Etuce - documento sulla Direttiva Bolkestein
Direttiva Bolkestein. Documento approvato dal Comitato Esecuitvo dell’Etuce
Pubblichiamo il documento approvato dal Comitato Esecutivo dell’Etuce/Csee, riunitosi a Bruxelles nei giorni 13-14 giugno, sulla Direttiva Bolkestein. Dopo la discussione in diverse commissioni del Parlamento Europeo, la bozza di Direttiva è ora all’ordine del giorno nella Commissione sul Mercato Interno e la tutela del Consumatore, la cui relatrice, Evelyne Gebhardt ha presentato numerosi emendamenti, che, potrebbero, se approvati, annullare gli effetti della Direttiva sui servizi pubblici.
L’Etuce/Csee si è fatta promotrice di una campagna di pressione per l’esclusione dell’educazione dalla Direttiva, presso i membri del parlamento Europeo e le Commissioni Parlamentari cui ha aderito la FLC, che ha inviato una lettera ai Parlamentari Italiani presenti nella Commissione perché salvaguardino il settore educativo dalle ingerenze del mercato.
Roma, 21 giugno 2005
L’EDUCAZIONE NON DEVE ESSERE COMPRESA NELLA TRATTATIVA SUL MERCATO INTRENO EUROPEO
Il Comitato Esecutivo dell’ETUCE/CSEE rileva che:
la Commissione Europea mira, attraverso la bozza di Direttiva sui servizi, ad espandere il mercato interno dei servizi, inclusi i servizi educativi, di cui sono ampliate le possibilità di commercializzazione. Se quanto previsto dall’attuale testo della Direttiva entrasse in vigore, si arriverebbe alla liberalizzazione e alla riduzione dell’ordinamento pubblico in una serie di servizi pubblici vitali all’Europa Sociale, come la sanità, l’assistenza sociale, l’educazione e i servizi culturali.
L’ETUCE si oppone tenacemente all’agenda neo-liberale e alla mancanza d’attenzione al sociale come espresso in modo evidente nel testo della bozza di Direttiva. Il boom economico, che a parere dei difensori della Direttiva si potrebbe avere attraverso una liberalizzazione dei servizi, sarebbe acquisito attraverso la competizione, sulla base di standard inferiori, e non attraverso lo sviluppo di un’economia competitiva, veramente sostenibile, basata sulla conoscenza, di cui l’Europa ha bisogno.
L’ETUCE chiede ai governi dell’Unione Europea di:
Adempiere alla loro responsabilità di assicurare un’educazione pubblica di qualità in tutti i livelli educativi, equamente accessibile a tutti, e che assicuri a tutti l’accesso all’apprendimento per la vita;
Promuovere pienamente il ruolo multidimensionale dell’educazione nell’attuale società attraverso una normazione pubblica, sostenuta finanziarmente, dei sistemi educativi nazionali;
Impegnarsi a dare adeguate risorse per accrescere continuamente gli standard qualitativi dei sistemi educativi pubblici
Dare tutta l’enfasi necessaria allo sviluppo di un’Unione Europea basata sull’uguaglianza e la coesione sociale, con alti standard di diritti sociali, rispettosa della diversità culturale e fondata su una società della conoscenza a carattere inclusivo.
L’ETUCE sottolinea che:
dovrebbe essere rispettata la divisione delle competenze tra gli Stati Membri e l’Unione Europea nel settore educativo. L’importante ruolo dell’Unione Europeo è di promuovere la cooperazione e sostenere gli stati membri nello sviluppo di un’educazione di qualità attraverso raccomandazioni e misure incentivanti. L’educazione non dovrebbe ricadere in direttive legalmente vincolanti all’interno delle politiche commerciali dell’Unione europea.
L’incremento della privatizzazione dei settori educativi e della loro commercializzazione non è mai stato un obiettivo dell’agenda politica europea prima dell’introduzione della bozza di direttiva sui servizi. Non c’è stata alcuna consultazione preventiva degli stati membri e degli stakeholders su tale argomento, e nessuna argomentazione esplicita è stata portata avanti in favore di un tale progetto.
La Commissione europea non ha provveduto a fare una valutazione dell’impatto che le conseguenze della bozza di Direttiva sui servizi avrebbero sui sistemi educativi nazionali, mentre le proposte che sta facendo in questa area potrebbe avere effetti devastanti.
L’ETUCE sostiene
Gli sforzi in atto all’interno del Parlamento Europeo per assicurare una chiara esclusione dell’educazione dalla Direttiva sui Servizi.