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I bassi livelli educativi continuano ad essere un fattore di penalizzazione in molti paesi membri dell’OECD.

Pubblicata l’edizione 2006 di Education at a Glance

18/09/2006
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La stretta connessione tra livello educativo, benessere personale e sviluppo economico e sociale di un paese è ancora una volta confermata dai dati, relativi al 2004, della ricerca sullo stato dell’educazione nei paesi membri, svolta annualmente dall’OECD. In quasi tutti i paesi dell’OECD continuano a crescere i livelli educativi della popolazione, con, in particolare, notevoli risultati nell’istruzione superiore, ma nel contempo più di un terzo degli studenti non riesce ancora a completare gli studi secondari superiori, il livello minimo per entrare con successo nel mercato del lavoro. In media, nei paesi dell’OECD solo il 56% della popolazione adulta priva del titolo di scuola secondaria superiore è occupata - contro una media del 84% di adulti in possesso di titoli d’istruzione superiore - e il 26% di loro percepisce redditi decisamente più bassi della media nazionale.

Ovviamente, l’insuccesso scolastico coinvolge soprattutto gli studenti provenienti dai ceti sociali più svantaggiati. In media, nei paesi dell’OECD il quartile di popolazione studentesca con un background socio economico svantaggiato ha una probabilità 3,5 volte superiore, rispetto ai propri coetanei, di collocarsi ai livelli più bassi per quanto riguarda le conoscenze matematiche.

In particolare i dati di Education at Glance 2006 mostrano che:

  • I finanziamenti pubblici rimangono una priorità sociale: tra il 1995 e il 2003, nella maggior parte dei paesi dell’OECD, una parte crescente della spesa pubblica totale è stata finalizzata all’educazione.

  • All’interno dei finanziamenti pubblici per l’educazione, continua a decrescere la percentuale dedicata all’istruzione terziaria: da una media del 81,2% nel 1995 al 76,2% nel 2003, con l’eccezione di pochi paesi: Repubblica Ceca, Irlanda, Norvegia e Spagna. Per quanto riguarda i finanziamenti privati, la percentuale sul finanziamento totale è molto differenziata nei diversi paesi: dal 50% di Australia, Giappone Corea e Stati Uniti a meno del 5% in Danimarca, Finlandia, Grecia Norvegia e Turchia.

  • Cresce il numero di studenti universitari che studiano all’estero: sono stati 2 milioni e 700mila nel 2004, un dato raddoppiato nell’arco di dieci anni.Più della metà del totale hanno studiato in soli quattro paesi: Stati Uniti (22%), Regno Unito (11%), Germania (10%) e Francia (9%).

  • Cresce la differenza tra donne e uomini per quanto riguarda il successo scolastico. Mentre nella popolazione tra 55 e 64 anni la durata media degli studi formali favorisce le donne in soli tre paesi, in quella tra 25 e 34 anni lo stesso dato si riscontra in 20 dei 30 paesi esaminati. Negli altri 10, solo Svizzera e Turchia registrano una differenza del periodo di studio superiore ai sei mesi in favore degli uomini.

  • Significative le differenze salariali dei docenti: lo stipendio di un insegnante di scuola media varia dai 10.000 dollari USA annui in Polonia ai 48.000 e più in Germania, Corea e Svizzera agli 80.000 dollari in Lussemburgo.

Le considerazioni generali sopra riportate valgono, in linea di massima, anche per l’Italia, un paese che ha visto crescere in maniera significativa il numero di diplomati e d’iscritti all’istruzione superiore. Ma, a parere dell’OECD, permane un gap significativo con i paesi che hanno le migliori prestazioni in termini di quantità, qualità ed equità. In particolare:

  • Il tasso di conseguimento del diploma di scuola secondaria, nonostante i progressi fatti, rimane al di sotto della media OECD e i problemi si accentuano se si considera il nesso qualità e quantità ( Si fa riferimento agli esiti della ricerca PISA 2003 sulle competenze matematiche e scientifiche degli studenti quindicenni). Il background socio economico gioca un ruolo importante, gli studenti provenienti da famiglie in situazioni socio economiche svantaggiate hanno una probabilità di collocarsi al livello delle prestazioni più basse 3 volte superiore ai coetanei di status più elevato.La scuola Italia mostra, anche, un piuttosto alto divario nella qualità dei risultati tra le diverse tipologie di scuola: un dato cresciuto di 10 punti percentuali tra il 2000 ( ricerca Pisa sulle competenze linguistiche) e il 2003.

  • Molto positivo io dati sulla partecipazione alla scuola dell’infanzia, uno dei più alti tra i paesi dell’OECD, insieme con Belgio, Francia, Spagna ed Israele. Alti anche i livelli di finanziamento, pari a 6.116 dollari per bambini, al quinto posto nella scala degli investimenti nella scuola pre primaria . A parere dell’OECD, l’accresciuta attenzione alla scuola dell’infanzia può aiutare a risolvere il nodo delle disparità nei risultati scolastici.

