I primi risultati della ricerca internazionale su insegnanti, insegnamento e apprendimento (Talis)
La ricerca internazionale dell'OECD offre per la prima volta una panoramica a livello internazionale sulle condizioni di insegnamento ed apprendimento nella scuola secondaria di primo grado, pubblica e privata, dei 23 paesi aderenti al progetto, tra cui l'Italia. Oggetto della ricerca gli aspetti dello sviluppo professionale, le convinzioni dei docenti, le loro attitudini e pratiche; la valutazione e le sue ricadute e infine la direzione e la gestione degli istituti scolastici.
Gli esiti della ricerca Talis sono il risultato delle interviste fatte a 70.000 tra docenti e capi d’istituto della scuola secondaria inferiore, sia pubblica sia privata. Scopo di tale approccio capire come siano percepite e attuate nel lavoro in classe le politiche educative, riconoscendo che anche le migliori intenzioni riformatrici possono funzionare solo se comprese e applicate con efficacia a livello delle singole scuole.
Innanzitutto, nella maggior parte dei paesi partecipanti all’inchiesta, la maggior parte dei docenti è soddisfatta del proprio lavoro e del suo grado di efficacia nel confronto degli studenti. Tutto ciò malgrado le numerose difficoltà che chi lavora nella scuola deve quotidianamente affrontare: dalla gestione della classe – un insegnante su quattro nella maggior parte dei paesi perde almeno il 30% dell’orario di lezione per tali motivi - alla mancanza di sostegno alla professione. E’ anche interessante notare che il 90% delle variazioni sul grado di soddisfazione si situano tra i docenti all’interno delle stesse scuole.
Inoltre, gli insegnanti investono nel loro sviluppo professionale, sia in termini di tempo che di risorse economiche. Investimento che però non viene per lo più riconosciuto. I tre quarti dei docenti intervistati affermano, infatti, di non aver ricevuto alcun riconoscimento per aver accresciuto la qualità del loro lavoro e per avere introdotto innovazioni nell’insegnamento. Di fatto, tre quarti dei docenti affermano che nella loro scuola gli insegnanti più competenti ed efficaci non ricevono alcun riconoscimento. Anche la valutazione e la sua interazione è ritenuta da larga parte dei docenti come strumento positivo per migliorare la propria professionalità.
La ricerca Talis evidenzia anche l’importante ruolo del capo d’istituto: una leadership efficace può dare un significativo contributo allo sviluppo professionale dei docenti, aiutando quelli in difficoltà, favorendo le migliori pratiche didattiche. Per quanto riguarda il loro ruolo, i docenti tendono a vederlo più come sostegno dell’apprendimento attivo che come trasmettitore di conoscenze, ma nella realtà, in tutti i paesi, gli insegnanti usano più spesso pratiche didattiche finalizzate ad assicurare un apprendimento ben strutturato che quelle orientate sullo studente, adattando così l’insegnamento alle necessità individuali. Tale contraddizione, a parere dei ricercatori, richiederebbe un approfondimento anche perché può essere fonte di frustrazioni.
Una duplice conclusione, per i ricercatori Talis. Da un lato, la stretta connessione tra fattori quali un clima positivo a scuola, la cooperazione tra i docenti, la loro soddisfazione sul lavoro, lo sviluppo professionale e l’adozione di una vasta gamma di tecniche didattiche fornisce importanti indicazioni ai decisori politici sugli interventi da mettere in atto per rendere più efficaci i processi di apprendimento/insegnamento. Dall’altro, il fatto che il grado di variabilità tra tali connessioni dipenda più dalle differenze tra i singoli docenti che tra le scuole o i paesi sottolinea la necessità di programmi mirati ed individualizzati per i docenti piuttosto che interventi di vasta portata rivolti alla scuola nel suo complesso o al sistema educativo.
Per quanto riguarda l’ Italia, la ricerca vede una categoria soddisfatta del proprio lavoro (il 95%, la percentuale più alta tra i paesi partecipanti) e, dopo la Norvegia, con una percezione positiva del livello di efficacia della propria azione educativa. Con il 91% e il 97% delle risposte, gli insegnanti italiani si collocano al quinto posto sia nella convinzione di essere in grado di ottenere progressi dagli studenti più immotivati e di giocare un ruolo fondamentale per l’educazione, di fare la differenza. Anche per i docenti Italiani esiste una stretta relazione tra partecipazione ad attività di sviluppo professionale ed incremento dell’efficacia del proprio lavoro, come pure nel caso di riconoscimento pubblico come risultato di valutazione o altro.
La percezione positiva da parte del corpo docente, non è però confermata dai capi d’istituto che in una percentuale ben al disopra della media Talis (il 52% rispetto al 38%) affermano di avere problemi di insegnanti “molto” o “fino ad un certo grado” non qualificati, che ostacolano la qualità dei risultati. Deficienze di risorse sono rilevate, al di sopra della media, in molte altre aree, come la mancanza di tecnici di laboratorio, di personale d’équipe o con altre funzioni di supporto, di materiali didattici etc. E ben il 53% dei capi d’istituto italiani (al secondo posto dopo il Messico) ritiene che la mancanza di formazione pedagogica incida “assai o fino ad una certa estensione” sull’efficacia dell’insegnamento.
Per quanto riguarda la partecipazione ad attività di sviluppo professionale, la percentuale è inferiore alla media (85% contro 89%), ma chi partecipa lo fa più intensamente. Infatti, gli insegnanti italiani si caratterizzano per un alto numero di giorni di aggiornamento professionale, 27, contro una media Talis di 15, e per un’alta partecipazione ad attività di ricercazione. Solo il 40% dell’ammontare totale dei giorni dedicati a tali attività sono obbligatori, un dato molto inferiore alla media Talis, pari al 51%. Molto maggiori rispetto alla media i bisogni formativi dei docenti italiani: individualizzazione degli insegnamenti, pratiche educative, insegnamento delle nuove tecnologie, insegnamento in un ambiente multiculturale, disciplina e comportamento degli studenti. Infine, l’Italia si caratterizza come uno dei paesi con la percentuale più alta di docenti che devono pagarsi i costi dell’aggiornamento, anche se ciò non viene percepito come l’ostacolo maggiore alla partecipazione (solo il 24%, ben al di sotto della media). Un peso molto maggiore hanno l’impossibilità di assentarsi da scuola (43%), la scarsa relazione con i propri bisogni (47%), difficoltà familiari (41%, dieci punti in più della media Talis).
Sul fronte valutazione e feedback sul lavoro quotidiano, l’Italia si caratterizza come il paese dove il numero più basso di docenti intervistati ha avuto una forma di valutazione, ma in cui la percentuale di docenti che affermano di vedere positivamente una connessione tra ricompensa (monetario o no) e miglioramento della qualità del proprio insegnamento è più alta rispetto alla media Talis.
Infine, per quanto riguarda la leadership nelle scuole, i capi d’istituto italiani intervistati tendono a mostrare più forti tendenze verso una leadership a carattere amministrativo piuttosto che di direzione generale, sebbene entrambi gli aspetti siano presenti al disopra della media Talis. Infine, in Italia non esistono relazioni significative tra modalità di leadership e criteri utilizzati per la valutazione e feedback sul lavoro quotidiano.
Roma, 22 giugno 2009