Francia: domani sciopero di tutto il pubblico impiego
Mentre non si è ancora spenta la lotta dei ferrovieri e degli studenti universitari il 20 novembre scende in sciopero il pubblico impiego francesi. E lo sciopero minaccia di diventare generale.
La Francia è bloccata da sei giorni dallo sciopero dei ferrovieri che ha al centro l’abolizione dei regimi pensionistici speciali. Ma a questa agitazione si aggiungerà domani lo sciopero dell’intero pubblico impiego proclamato da otto sindacati di settore , ma che si estenderà anche a imprese contigue come le poste, France Telecom, Meteo France, Gaz de France e Edf e per iniziativa di Force Ouvriere anche al commercio. Anche le linee aeree rischiano di risentirne visto che lo sciopero coinvolgerà i controllori di volo.
La scuola sarà presente nello sciopero con cinque dei suoi sindacati (Fsu, Unsa, Sgen-Cfdt, Ferc-Cgt e Faen). Le rivendicazioni riguardano il no alla soppressione dei posti (22.000 di cui 11.000 solo nella scuola) e l’ apertura dei negoziati per gli aumenti 2007. Una rivendicazione quest’ultima che attira sullo sciopero l’attenzione di tutta la cittadinanza, dal momento che il problema del carovita è comune a tutte le categorie lavorative pubbliche e private. La riuscita dello sciopero può dunque essere un segnale più generale. Lo sciopero sarà accompagnato da manifestazioni a Parigi e nelle principali città della Francia. I segretari di Fsu e Unsa prevedono la riuscita dello sciopero e la chiusura della ,maggioranza delle scuole.
Allo sciopero hanno dato la loro adesione anche gli studenti universitari riuniti sabato e domenica scorsa a Tours in un coordinamento nazionale. Essi anzi rilanciano la mobilitazione per giovedì 22 novembre chiamando allo sciopero per quel giorno tutte le università: la settimana scorsa erano 28 le università interamente bloccate e15 quelle comunque tirbate da agitazioni. A Tours tuttavia erano presenti i rappresentanti di 64 università su 85 e 3 Istituti Universitari di Tecnologia. A muovere gli studenti è la recente legge sull’autonomia universitaria (LRU), ormai associata nel nome al Ministro Valerie Pécresse, che prevede una forte autonomia finanziaria delle sedi universitarie che diverranno proprietarie degli stabili e potranno costituire fondazioni. L’agitazione che ha il suo punto più politicizzato nel Comitato studentesco contro l’autonomia universitaria – Cecau, ha costretto anche lo L’Unef, la più forte delle sssociazioni studentesche, a fare marcia indietro. Nel corso dell’estate, alle prime avvisaglie della legge, l’Unef aveva avuto incontri col ministero portando a casa un aumento dei posti nel consiglio di amministrazione da 20 a 30 ( finora però erano 60) che consentiva anche un rientro della rappresentanza studentesca ( 5 posti, ma finora erano 15). Ma evidentemente questi risultati non sono apparsi sufficienti agli studenti se è vero che ancora la settimana scorsa l’Unef è uscita da un incontro con Velerie Pécresse proclamando la continuazione dell’agitazione.
Contro i blocchi delle università c’è stato un appello dei presidenti delle sedi universitarie, mentre il Ministro dell’Educazione Darcos, promettendo 11 milioni di euro per le case dello studente, ha invitato le università mettere in atto iniziative di accoglienza. A Parigi c’è stata anche una contromanifestazione di movimenti di destra contro i blocchi delle università e della rete ferroviaria.
Sul piano politico c’è da registrare la richiesta del Partito Socialista di ritirare la legge e/o di prevedere i finanziamenti promessi, che dovevano ammontare a un miliardo di euro.
Roma, 19 novembre 2007