Francia: inizio d’anno con l’obiettivo del successo scolastico
Modelli segreganti e tanto scetticismo nella lotta all’insuccesso scolastico d’oltralpe.
“
Ambition réussite” è la parola d’ordine con cui inizia l’anno scolastico in Francia. Probabilmente il Ministro dell’Educazione Nazionale Gilles de Robien (terzo rimpasto in corso di legislatura!) conta così di galvanizzare una categoria docente che non si è dimostrata molto collaborativa con le linee del governo di destra, in un contesto giovanile che negli ultimi tre anni ha visto prima un paio di significative agitazioni studentesche (costate il posto ai ministri Ferry e Fillon) e poi l’incendio delle
banlieues e il gigantesco movimento antiCPE (e che probabilmente costeranno la candidatura a Presidente della Repubblica per il primo ministro De Villepin).
E lo scetticismo circa la capacità di combattere l’insuccesso scolastico è diffusa se dobbiamo credere alla vignetta comparsa il 1 settembre su Le Monde dove due alunni che si incamminano verso scuola si dicono: “Il governo conta su di noi per sconfiggere l’insuccesso scolastico…” . “Il loro insuccesso scolastico!” dice il secondo alunno.
In ogni caso le misure che il governo prevede sono:
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Il varo dello “zoccolo comune” delle competenze che ogni alunno dovrebbe avere alla fine dell’obbligo (16 anni): padronanza della lingua francese e di una lingua straniera, dei principali elementi della matematica, della cultura scientifica e umanistica, delle tecniche più diffuse di informazione e di comunicazione, delle competenze sociali e civiche, nonché autonomia individuale e spirito di iniziativa.
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Un sostegno personalizzato per gli allievi in difficoltà, in particolare per gli allievi di 7 anni con difficoltà di lettura e per quelli di 12 in ritardo: un’esperienza che ha già riguardato 8500 classi elementari e 145 scuole medie.
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Il rilancio dell’educazione prioritaria: 249 collèges (le scuole medie francesi) sono stati a questo scopo dichiarati “ desfavorisé” e beneficeranno di mezzi supplementari con 1.000 posti di insegnante referente in più e 3.000 assistenti di educazione, per lo più studenti universitari, impegnati in quello che una volta in Italia si chiamava lo studio sussidiario.
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L’apprendistato junior: vale a dire l’anticipo a 14 anni dell’apprendistato finora fissato ai 16 anni. In realtà si tratta di corsi di avviamento al lavoro a 14 anni con la possibilità di un contratto di apprendistato a 15. Una soluzione, ufficialmente fatta per arginare la dispersione, che, oltre a ricordare molto qualcosa di nostrano, è accusata di valorizzare la preparazione dei quattordicenni. Ma che riguarderà 15.000 adolescenti (5.000 in più delle classi differenziali pre-apprendistato già esistenti).
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Il voto di vita scolastica: in altre parole la “condotta”, introdotta nella scuola media e nel professionale e ricondotta a una nota trimestrale che tiene conto dell’assiduità, del rispetto del regolamento scolastico, del coinvolgimento nella vita dell’istituto e nelle attività parascolastiche, della conoscenza del codice stradale.
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La scoperta professionale: tre ore settimanali di attività legate ad un lavoro per i ragazzi dell’ultimo anno della media.
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L’intervento sulla lettura: una misura che ha suscitato notevoli polemiche tra gli insegnanti perché, vietando il “metodo globale”, mette in discussione l’autonomia professionale degli stessi.
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Il potenziamento delle direzioni scolastiche elementari, dove 30.000 impieghi di vita scolastica sono stati reclutati per permettere ai direttori (in Francia sono maestri con questa funzione aggiuntiva) di non essere travolti dagli impegni amministrativi.
Referenti, assistenti, impieghi di vita scolastica: tutto gratis?
No! Il budget 2007 (la loro finanziaria) prevede 8.500 soppressioni di posti ed alcuni sindacati hanno già indetto uno sciopero per giovedì 28 settembre preceduto da alcune manifestazioni il 6 settembre.
Roma, 4 settembre 2006