Giornata mondiale contro il lavoro minorile: l’OIL celebra il 25° anniversario della Convenzione n. 182
La FLC CGIL partecipa ai lavori dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e si associa al contrasto del lavoro minorile nell’ottica di un cambiamento strutturale globale verso la pace e la giustizia sociale.
In occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che si celebra il 12 giugno, l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) ha previsto una specifica sessione all’interno della Conferenza Internazionale del Lavoro, per ricordare il 25º anniversario dell’adozione della Convenzione OIL n. 182 sulle forme peggiori di lavoro minorile (1999) e per valutare il lavoro svolto e definire i prossimi obiettivi. Alla sessione hanno partecipato, fra gli altri il Direttore Generale dell’ILO, Gilbert F. Houngbo, e il premio nobel Kailash Satyarthi.
La Convenzione n 182 è stata la prima convenzione OIL ad essere ratificata nel 2020 da tutti gli stati del mondo. Oggi è l’occasione per sollecitare tutti gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto a ratificare un’altra importante convenzione collegata, la Convenzione n. 138 sull'età minima per l'ammissione al lavoro (1973).
L’OIL, in quanto agenzia specializzata delle Nazioni Unite, che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti umani, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro, si è impegnata a fermare l’utilizzo del lavoro dei minori nel mondo, ma purtroppo i numeri sono ancora ben lontani dall’obiettivo fissato dall’Agenda 2030. Infatti, mentre dal 2008 al 2020, il lavoro minorile è diminuito dal 17% al 9% della popolazione mondiale dei bambini, nel 2020, si è assistito ad un aumento di 8 milioni. Oggi sono ben 160 milioni i bambini sfruttati dal lavoro minorile, cioè un bambino su 10; di questi 79 milioni svolgono lavori pericolosi. Concentrati in Africa nella fascia più giovane tra i 5 e gli 11 anni, i bambini sono prevalentemente impiegati in agricoltura nell’ambito di piccole realtà a conduzione familiare dove il loro contributo è essenziale alla sussistenza. La mancanza di un lavoro dignitoso per i genitori e i giovani sta incrementando il lavoro minorile così come le guerre, i disastri naturali e il cambiamento climatico. Questi temi vengono spesso affrontati in modo separato, invece tutti i diritti fondamentali sono interconnessi in una prospettiva di benessere sociale per tutte e tutti.
È necessaria una trasformazione strutturale che capovolga il rapporto fra interessi economici e diritti delle persone realizzando servizi sociali universali, posti di lavoro dignitosi ed un’attenzione effettiva ai cambiamenti climatici. Solo 53 miliardi di dollari all'anno – equivalenti a 10 giorni di spesa militare globale – assicurerebbero istruzione, protezione sociale, salute e assistenza a tutti i bambini del mondo e alle loro famiglie. Siamo di fronte ad un’ideologia che tende a mettere i diritti umani, a partire da quello all’istruzione, al servizio della produttività, trattando le persone come “risorsa umana” o “capitale umano”. Infatti queste nuove categorie, solo all’apparenza neutre, aprono la strada a forme di lavoro minorile accettabili nelle società occidentali che producono una vera lesione del diritto all’istruzione con la scusa della prevenzione della dispersione scolastica.
Ad esempio, in Italia a seguito delle recenti riforme del Ministro Valditara, si abbassa sempre più l’età in cui è previsto l’ingresso dei ragazzi e delle ragazze nel mondo del lavoro attraverso i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO) e l’estensione dell’apprendistato a quindici anni.
Una recente indagine di Save the Children rivela che i settori prevalentemente interessati dal fenomeno del lavoro minorile sono: la ristorazione (25,9%) e le attività commerciali (16,2%), seguiti dalle attività in campagna (9,1%), in cantiere (7,8%). Si tratta esattamente degli ambiti coinvolti dalla riforma della Filiera tecnologico-professionale. L’indagine rivela che nel nostro Paese, quasi un/una giovane su cinque tra i quattordici e i quindici anni svolge un’attività lavorativa, dunque prima del 16 anni, l’età legale consentita; inoltre emerge che ben 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni hanno avuto esperienze di lavoro, continuative, saltuarie o occasionali.
Pertanto, ora più che mai, la FLC CGIL, presente a Ginevra insieme alla delegazione di Education International, considera importante unire le forze a livello internazionale per accelerare le azioni dei governi finalizzate a porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme.