposte dello Snes. Stages di formazione e osservatori dei programmi e delle pratiche pedagogiche al cui dibattito ognuno può partecipare.
Il Centro nazionale comprende un apparato politico di 54 persone suddivise in Segreteria generale e tre grandi settori a loro volta suddivisi in diversi uffici: organizzativo - sindacale ( retribuzioni e carriere, congedi e protezione sociale, utilizzazioni e mobilità, reclutamento e tirocinio, ufficio legale, insegnanti all’estero, aree a rischio, tesoreria, funzionamento amministrativo, tesseramento, finanze e programmazione, formazione sindacale, stampa e propaganda, informatica e telematica, servizi documentari, relazioni con la stampa, relazioni internazionali, diritti e libertà), professionale ( insegnamento tecnico, licei, colleges, professione, contenuti e programmi, vita scolastica e organi collegiali, post-diploma, documentaristi, Cned) e categorie (agregès, certifiès, consiglieri pedagocici, Ce-cpe, tirocinanti, supplenti, Ma, pensionati, Mi-se).
Fine di un mito? Spesso la esterofilia dei commentatori italiani spinge a denigrare la nostra scuola e a magnificare quella di altri paesi. Tra questi una delle pietre di paragone è spesso la Francia, della cui scuola spesso si esalta la sobrietà e la laboriosità, che la porterebbero ad avere meno giorni di vacanza e meno operatori. Queste leggende sono però sempre più messe in discussione dai confronti reali tra le scuole dei diversi paesi soprattutto europei dei quali grazie anche all’integrazione europea si vengono a sapere sempre più notizie. Così il 5 settembre, in occasione della riapertura delle scuole il quotidiano Le Monde, come fanno spesso i quotidiani in Italia e probabilmente in tutto il mondo, ha pensato di dare alcuni dati sulla scuola francese. E qui abbiamo le prime sorprese.
Innanzi tutto il calendario scolastico. In Francia la scuola inizia ovunque il 5 settembre (tranne che in Corsica dove inizia il 7) e termina ovunque il 29 giugno, ma nel corso dell’anno scolastico sono previsti ben quattro periodi lunghi di vacanza: il primo intorno a Ognissanti, 10 giorni dal 28 ottobre al 6 novembre; il secondo a Natale, 17 giorni dal 23 dicembre all’8 gennaio; il terzo, denominato Vacanze d’Inverno, 17 giorni a febbraio, dislocati diversamente nei vari provveditorati (a Parigi, per esempio, va dal 10 al 26 febbraio), il quarto, denominato Vacanze di Primavera, 18 giorni più o meno ad aprile, dislocati diversamente nei vari provveditorati ( a Parigi va dal 7 al 24 aprile). Togliendo le domeniche restano 203 giorni di scuola, che in alcuni gradi di scuola, dove esiste un giorno infrasettimanale di interruzione delle lezioni, scendono a 169.
In secondo luogo il personale. Infatti gli operatori della scuola francese ammontano ad 1.314.000, di cui 866.000 insegnanti (358.000 maestri e 508.000 insegnanti del secondo grado). Di questi più di 26.000 sono precari (16.600 maestri ausiliari, 9.300 contrattisti e 525 consiglieri d’orientamento interinali).
Va detto tuttavia che, per quanto 48.000 in meno dello scorso anno, sono molti anche gli studenti: 12.508.000 di cui 6.544.000 nelle scuole primarie e materne, 3.383.000 nei colleges ( più o meno la nostra scuola media), 1.492.000 nei licei generali e tecnologici, 767.000 nei licei professionali e 321.000 nei corsi post-diploma. Rispetto all’Italia si noterà che lo sbilanciamento, sia nel numero degli alunni che nel rapporto alunni-docenti, è soprattutto nella scuola primaria e materna.
Onore ai docenti! C’è da chiedersi se i Ministri della pubblica istruzione italiano e francese si mettano d’accordo. Infatti, non diversamente dal suo collega italiano il Ministro dell’educazione nazionale francese Jack Lang si è presentato alla riapertura dell’anno scolastico rendendo omaggio alla classe docente. E’ la terza volta in circa sei mesi che una simile coincidenza si ripete: anche Lang, come De Mauro. è succeduto in primavera ad un ministro della sua stessa parte politica e, appena eletto, come De Mauro, si era espresso a favore di una maggior considerazione economica e sociale per gli insegannti.
Nel caso francese gli apprezzamenti di Lang si sono però uniti a pesanti allusioni al suo predecessore, Claude Allègre, bestia nera, come si ricorderà, degli insegnanti d’oltralpe. "Non si riforma la società contro i cittadini. – ha detto Lang – Né la scuola contro i suoi docenti. Nessuno di noi, neppure se è ministro, possiede la verità rivelata.".
Per la verità le blandizie di Lang non sembrano avere addolcito l’atteggiamento dei sindacati, preoccupati dell’intenzione del nuovo ministro di introdurre in maniera intensiva una dozzina di riforme, soprattutto nei colleges. Per ora tuttavia vanno avanti soprattutto le cose già previste da Allègre, "opportunamente adattate", ci tiene a precisare il Ministero: nei licei e nei colleges sarà sperimentato il lavoro interdisciplinare e sarà aumentato l’aiuto individuale, nuovi stanziamenti sono stati previsti per l’approvvigionamento dei centri di documentazione e informazione e ad ottobre gli studenti eleggeranno i "consigli della vita liceale", rappresentanza studentesca strutturata a livello nazionale e di provveditorato.