  • Si conferma il nesso livello educativo/migliore inserimento nel mercato del lavoro. Mentre è occupato solo il 52% degli adulti tra i 25- 64 anni con un titolo di studio inferiore al diploma, il tasso sale al 74% per le persone in possesso di diploma o di qualifica equivalente e al 82% nel caso dei laureati. Ancora più difficile la transizione dalla scuola al lavoro per i giovani in possesso di bassi titolo di studio: il 12% dei giovani tra 25 e 29, nel 2004, erano disoccupati. L’insuccesso scolastico ha dei costi anche a livello di reddito: gli adulti italiani tra 25 e 64 anni, con titolo di studio inferiore al diploma o titolo equivalente, guadagnano il 22% in meno di quelli in possesso del diploma. Differenza che sale a più del 50% in confronto dei laureati. Un vantaggio salariale comparativamente alto se confrontato con la maggior parte dei paesi OECD. Infine, il sistema Italiano di educazione e formazione continua si rileva insufficientemente sviluppato per consentire alle persone prive delle conoscenze e qualifiche di base di acquisirle nel corso della vita lavorativa. Il tasso di partecipazione alla formazione sul lavoro è tra i più bassi, pari al 4%. Inoltre, se si disaggregano i dati in base al livello del titolo di studio, solo l’1% degli adulti con titolo inferiore al diploma partecipa a percorsi di formazione da adulto, contro un tasso del 12% dei laureati. In pratica, il sistema di formazione continua aumenta, invece di diminuire, le disparità già presenti nel sistema educativo.

  • Notevole l’incremento degli iscritti all’istruzione superiore (+16%) e del tasso dei laureati di primo livello ( laurea magistrale)- dal 18.1% del 2000 al 36.8 del 2004 - da attribuire, a parere dell’OECD, all’adozione del sistema a cicli. Un tasso destinato ad accrescere, che però incide con tempi lunghi sull’innalzamento complessivo dei livelli educativi della forza lavoro, data la struttura demografica e l’invecchiamento della popolazione. Infine, sebbene di due punti percentuali superiori alla media OECD, il tasso d’iscritti alla laurea magistrale c (55%) è decisamente inferiore a quello di molti paesi, con il rischio di un ampliamento del gap a livello d’istruzione superiore nei prossimi anni.Per quanto riguarda la presenza di studenti stranieri, tra il 2000 e il 2004 è cresciuta del 64%. Ma, nel complesso, rappresenta solo il 2% del totale degli studenti all’estero, collocando l’Italia tra i paesi meno internazionalizzati.

  • Mentre i finanziamenti per studente della scuola primaria e secondaria e post secondaria sono ben al di sopra della media OECD – rispettivamente 7.366 dollari e 7.938 dollari contro una media di 5.450 e 6.962 – al contrario, per quanto riguarda l’istruzione superiore l’Italia spende relativamente poco in confronto agli altri paesi dell’OECD: con lo 0,9% del PIL dedicato all’istruzione superiore l’Italia e la Repubblica Slovacca sono i soli paesi dell’OECD che investono meno del 1% in questo settore. La spesa annuale per studente è ben al di sotto della media OECD: 8.764 dollari per studente contro una media di 11.254. Inoltre, una fetta considerevole della spesa va alle attività di ricerca e sviluppo; se si considerano i finanziamenti per studente d’istruzione superiore dedicati ai servizi connessi al,le attività educative il finanziamento annuo per studente scende a 5.658 dollari, contro una media OECD di 8.093. Un dato destinato peròa modificarsi in senso favorevole, dato il contesto demografico italiano, che può consentire un aumento delle risorse per studente, pur in presenza di un aumento del tasso d’iscrizione.

Per quanto riguarda i finanziamenti privati all’istruzione superiore, l’Italia si colloca al di sopra della media OECD (27.9% contro 23.6%) ed è uno dei paesi europei dove i privati investono di più, dopo la Polonia e la Gran Bretagna. Questo è il risultato di significativi cambiamenti avvenuti nell’ultima decade nelle modalità di finanziamento dell'istruzione superiore: l’Italia è tra i paesi che ha avuto l’innalzamento più rapido dal 17.1% del 1995 al 27.9% del 2003.

  • I dati di Education at a Glance 2006 confermano il favorevole rapporto numero alunni /docente a tempo pieno nella scuola primaria e secondaria – rispettivamente 10.7 studenti/docente ( media OECD 16.9 ) e 11.0 ( media OECD 13.3) ed anche il numero di ore di scuola tra i più alti nei paesi OECD,inferiore solamente all’Australia e ai Paesi Bassi. Situazione rovesciata nell’istruzione superiore dove la media di studenti per professore, pari a 21.6 – la più alta dopo Grecia e Corea- è ben al di sopra della media OECD, pari a 15.5 studenti per docente a tempo pieno. Decisamente meno favorevole la situazione per gli insegnanti sul piano economico. Il salario di un docente con 15 anni di carriera della scuola media è di 31.291 dollari, contro una media OECD di 37.488. Analoga situazione nella scuola primaria e secondaria superiore, con salari mediamente inferiori del 20% alla media OECD. Inoltre, i salari in Italia crescono in maniera più lenta rispetto ai paesi dell’OECD: occorrono 35 anni per raggiungere il massimo livello stipendiale contro una media OECD di 24 anni. Per quanto riguarda le ore d’insegnamento, i docenti Italiani si trovano in una situazione più favorevole rispetto ai colleghi dei paesi OECD: 726 ore annuali nella scuola primaria e 594 nella scuola secondaria contro una media OECD rispettivamente di 805 e 704 ore.

Roma, 18 settembre 2006

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