Lo Snuipp-Fsu, sindacato maggioritario nella primaria dice che le proposte di Lang danno danno l’impressione di un ammasso; lo Sgen-Cfdt nota: "Niente di nuovo all’orizzonte."; lo Snes-Fsu, maggioritario nella secondaria, dice: "Le questioni urgenti della democratizzazione, dello sviluppo professionale, dei contenuti dell’insegnamento e quindi del riorientamento della politica scolastica restano tutti sul tappeto." ; per gli "autonomi" dello Snalc-Csen si assiste ad un duello mediatico tra Lang e Allègre di cui fanno le spese i docenti.
Comunque per ora non sembrano annunciarsi movimenti significativi. Lo Snetaa-Fsu, sindacato dei docenti di tecnica, maggioritario nei licei professionali, ha rinunciato allo sciopero previsto per il 4 settembre a sostegno della riduzione dell’orario da 23 a 18 ore settimanali, obiettivo ormai conseguito in termini immediati, come chiedevano i docenti, e non graduali, come era disposto a concedere Allègre. E l’Herault, la regione del Midì da cui l’anno scorso era partito il movimento unitario che portò alla caduta di Allègre, esita a dar vita allo sciopero fortemente simbolico del primo giorno di scuola sulle risorse, votato con entusiasmo il 13 giugno da quattrocento insegnanti della primaria e ribadito da appena una cinquantina di maestri riuniti a Montpellier: il Se-Fen si è defilato dal movimento e lo Snuipp-Fsu pronostica un 40% di adesioni.
Le dodici fatiche di Jack Lang. Così il quotidiano Liberation ha definito la dozzina di riforme che il Ministro dell’Educazione Nazionale francese vorrebbe introdurre in tempi stretti. Oltre alle tre sperimentazioni di pratica interdisciplinare e pluridisciplinare (denominate diversamente rispettivamente nei colleges, nei licei e nei licei professionali), all’incremento dell’aiuto individuale e all’avvio degli "ateliers-lecture" nella scuola media gli impegni sono i seguenti:
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da subito, la generalizzazione dell’apprendimento di una lingua straniera nella scuola primaria (con relativa introduzione della prova di lingua obbligatoria nei concorsi per il primo grado!);
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a novembre una rifondazione dell’elaborazione dei nuovi programmi;
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un piano pluriennale per l’educazione artistica e culturale;
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a gennaio, la riforma della formazione dei docenti;
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nel 2001, un riesame delle filiere tecnologiche;
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sempre nel 2001, un piano di sviluppo delle lingue regionali;
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la riforma dell’insegnamento di scienze.
Panorama sindacale alla "rentrée". Alla ripresa dell’anno scolastico il panorama sindacale francese sembra offrire ancora ancora al Ministro dell’educazione nazionale qualche mese di tregua, anche per le diversità che dividono gli interessi dei diversi soggetti sindacali.
Lo Snes-Fsu, il principale di sindacati, sembra interessato a puntare tutta la sua attenzione sull’evoluzione e lo sviluppo della professione, all’analisi della quale ha dedicato lo scorso anno numerose e corpose inchieste. Le discussioni sui tempi di lavoro saranno l’occasione per fissare da un punto di vista sindacale le priorità in relazione all’evoluzione del sistema educativo pronosticata dalle riforme. Ma ci sarà anche il congresso della Fsu, che dovrà sciogliere alcune divergenze tra i diversi sindacati, compreso il compromesso tra Snes e Snuipp che fa sì che oggi ci siano due segretari generali nazionali.
Il Se-Fen, sarà invece impegnato a trasformare la Fen nell’Unsa-education, nuova federazione di sindacati tra loro diversi e di recente fusione.
I sindacati dei capi d’istituto sembrano impegnati in spinte rivendicative più corporative, secondo Le Monde, incentrate sulla rivalutazione della funzione e sulla concretizzazione delle promesse di nuovi posti, fatte a marzo.
Gli autonomi dello Snalc-Csen e i sindacati di categoria aderenti a Force Ouvriere, pongono invece una pregiudiziale sul ritiro dei progetti interdisciplinari nei colleges e nei licei.
Tutti i sindacati sono comunque concordi nel pronosticare future tempeste se non vi saranno novità nella politica scolastica: le stesse cause, dicono richiamando le esperienze degli ultimi due anni, non possono che produrre gli stessi effetti.
Dal liceo professionale al "liceo dei mestieri". Un unico grande "liceo dei mestieri" che raggruppi formazione iniziale , in alternanza e continua nel medesimo luogo. Questa è l’idea di Jean Luc Mélenchon, ministro delegato all’istruzione professionale, per rilanciare i licei professionali. Già lo scorso anno aveva sostenuto di introdurre una retribuzione per gli studenti impegnati negli stages aziendali, competitiva con quella delle aziende per incoraggiare la frequenza dei licei professionali e battere la concorrenza dell’apprendistato in azienda e delle assunzioni dirette, economicamente molto più attraenti per i giovani francesi. Il provvedimento, promette, partirà prima della fine del 2000. Tuttavia non mancano i problemi, soprattutto in termini di personale, talché molte classi saranno senza insegnanti: c’è la difficoltà endemica di trovare docenti di materie tecniche, c’è la ripresa economica che attira verso le aziende private i professionisti da mettere sotto contratto per le attività pratiche, c’è il nuovo orario settimanale dei 20.000 docenti di tecnica che passano di colpo da 23 a 18 ore con conseguente scopertura di quasi un quarto dei posti. Quest’ultimo provvedimento, che ha consentito il ritiro dello sciopero proclamato per il 4 settembre dallo Snetaa-Fsu, fa sì che nei professionali l’anno debba cominciare col ricorso ad un grande numero di precari.
Sono previsti nei primi giorni di settembre una serie di tavole rotonde che avranno come oggetto la riforma dei diplomi e degli orari, il protocollo nazionale sugli stages e il legame tra licei e insegnamento superiore.